06 luglio 2018

RIFLESSIONI SULL’INDIVIDUALISMO a cura di Franco Carenzo




LAGART
LABORATORIO FILOSOFICO ARTISTICO
ALOISIANUM – GALLARATE

RIFLESSIONI SULL’INDIVIDUALISMO

“Individualismo non è solo disordine ... è guardarsi negli occhi e non incontrarsi … ognuno cerca solo di salvare se stesso … ma in un pomeriggio piovoso entra un raggio di sole.”1

Il testo “Il disagio della modernità” di Charles Taylor esamina alcune forme di disagio presenti nella nostra epoca che hanno origine nella modernità, soprattutto la perdita di punti di riferimento morali dovuto ad un individualismo egoista.
Sul Dizionario di filosofia di Nicola Abbagnano troviamo la seguente definizione di individualismo:
“Ogni dottrina morale o politica che riconosce all’individuo un prevalente valore di fine (non assoluto altrimenti sarebbe anarchia) rispetto alle comunità di cui fa parte”. È una reazione all’assolutismo degli stati moderni, ai privilegi nobiliari, ed anche al fanatismo religioso.
“È il fondamento teorico che il liberalismo politico si è dato al suo primo affacciarsi nel mondo moderno… È il fondamento del liberismo economico, proprio della scuola classica dell’economia, è la lotta contro l’ingerenza dello stato negli affari economici e la rivendicazione all’individuo dell’iniziativa economica. Vien connotato come “egoismo” perché voleva che le attività economiche si svolgessero secondo le direttive dell’interesse privato”.
Se l’individuo ha un prevalente valore di fine rispetto alle comunità di cui fa parte, è evidente che non si può non giungere alla libertà di coscienza e di pensiero.
Si può comprendere la nascita dell’individualismo. Si può anche riconoscere la funzione di iniziativa economica, di dinamismo sociale e culturale svolta grazie a questa visione, ma oggi non si possono non vedere anche i limiti di essa: eccessive diseguaglianze economiche, materialismo pratico, catastrofe ecologica incombente, difficoltà e violenze nelle relazioni interpersonali. ecc.
Talvolta si può correggere un errore con un altro errore, ed è proprio quello che è accaduto! Al posto di statalismo e privilegi: l’individualismo borghese!

L’individualismo, caratterizzato dalla scissione tra natura e cultura (intesa anche come tecnologia), dalla valorizzazione eccessiva della cultura a scapito della natura, da un predominio esagerato della ragione sugli istinti o dalla non integrazione di questi ultimi con la personalità, ha raggiunto livelli mai visti.
Siamo troppo soli: “c’è un modo di essere assenti, pur con tutta la nostra presenza. Nell’atto di non guardare, di non ascoltare, di non toccare l’altro, lo spogliamo sottilmente della sua identità; siamo con l’altro, ma lo ignoriamo, questa squalifica, cosciente o inconscia, racchiude la patologia dell’individualismo”2.
Occorre un’aperta trasgressione dei valori culturali contemporanei, e della società dei consumi per restaurare nell’essere umano il vincolo originario con la natura, i nostri simili, e Dio.
Non basta una mera riformulazione dei valori, bensì una trans-culturazione: un apprendimento a livello affettivo e comportamentale.
L’amore non è solo una parola: occorre sentire l’altro come parte di te. Quando stanno uccidendo delle persone, stanno uccidendo te.
Affettività è la capacità di creare connessioni con se stessi, gli altri e l’universo. È capacità d’incontrare l’altro a partire dall’empatia.
Gli esseri umani hanno bisogno di esser nutriti con emozioni che fanno rinascere la loro identità.

Come cambiare il mondo senza cambiare noi stessi? Nel cercare le cause del fallimento delle rivoluzioni sociali è necessario considerare che le persone che le hanno promosse non avevano realizzato in se stesse il necessario processo evolutivo personale. Le trasformazioni sociali possono condurre a esiti positivi solamente se hanno origine da un contesto “sano”, e non da nevrosi o da risentimento, altrimenti avranno il solo effetto di sostituire una patologia con un’altra.
La gente vive nel suo piccolo mondo, per questo l’abbraccio è un atto politico.
Verranno tempi migliori: il destino dell’uomo non è accumulare denaro e sviluppare tecnologia, ma l’amore.

Un altro aspetto importante della modernità è la difesa della libertà di coscienza e di pensiero come reazione all’intolleranza. Il cattolicesimo è stato visto, purtroppo spesso a ragione, come una forma di fanatismo religioso che ha portato chiusura mentale, indottrinamento, stagnazione culturale, guerre. Ancora oggi quando si è molto cristiani, si viene percepiti come dogmatici. Il cristianesimo però non è un’ideologia, un apparato concettuale, ma è un’esperienza spirituale che salva.
Si è creato il “relativismo morbido”. Esso sta a significare che non esistono valori assoluti, sulla base del rispetto reciproco; viene definito morbido perché almeno un valore assoluto c’è: il rispetto delle idee altrui.
Ci sono due forme di questo “atteggiamento”: una “popolare” ed una colta. Taylor non descrive la prima, ma si può ragionevolmente pensare che sia quella basata su frasi come: “ognuno la pensa come vuole”. La seconda ha una base filosofica e porta spesso ad una sorta di nichilismo.
Gli studenti sono il punto di giuntura tra cultura popolare e alta cultura. In essi, questa teoria rafforza ulteriormente le loro modalità egocentriche e, conferendo una giustificazione, diventa la premessa di una sorta di auto indulgenza morale.
L’esigenza di opporsi al fanatismo religioso, propria dei pensatori illuministici, ha fatto progressivamente smarrire la ricerca di un contatto con la trascendenza. Ma perché privarci di una parte di noi, e propri della dimensione che ci eleva maggiormente?
Invece di difendere il relativismo morbido, dato che nessuno contesta più la libertà di pensiero, non sarebbe meglio ragionare, anche solo da un punto di vista laico, su ciò che rende la vita degna di essere vissuta e su come creare rapporti migliori tra le persone?
In ambito laico non c’è solo il modello dello studente “relativista morbido e auto-indulgente moralmente”, c’è anche la “persona rispettabile” che, a prezzo di tanti sforzi, si è fatta apprezzare professionalmente o socialmente, è riuscita a costruirsi la sua cerchia di amici, ma proprio per questo si sente in diritto di giudicare gli altri. Non è empatica, o meglio: lo è solo con chi vuole. A volte attua deliberatamente strategie distruttive verso qualcuno con la complicità di altri. Fa distinzioni tra le persone. È inconsapevolmente l’espressione dell’individualismo a cui avevamo accennato, però in chiave moralista. La sua moralità è una forma mascherata di autoaffermazione. Sa essere scaltra. Anche questo è un tipo umano che deve essere superato perché non percepisce di avere legami con tutti gli altri simili, crea implicitamente gerarchie, distinzioni ed esclusione tra le persone, e quindi sofferenza.

Un detto popolare dice: “quando la gente non ce la fa più , si rivolge al buon Gesù”. Come mai l’incontro con Cristo avviene spesso dopo periodi di difficoltà esistenziale e non prima? Cosa manca al Cattolicesimo per essere “naturalmente” attrattivo, in quanto sviluppa possibilità di crescita e di realizzazione esistenziale interessanti?

Cosa dire, come dialogare, con chi ha fatto una scelta individualista?
Taylor propone implicitamente di utilizzare il concetto di autenticità: è il risvolto positivo dell’individualismo, di contro all’egoismo che è la sua manifestazione negativa.
Autenticità (o autentico) è un termine utilizzato da Jaspers (insieme a quello opposto e simmetrico di inautenticità – inautentico) per indicare l’essere che è proprio dell’uomo contrapposto allo smarrimento di sé o della sua propria natura, che è l’inautenticità. “l’inautenticità è ciò che c’è di più profondo in contrapposizione a ciò che è più superficiale. Per es.: ciò che tocca il fondo di ogni esistenza psichica di contro a ciò che rimane a livello epidermico, ciò che dura di contro a ciò che è momentaneo, ciò che la persona ha sviluppato contro a ciò che la persona ha imitato o accettato acriticamente. Anche Heidegger riprende questa dualità di concetti, anche se non pone nessuna valutazione preferenziale per una condizione rispetto ad un’altra, e afferma che l’esistenza inautentica è caratterizzata dalla chiacchiera, dalla curiosità e dall’equivoco, che costituiscono il modo di esser quotidiano e “anonimo” dell’uomo.

Il modo di dialogare con chi ha assunto una posizione individualista, utilizzando il concetto di autenticità è quello di affermare che ciò che tutti cerchiamo veramente, anche se non ne siamo pienamente consapevoli, è l’autenticità, perché solo con essa siamo in connessione profonda con la nostra coscienza, abbiamo integrato tutte le dimensioni del nostro essere, senza parti dissociate o in conflitto tra loro. Utilizziamo le nostre facoltà anche a servizio degli altri, riusciamo a dare un senso alla nostra vita, cresciamo come persone, diventiamo creatori di felicità, e di conseguenza quest’ultima “arriva” anche a noi.

“Individualismo non è solo disordine ... è guardarsi negli occhi e non incontrarsi ... ognuno cerca solo di salvare se stesso … ma in un pomeriggio piovoso entra un raggio di sole”3.

Franco Carenzo

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