RIFLESSIONI SULL’INDIVIDUALISMO a cura di Franco Carenzo
LAGART
LABORATORIO
FILOSOFICO ARTISTICO
ALOISIANUM
– GALLARATE
RIFLESSIONI
SULL’INDIVIDUALISMO
“Individualismo non è
solo disordine ... è guardarsi negli occhi e non incontrarsi …
ognuno cerca solo di salvare se stesso … ma in un pomeriggio
piovoso entra un raggio di sole.”1
Il testo “Il disagio
della modernità” di Charles Taylor esamina alcune forme di disagio
presenti nella nostra epoca che hanno origine nella modernità,
soprattutto la perdita di punti di riferimento morali dovuto ad un
individualismo egoista.
Sul Dizionario
di filosofia di Nicola Abbagnano troviamo la
seguente definizione di individualismo:
“Ogni
dottrina morale o politica che riconosce all’individuo un
prevalente valore di fine (non assoluto altrimenti sarebbe anarchia)
rispetto alle comunità di cui fa parte”. È una reazione
all’assolutismo degli stati moderni, ai privilegi nobiliari, ed
anche al fanatismo religioso.
“È il
fondamento teorico che il liberalismo politico si è dato al suo
primo affacciarsi nel mondo moderno… È il fondamento del liberismo
economico, proprio della scuola classica dell’economia, è la lotta
contro l’ingerenza dello stato negli affari economici e la
rivendicazione all’individuo dell’iniziativa economica. Vien
connotato come “egoismo” perché voleva che le attività
economiche si svolgessero secondo le direttive dell’interesse
privato”.
Se
l’individuo ha un prevalente valore di fine rispetto alle comunità
di cui fa parte, è evidente che non si può non giungere alla
libertà di coscienza e di pensiero.
Si può
comprendere la nascita dell’individualismo. Si può anche
riconoscere la funzione di iniziativa economica, di dinamismo sociale
e culturale svolta grazie a questa visione, ma oggi non si possono
non vedere anche i limiti di essa: eccessive diseguaglianze
economiche, materialismo pratico, catastrofe ecologica incombente,
difficoltà e violenze nelle relazioni interpersonali. ecc.
Talvolta si
può correggere un errore con un altro errore, ed è proprio quello
che è accaduto! Al posto di statalismo e privilegi: l’individualismo
borghese!
L’individualismo,
caratterizzato dalla scissione tra natura e cultura (intesa anche
come tecnologia), dalla valorizzazione eccessiva della cultura a
scapito della natura, da un predominio esagerato della ragione sugli
istinti o dalla non integrazione di questi ultimi con la personalità,
ha raggiunto livelli mai visti.
Siamo troppo soli: “c’è
un modo di essere assenti, pur con tutta la nostra presenza.
Nell’atto di non guardare, di non ascoltare, di non toccare
l’altro, lo spogliamo sottilmente della sua identità; siamo con
l’altro, ma lo ignoriamo, questa squalifica, cosciente o inconscia,
racchiude la patologia dell’individualismo”2.
Occorre
un’aperta trasgressione dei valori culturali contemporanei, e della
società dei consumi per restaurare nell’essere umano il vincolo
originario con la natura, i nostri simili, e Dio.
Non basta
una mera riformulazione dei valori, bensì una trans-culturazione: un
apprendimento a livello affettivo e comportamentale.
L’amore
non è solo una parola: occorre sentire l’altro come parte di te.
Quando stanno uccidendo delle persone, stanno uccidendo te.
Affettività
è la capacità di creare connessioni con se stessi, gli altri e
l’universo. È capacità d’incontrare l’altro a partire
dall’empatia.
Gli esseri
umani hanno bisogno di esser nutriti con emozioni che fanno rinascere
la loro identità.
Come
cambiare il mondo senza cambiare noi stessi? Nel cercare le cause del
fallimento delle rivoluzioni sociali è necessario considerare che le
persone che le hanno promosse non avevano realizzato in se stesse il
necessario processo evolutivo personale. Le trasformazioni sociali
possono condurre a esiti positivi solamente se hanno origine da un
contesto “sano”, e non da nevrosi o da risentimento, altrimenti
avranno il solo effetto di sostituire una patologia con un’altra.
La gente
vive nel suo piccolo mondo, per questo l’abbraccio è un atto
politico.
Verranno
tempi migliori: il destino dell’uomo non è accumulare denaro e
sviluppare tecnologia, ma l’amore.
Un altro aspetto
importante della modernità è la difesa della libertà di coscienza
e di pensiero come reazione all’intolleranza. Il cattolicesimo è
stato visto, purtroppo spesso a ragione, come una forma di fanatismo
religioso che ha portato chiusura mentale, indottrinamento,
stagnazione culturale, guerre. Ancora oggi quando si è molto
cristiani, si viene percepiti come dogmatici. Il cristianesimo però
non è un’ideologia, un apparato concettuale, ma è un’esperienza
spirituale che salva.
Si è creato
il “relativismo morbido”.
Esso sta a significare che non esistono valori assoluti, sulla base
del rispetto reciproco; viene definito morbido perché almeno un
valore assoluto c’è: il rispetto delle idee altrui.
Ci sono due
forme di questo “atteggiamento”: una “popolare” ed una colta.
Taylor non descrive la prima, ma si può ragionevolmente pensare che
sia quella basata su frasi come: “ognuno la pensa come vuole”. La
seconda ha una base filosofica e porta spesso ad una sorta di
nichilismo.
Gli studenti sono il
punto di giuntura tra cultura popolare e alta cultura. In essi,
questa teoria rafforza ulteriormente le loro modalità egocentriche
e, conferendo una giustificazione, diventa la premessa di una sorta
di auto indulgenza morale.
L’esigenza di opporsi al
fanatismo religioso, propria dei pensatori illuministici, ha fatto
progressivamente smarrire la ricerca di un contatto con la
trascendenza. Ma perché privarci di una parte di noi, e propri della
dimensione che ci eleva maggiormente?
Invece di difendere il
relativismo morbido, dato che nessuno contesta più la libertà di
pensiero, non sarebbe meglio ragionare, anche solo da un punto di
vista laico, su ciò che rende la vita degna di essere vissuta e su
come creare rapporti migliori tra le persone?
In ambito laico non c’è
solo il modello dello studente “relativista morbido e
auto-indulgente moralmente”, c’è anche la “persona
rispettabile” che, a prezzo di tanti sforzi, si è fatta apprezzare
professionalmente o socialmente, è riuscita a costruirsi la sua
cerchia di amici, ma proprio per questo si sente in diritto di
giudicare gli altri. Non è empatica, o meglio: lo è solo con chi
vuole. A volte attua deliberatamente strategie distruttive verso
qualcuno con la complicità di altri. Fa distinzioni tra le persone.
È inconsapevolmente l’espressione dell’individualismo a cui
avevamo accennato, però in chiave moralista. La sua moralità è una
forma mascherata di autoaffermazione. Sa essere scaltra. Anche questo
è un tipo umano che deve essere superato perché non percepisce di
avere legami con tutti gli altri simili, crea implicitamente
gerarchie, distinzioni ed esclusione tra le persone, e quindi
sofferenza.
Un detto popolare dice:
“quando la gente non ce la fa più , si rivolge al buon Gesù”.
Come mai l’incontro con Cristo avviene spesso dopo periodi di
difficoltà esistenziale e non prima? Cosa manca al Cattolicesimo per
essere “naturalmente” attrattivo, in quanto sviluppa possibilità
di crescita e di realizzazione esistenziale interessanti?
Cosa dire, come dialogare,
con chi ha fatto una scelta individualista?
Taylor propone
implicitamente di utilizzare il concetto di autenticità: è il
risvolto positivo dell’individualismo, di contro all’egoismo che
è la sua manifestazione negativa.
Autenticità (o autentico)
è un termine utilizzato da Jaspers (insieme a quello opposto e
simmetrico di inautenticità – inautentico) per indicare l’essere
che è proprio dell’uomo contrapposto allo smarrimento di sé o
della sua propria natura, che è l’inautenticità. “l’inautenticità
è ciò che c’è di più profondo in contrapposizione a ciò che è
più superficiale. Per es.: ciò che tocca il fondo di ogni esistenza
psichica di contro a ciò che rimane a livello epidermico, ciò che
dura di contro a ciò che è momentaneo, ciò che la persona ha
sviluppato contro a ciò che la persona ha imitato o accettato
acriticamente. Anche Heidegger riprende questa dualità di concetti,
anche se non pone nessuna valutazione preferenziale per una
condizione rispetto ad un’altra, e afferma che l’esistenza
inautentica è caratterizzata dalla chiacchiera, dalla curiosità e
dall’equivoco, che costituiscono il modo di esser quotidiano e
“anonimo” dell’uomo.
Il modo di dialogare con
chi ha assunto una posizione individualista, utilizzando il concetto
di autenticità è quello di affermare che ciò che tutti cerchiamo
veramente, anche se non ne siamo pienamente consapevoli, è
l’autenticità, perché solo con essa siamo in connessione profonda
con la nostra coscienza, abbiamo integrato tutte le dimensioni del
nostro essere, senza parti dissociate o in conflitto tra loro.
Utilizziamo le nostre facoltà anche a servizio degli altri,
riusciamo a dare un senso alla nostra vita, cresciamo come persone,
diventiamo creatori di felicità, e di conseguenza quest’ultima
“arriva” anche a noi.
“Individualismo non è
solo disordine ... è guardarsi negli occhi e non incontrarsi ...
ognuno cerca solo di salvare se stesso … ma in un pomeriggio
piovoso entra un raggio di sole”3.
Franco
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