37^ RADUNO INTERNAZIONALE DEGLI SPAZZACAMINI a cura di Miriam Ballerini
37^ RADUNO INTERNAZIONALE
DEGLI SPAZZACAMINI
Domenica 2 settembre 2018
sono andata ad assistere a una pregevole manifestazione. Il 37^
raduno internazionale degli spazzacamini, durato dal 31 agosto al 3
settembre a Santa Maria Maggiore in Valle Vigezzo.
Una Valle che è nominata
“Valle degli spazzacamini” proprio per la sua storia di
emigrazione del 1800, quando giovani e giovanissimi partivano per
cercare fortuna altrove.
Ogni anno, più di mille
spazzacamini, tornano in patria e arrivano davvero da lontano!
Germania, Francia, Olanda, Belgio, paesi slavi. Ma anche Stati Uniti,
Giappone, quest'anno anche dall'Uruguay!
Ognuno col proprio
costume tradizionale, quasi per tutti nero, tranne per l'Olanda che
lo ha bianco. Con gli attrezzi del mestiere e la faccia sporca di
fuliggine. Quando sfilano si divertono a “segnare” le persone,
sporcando la faccia di nero, facendo diventare tutti parte della loro
tradizione.
La sfilata è
accompagnata da diverse bande che suonano e cantano, spandendo
ovunque allegria, tra le diverse urla di “spazzacamino!” che
riportano al passato, proprio come quando uno di loro giungeva in un
paese e, per avvertire la gente che era disponibile per quel lavoro,
gridava nelle vie chi lui fosse.
La folla presente per
assistere al loro raduno è davvero notevole! Tanto che spesso è
difficoltoso muoversi per le vie non di certo larghissime del paese.
La sfilata, durata circa
due ore e mezzo, mi ha coinvolta emotivamente, non solo per quanto di
bello ho potuto ammirare. In quel lasso di tempo, infatti, sono
accaduti tre episodi che mi hanno dato fastidio e fatta riflettere,
ancora una volta, su che popolo stiamo diventando.
Il primo: ci ritroviamo,
io e mio marito, in un punto molto stretto, già pieno di persone. A
un certo punto una signora invalida, col suo motorino apposito, deve
passare. La gente si schiaccia l'un con l'altra per permetterle di
passare. A questo punto una signora di mezza età si arrabbia, perché
una persona handicappata “lì non ci dovrebbe stare”.
Il secondo: troviamo una
strada un po' meno affollata e mi avvicino a un muro per appoggiare
un momento le spalle. Faccio per arrivarci quando una signora mi
mette le mani addosso, spingendomi via: “Non mi si metta davanti!”
Veramente mi sarei messa
dietro di lei, ma nemmeno ha avuto il tempo di realizzare cosa avessi
intenzione di fare. Ormai non ci si osserva nemmeno più, l'altro è
un nemico che vuole toglierci chissà quale diritto.
Il terzo: tre volontari
della croce rossa ci ospitano nel loro spazio sul marciapiede,
accanto a me marito e moglie, sulla settantina. Intorno a noi
bambini, alcuni anche molto piccoli, che si divertono ad andare
incontro agli spazzacamini che regalano loro le caramelle. Un signore
si sporge ogni tanto per fare qualche foto, dista da noi qualche
metro. Ecco che il signore accanto a me si mette a urlare insulti,
aggredendolo verbalmente, perché il tizio, più basso di lui almeno
di una ventina di centimetri, gli si mette davanti! Urla forte,
sparandogli addosso tutto un repertorio che preferirei non dover
ascoltare, almeno non da una persona che potrebbe essere il nonno di
quei piccoli che lo guardano spaventati.
Una bella giornata, con
momenti interessanti, dove imparare, anche solo osservare stupiti,
viene rovinata da questi episodi.
Gli spazzacamini, con la
loro faccia nera, ci passano accanto per ricordare un momento storico
dove le persone ancora non vivevano con la guardia alzata a erigere
barricate contro un nemico ipotetico; forse nemmeno si rendono conto
di transitare fra chi, di nero, ha ormai solo il cuore.
Mi auguro che si riesca,
in futuro, a tornare a vivere in una società civile, dove una
manifestazione non debba avere questo sapore amore. Dove i valori
ricevuti in eredità dal passato, anche da persone come quelle
ricordate domenica, tornino a vincere e a insegnare.
Al di là di questo,
ritengo sia stata un'occasione notevole, sia per quanto rimette in
scena, sia per onorare la memoria delle tante vittime, soprattutto
fra i più piccoli, sacrificati da questo mestiere.
©
Miriam Ballerini
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