Spazio Parentesi 2 Marco Salvario
Spazio Parentesi 2
Marco Salvario
Ci siamo già interessati nel
mese di Aprile dello Spazio Parentesi, focalizzandoci su tre interessanti
eventi e, a dimostrazione della ricchezza di proposte che tale locazione
continua a offrire, torniamo a occuparcene ora con riguardo alle mostre da poco
concluse di altri due bravi artisti, molto diversi nell’approccio alle loro
opere eppure non troppo lontani nella ricerca delle comune problematiche
inerenti l’essere umano e la sua interazione con se stesso, con gli altri e con
l’universo.
UNIO. Mostra Personale di Aaron Gonzalez. 26 aprile - 3 maggio
Artista totale ed
entusiasta il trentatreenne Aaron Gonzalez, ricercatore vulcanico,
sperimentatore di ogni possibile tecnica espressiva che consenta di entrare efficacemente
in contatto con il pubblico e comunicargli i propri messaggi e le proprie
emozioni. Utilizza pittura, poesia, scultura, fotografia e ancora non è
appagato, perché il nostro non si arresta all’opera in quanto tale, ma vuole
offrire un lavoro articolato eppure unico, cancellando gli intervalli e le
distanze, vissuti come un’interruzione sgradita o come un’occasione perduta. Durante
la mostra il suo estro l’ha spinto a evolvere continuamente la sua
presentazione, ora dopo ora, ispirazione dopo ispirazione; un divenire che, in
fondo, è la vita stessa. Bisogna quindi riempirli questi vuoti, magari con
piume colorate di nero oppure con un nuovo scritto, le cui parole sono emerse
nella notte e ancora possono essere modificate.
Mi sono chiesto se una
tale impostazione non porti a imporre la forma sulla sostanza, come i pensieri/poesie,
scritti in fogli smembrati e presentati come un mosaico ricomposto. Volendo
comunque provare a estrarre le opere singole dall’insieme, al nostro si deve
riconoscere una gran capacità di visione artistica, con le creazioni d’immagini
e realizzazioni in bilico tra l’inferno e il paradiso di quella che è in
qualche modo una religione pagana ed estremamente personale, dove le aureole
che spesso circondano i volti dipinti non sono simbolo di santità ma di
emanazioni psichiche che palesano un tentativo di contatto oltre i sensi e le
normali capacità umane.
La Mostra Continua. Personale di Tiziana Inversi. 10-23 maggio
Da molti anni questa
artista porta avanti in parallelo l’attività medica e quella artistica, nella
quale ha meritatamente ottenuto importanti riconoscimenti. Nelle sue opere si
può seguire una ricerca profonda e interiore della natura umana, scavando analiticamente
alla ricerca delle sorgenti da dove nascono le emozioni e di quale sia il
nostro vero essere.
Siamo forse davanti a
immagini di psicologia illustrata e la produzione di questa pittrice mi ha
fatto pensare, riflettendo su molte delle opere, al percorso iniziatico e
mistico che si può ritrovare nelle antiche religioni o negli arcani maggiori di
un mazzo di tarocchi; psicologia, ripeto, oppure, sette esoteriche. Spesso si
prova la stessa sensazione di smarrimento o turbamento immergendoci nell’oceano,
nello spazio, nel folto di un bosco o in noi stessi, alla ricerca di limiti e
risposte che non possiamo trovare. In questo percorso Tiziana Inversi sembra a
volte scoraggiarsi e cedere alla propria limitatezza umana - forse il lettore
mi perdonerà l’accostamento tra l’opera “Il crollo” e la carta numero 16 dei tarocchi,
“la Torre” – eppure più spesso sembra trovare tra l’uomo e la natura, una forma
d’identificazione nella quale l’uomo accetta di essere solo una piccola parte
ma con il sereno riconoscimento di essere incluso nel tutto, non un elemento
estraneo; e qui penso in particolare a “Le metamorfosi” e a “Le nostre radici”.
Non semplice sogno,
quindi, nelle sue opere, ma rivelazione, iniziazione a un mistero antico e
superiore, dove a dominare non è la religione ma un’esaltazione mistica, guidata
dalla ragione.
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