05 ottobre 2018

AUGURI VECCHIO MIO! TEX: UN EROE ITALIANO A CURA DI ANGELO IVAN LEONE

  •        AUGURI, VECCHIO MIO! TEX: UN EROE ITALIANO



      Parlare di Tex Willer è un po’ come parlare della storia del fumetto italiano, perché non c’è stato, molto probabilmente, nessun personaggio delle strisce a cui gli italiani hanno tributato un così massiccio e ininterrotto successo. Tex è il personaggio, quindi, che più di tutti è riuscito ad entrare nella storia d’Italia, nel suo costume, nel suo vocabolario. Fumettisticamente parlando, Tex nasce dalla penna di Gianluigi Bonelli, patron della italianissima editrice Bonelli, e dalla matita di uno dei maestri assoluti del fumetto italiano, ovvero quella di Aurelio Galleppini, in arte Galep, nel fatidico e, per molti versi, famigerato 1948. La sua entrata in scena è dirompente e sconvolgente ad un tempo. Viene infatti presentato come un fuorilegge nell’ormai mitico primo numero, dal titolo “La mano rossa”. Quello che diventerà poi il mitico Tex Willer rischia persino di chiamarsi all’inizio Tex Killer, in virtù dei suoi albori da fuorilegge. Invece, fortunatamente per il nostro eroe, viene scelto il cognome di Willer. Tex, ai suoi esordi, è un criminale di fama ma non nell’animo, poiché gli bastano poche pagine per dimostrare un impegno continuo e limpido in favore della giustizia . Il suo primo incontro fatale, infatti, lo vede alle prese con Kit Carson, dal quale riceve la stella di ranger che in seguito lo accompagnerà per sempre. Di tutti i personaggi di primo piano dell’epopea texiana, proprio Kit Carson è l’unico storicamente vissuto. Nella realtà, infatti, Kit Carson, al secolo Christopher Carson, fu un esploratore statunitense del XIX secolo, che per il suo curriculum di esploratore, uomo di frontiera, guida, agente indiano, cacciatore e soldato, divenne una figura leggendaria e rappresentativa del Far West. Abbiamo visto, quindi, come il personaggio di Tex sia ovviamente in evoluzione e in formazione durante questi primi episodi, un’evoluzione e una formazione che comunque continueranno ad avanzare nel protagonista del fumetto, anche una volta giunto a una sua più concreta maturazione. Difatti, c’è una continuità nella novità di Tex: quella di essersi saputo adeguare ai mutevoli gusti del popolo e della società italiana, che dal lontano 1948 sono indiscutibilmente cambiati. Questa è una delle ragioni, se non la principale, che spiega e illumina il segreto del suo successo e della sua continuità. Tex è stato il fumetto dei nostri nonni, protagonisti del dopoguerra prima e del boom economico, poi. La sua figura di eroe ribelle, rivoluzionario, fuorilegge e alle prese con una realtà estrema è facilmente accostabile a quella di un eroe partigiano, tanto cara alla generazione dei nostri nonni e in cui molti di loro si riconoscevano. Questo è dimostrabile per via del successo immediato che il fumetto riscontra sin dalla sua nascita, nel lontano 1948 e per il facile accostamento di Tex quale bandito, ma dalla parte della giustizia. Banditi, infatti, erano chiamati, non a caso, gli stessi partigiani dalla propaganda nazi-fascista ed è indubitabile che in Tex siano rimasti i caratteri tipici di un eroe ribelle che lotta in difesa dei più deboli, specie degli indiani, e che cerca di riportare una pace sociale nella sua terra, temi fortissimamente sentiti dalla generazione della Resistenza. Il modo di combattere di Tex fatto di guerriglia e di piccoli scontri a fuoco è identico, poi, a quello dei partigiani che si muovevano quasi con lo stesso ritmo sincopato e astuto del Nostro, nelle azioni di guerra guerreggiata. L’eroe bonelliano è stato anche il campione della generazione dei nostri padri, protagonisti dell’ormai ultrapubblicizzato ’68. Questo accade perché durante questa stagione viene messo nuovamente l’accento sul carattere ribellistico del personaggio che va oltre il potere costituito, come in effetti accadrà con i fautori del movimento studentesco sessantottino che talvolta andranno talmente oltre da sconfinare nell’aperto terrorismo. Non è un caso, infatti, che proprio durante questa stagione le vendite di Tex arriveranno a toccare lo zenit. Il Tex che sfida la società americana nel suo stolido e stupido razzismo, proprio del Far West, divenendo prima marito di un’indiana, tale Lilyth, da cui avrà poi un figlio, Kit Willer chiamato così in onore di Carson, e, in seguito, addirittura capo della tribù indiana dei Navajos alla quale apparteneva sua moglie con il nome di Aquila della Notte, fa proprie le tematiche di internazionalismo e di terzomondismo e di sguardo aperto verso gli ultimi, verso i dimenticati, verso i sopraffatti, tanto cari all’ideologia sessantottina e, purtroppo, anche alla sua retorica. Tex, infine, pur nella nostra era globalizzata, mass-mediatica e post-modernista, continua ad esercitare il suo fascino imperituro sulle nuove generazioni, grazie al mito della sua personale invincibilità e della consapevolezza di essersi fatto da solo, cioè di essere un autentico self-made-man, rappresentante di quello che è da sempre il sogno e il miracolo americano. La vicenda che vede Tex innamorarsi di Lilyth e, poi, in seguito, perderla per un’epidemia di vaiolo, scatenata ad arte da dei farabutti su cui Tex abbatterà personalmente la sua terribile collera, segna un punto di svolta del personaggio che poi lo porterà ad essere, come abbiamo visto, il grande Aquila della Notte, capo di tutti i Navajos; mentre suo figlio, Kit Willer, assumerà il nome indiano di Piccolo Falco. C’è da sottolineare, nella struggente e romantica vicenda di Lilyth, la morte prematura del personaggio femminile, una costante questa di tutta la vicenda texiana, in quanto i personaggi femminili, qualora e quando “rischieranno” di divenire preminenti, importanti o continuativi, saranno immediatamente “giustiziati” o con un accantonamento più o meno morbido, o in maniera violenta e, a volte, anche in maniera drammatica e toccante, come avviene nel caso di Lilyth. Questa caratteristica presente nell’epopea texiana non è certo imputabile ad una presunta misoginia da parte dei creatori del personaggio di Tex, ma si spiega con la constatazione che il fumetto è innanzitutto una favola per adulti e, nello specifico, Tex è da sempre orientato ad un target prettamente se non esclusivamente maschile . Questo ha comportato anche il paradosso che gli stessi lettori di Tex si siano scagliati contro lo scrittore occasionale di un’avventura, quando magari vi era presente un timido bacio scambiato tra Kit Willer, il figlio di Tex, e una ragazza indiana, destinata a vivere e morire, fumettisticamente parlando, nel corso di un solo numero, anche se in questo caso la messa da parte del personaggio femminile avviene in maniera non traumatica e attraverso un escamotage narrativo. Per quanto invece riguarda l’uscita traumatica della donna dall’epopea texiana, un’altra donna indiana, Taniah, analogamente a Lilyth, viene brutalmente aggredita per mano dei cattivi di turno, ma vi è anche un tentativo immondo di oltraggiare la donna, al quale, la squaw risponde dandosi, piuttosto che al meretricio forzato, alla morte. Così si spegne la vita della futura e promessa sposa di Tiger Jack, uno dei quattro “pards”, assieme a Kit Willer e a Kit Carson di Tex. La figura di Tiger Jack, indiano, anche lui Navajo, è emblematica nella vicenda di Tex, perché con quest’indiano, destinato poi a diventare una sua ombra, Tex suggella un vero e proprio patto di sangue che rafforza e suggella il suo legame con il mondo dei nativi d’america. Ricordiamoci che Tex, vedovo di Lilyth, figlia del capo-tribù Navajo Nuvola Rossa, sarà destinato in seguito a succedergli al comando della tribù indiana con il nome di Aquila della Notte e governerà saggiamente la riserva indiana, essendone oltre che il capo anche un agente indiano. A queste due qualifiche, Tex assommerà quella sempiterna di ranger. Ma l’essere diventato capo dei Navajos ci porta nel cuore dei luoghi vissuti da Tex, che sono realmente esistenti, e, quindi, alla sua ambientazione storica.
    © Angelo Ivan Leone



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