04 settembre 2018

37^ RADUNO INTERNAZIONALE DEGLI SPAZZACAMINI a cura di Miriam Ballerini


37^ RADUNO INTERNAZIONALE DEGLI SPAZZACAMINI

Domenica 2 settembre 2018 sono andata ad assistere a una pregevole manifestazione. Il 37^ raduno internazionale degli spazzacamini, durato dal 31 agosto al 3 settembre a Santa Maria Maggiore in Valle Vigezzo.
Una Valle che è nominata “Valle degli spazzacamini” proprio per la sua storia di emigrazione del 1800, quando giovani e giovanissimi partivano per cercare fortuna altrove.
Ogni anno, più di mille spazzacamini, tornano in patria e arrivano davvero da lontano! Germania, Francia, Olanda, Belgio, paesi slavi. Ma anche Stati Uniti, Giappone, quest'anno anche dall'Uruguay!
Ognuno col proprio costume tradizionale, quasi per tutti nero, tranne per l'Olanda che lo ha bianco. Con gli attrezzi del mestiere e la faccia sporca di fuliggine. Quando sfilano si divertono a “segnare” le persone, sporcando la faccia di nero, facendo diventare tutti parte della loro tradizione.
La sfilata è accompagnata da diverse bande che suonano e cantano, spandendo ovunque allegria, tra le diverse urla di “spazzacamino!” che riportano al passato, proprio come quando uno di loro giungeva in un paese e, per avvertire la gente che era disponibile per quel lavoro, gridava nelle vie chi lui fosse.
La folla presente per assistere al loro raduno è davvero notevole! Tanto che spesso è difficoltoso muoversi per le vie non di certo larghissime del paese.
La sfilata, durata circa due ore e mezzo, mi ha coinvolta emotivamente, non solo per quanto di bello ho potuto ammirare. In quel lasso di tempo, infatti, sono accaduti tre episodi che mi hanno dato fastidio e fatta riflettere, ancora una volta, su che popolo stiamo diventando.
Il primo: ci ritroviamo, io e mio marito, in un punto molto stretto, già pieno di persone. A un certo punto una signora invalida, col suo motorino apposito, deve passare. La gente si schiaccia l'un con l'altra per permetterle di passare. A questo punto una signora di mezza età si arrabbia, perché una persona handicappata “lì non ci dovrebbe stare”.
Il secondo: troviamo una strada un po' meno affollata e mi avvicino a un muro per appoggiare un momento le spalle. Faccio per arrivarci quando una signora mi mette le mani addosso, spingendomi via: “Non mi si metta davanti!”
Veramente mi sarei messa dietro di lei, ma nemmeno ha avuto il tempo di realizzare cosa avessi intenzione di fare. Ormai non ci si osserva nemmeno più, l'altro è un nemico che vuole toglierci chissà quale diritto.
Il terzo: tre volontari della croce rossa ci ospitano nel loro spazio sul marciapiede, accanto a me marito e moglie, sulla settantina. Intorno a noi bambini, alcuni anche molto piccoli, che si divertono ad andare incontro agli spazzacamini che regalano loro le caramelle. Un signore si sporge ogni tanto per fare qualche foto, dista da noi qualche metro. Ecco che il signore accanto a me si mette a urlare insulti, aggredendolo verbalmente, perché il tizio, più basso di lui almeno di una ventina di centimetri, gli si mette davanti! Urla forte, sparandogli addosso tutto un repertorio che preferirei non dover ascoltare, almeno non da una persona che potrebbe essere il nonno di quei piccoli che lo guardano spaventati.
Una bella giornata, con momenti interessanti, dove imparare, anche solo osservare stupiti, viene rovinata da questi episodi.
Gli spazzacamini, con la loro faccia nera, ci passano accanto per ricordare un momento storico dove le persone ancora non vivevano con la guardia alzata a erigere barricate contro un nemico ipotetico; forse nemmeno si rendono conto di transitare fra chi, di nero, ha ormai solo il cuore.
Mi auguro che si riesca, in futuro, a tornare a vivere in una società civile, dove una manifestazione non debba avere questo sapore amore. Dove i valori ricevuti in eredità dal passato, anche da persone come quelle ricordate domenica, tornino a vincere e a insegnare.
Al di là di questo, ritengo sia stata un'occasione notevole, sia per quanto rimette in scena, sia per onorare la memoria delle tante vittime, soprattutto fra i più piccoli, sacrificati da questo mestiere.

© Miriam Ballerini

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