SPORTELLO DONNA a cura di Miriam Ballerini
SPORTELLO DONNA
Il mio lavoro mi permette
di avvicinarmi a diverse realtà. Spesso si parla senza cognizione di
causa, è bene, laddove possibile, informarsi e farlo di prima
persona.
Tempo fa, durante la
presentazione del mio ultimo romanzo a Bresso, ho conosciuto la
realtà dello sportello
donna dell'associazione Mittatron onlus.
“Come impronte nella
neve”, il mio libro, parla del problema del femminicidio, un
termine che sempre più spesso aleggia come uno spettro oscuro nei
nostri telegiornali.
La sera della
presentazione, la presidente dell'associazione Mittatron che si
occupa dello sportello donna, mi aveva invitato a visitare la loro
sede.
Questa settimana,
finalmente, ho potuto recarmi in questo luogo che è, prima di tutto,
accoglienza. Anche nei miei riguardi, una persona che per fortuna non
conosce la violenza, è stato come entrare in un territorio dove si
respira l'apertura, di braccia e di cuori.
La presidente, Giusy
Spaghetto, ha cominciato ad avvicinarsi al mondo delle donne
maltrattate dopo aver conosciuto da vicino il problema, assitendo a
un episodio avvenuto nella sua famiglia.
Nel loro centro sono
presenti volontarie che hanno seguito una formazione. Una donna che
vi arriva viene accolta, ascoltata, indirizzata.
Una psicologa è a
disposizione per vari colloqui nei quali stabilire la valutazione di
rischio. Altra figura professionale presente è quella dell'avvocato
che, la prima volta, è gratuito; per le seguenti ha comunque un
onorario sostenibile. Inoltre vi si trova un'assistente
sociale educatrice e mediatrici linguistiche culturali.
Tramite un elenco di case
rifugio, quando si presenta la necessità di allontanare la donna dal
proprio domicilio, si fa una ricerca per trovare loro un luogo
sicuro.
Ovviamente nulla di tutto
ciò è così semplice. Gli ostacoli da superare sono molti: da
quelli che le donne stesse pongono sul loro cammino, perché dopo
anni di abusi arrivano a convincersi di meritare le botte, le
vessazioni, di non valere nulla. A chi, anche dopo aver chiesto
aiuto, torna sui suoi passi per paura, per i figli, perché è giusto
che la donna subisca.
Le stesse volontarie e
operatrici corrono rischi, perché, a volte, capita che vengano prese
di mira dagli uomini che non hanno nessuna intenzione di perdere la
loro posizione di potere sulla propria donna.
Non esiste, nella
casistica, un' età a rischio, una condizione sociale, l'educazione
ricevuta. Le donne abusate arrivano da ogni condizione, da un'età
che parte dai diciotto ai settantotto anni.
Alla mia domanda: “Come
mai adesso si parla tanto di femminicidio? Eppure non è un tipo di
crimine moderno”. Giusy mi risponde che è l'Italia ad essersi
adeguata tardi alla convenzione di Instanbul del 2013. Da allora c'è
stato un censimento delle realtà come la loro.
Le donne devono prendere
consapevolezza di questo problema e devono sapere che ci sono dei
posti dove recarsi, dove fuggire; dove chiedere aiuto e, soprattutto,
trovare qualcuno che sappia ascoltarle e offrire loro aiuto.
Gli uomini devono altresì
sapere che anche per loro ci sono dei centri per il controllo della
rabbia. E luoghi di recupero per uomini maltrattanti.
Ma da dove nasce questo
problema? Sappiamo bene che l'essere umano ha delle risposte diverse
allo stesso stimolo. Una persona, davanti a qualcuno che gli urla in
faccia, ad esempio, può semplicemente girarsi e andarsene; altri
possono scegliere di urlare a loro volta, c'è chi sceglie di reagire
e usare le mani.
Nell'83% dei casi, gli
uomini maltrattanti hanno subito violenza nella famiglia d'origine.
Oppure hanno assistito alla violenza che il padre ha usato sulla loro
madre.
Il 40% di chi subisce,
rimette in scena il proprio vissuto.
Gli uomini, spesso, si
identificano con l'abusante; mentre le donne con la vittima.
Quando va in scena una
violenza, dobbiamo pensare che questa è una risposta inadeguata per
fare fronte a una propria fragilità.
Lo sportello donna, in
questo caso parlo di quello da me visitato, è comunque disponibile
per chiunque voglia saperne di più.
Si è sempre in tempo per
fermarsi un momento, per riflettere, per fare un passo indietro.
Anche al trauma più tremendo possiamo impedire di dettare le regole
sulla nostra vita. Solo noi siamo i possessori della decisione ultima
e del nostro libero arbitrio.
So bene quanto sia
difficile uscire da alcune spirali, ma già sapere che c'è chi ci
sta tendendo la mano, può fare la differenza.
Per informazioni:
sportello donna di Bresso 02-61455370
Grazie di cuore a Giusy
Spaghetto e a tutte le volontarie che mi hanno ospitata, dandomi la
possibilità di capirne ancora un poco di più.
©
Miriam Ballerini
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