09 maggio 2018

9 MAGGIO, FESTA DELL’ EUROPA di Antonio Laurenzano


9 MAGGIO, FESTA DELL’ EUROPA
di Antonio Laurenzano

Di acqua sotto i ponti della Senna a Parigi ne è passata tanta dal 9 maggio 1950, il giorno della dichiarazione di Robert Schuman al Quay d’Orsay, sede del Ministero degli Esteri: “La pace mondiale non potrebbe essere salvaguardata senza iniziative all’altezza dei pericoli che ci minacciano”. Un progetto di cooperazione, un appello ai paesi europei per un comune percorso di pace e progresso. Dopo i lutti e le distruzioni della guerra, spuntava l’alba di una nuova Europa, era l’inizio del processo d’integrazione europea. E nel ricordo di quello storico evento, il 9 maggio di ogni anno nei paesi membri dell’Ue si festeggia la “Giornata dell’Europa”.
Ma nell’attuale contesto comunitario, segnato da un crescente euroscetticismo, è difficile immaginare il futuro politico-istituzionale dell’Ue. L’Europa non fa più sognare. Incertezze e contraddizioni avvolgono la governance europea la cui irrilevanza politica è stata messa a nudo dalla grave crisi economica di questi anni. La crisi ha colpito la precaria struttura istituzionale disegnata dal Trattato di Maastricht che ha separato la politica monetaria (affidata a un’istituzione sovranazionale) dalle politiche economiche (riservate alle decisioni dei Paesi membri). Un’Europa intergovernativa, spesso litigiosa, senza identità politica e priva di un governo capace di rispondere alle attese dei cittadini. Un’opera incompiuta, con una moneta unica e una politica monetaria nell’eurozona a cui non corrisponde una unione bancaria, economica e fiscale. Manca un patto fondante in forza del quale lo stare insieme, il decidere insieme, l’agire insieme siano un autentico collante per poter parlare al mondo intero con una sola voce. L’Ue continua a essere un elefante che si muove lentamente sullo scacchiere internazionale con problemi anche al suo interno, con alcuni Stati contrari a ogni forma di integrazione politica.
E’ un’Europa che ha smarrito l’originario spirito unitario dei Padri fondatori con le sue spinte federaliste soppiantato da pulsioni nazional-populiste. Un sovranismo alimentato dalla sordità dell’establishment al diffuso disagio sociale. I governi dei singoli Paesi intenti solo a difendere rendite di posizione o a inseguire disegni egemonici nel segno di anacronistici egoismi nazionali. Si sta miseramente sgretolando il tasso di unità che ha tenuto finora in vita le tante diversità dell’ Unione.
La comune casa europea ha bisogno urgente di restauri! E’ ora di aprire il cantiere delle riforme attraverso la revisione dei Trattati per disegnare una diversa architettura istituzionale dell’Ue, superando ogni deficit di responsabilità e di efficienza (eliminazione del diritto di veto). Rendere cioè più solida e democratica “casa Europa”, riconoscendo al Parlamento di Strasburgo, che rappresenta i cittadini europei, il controllo sull’azione di governo della Commissione. Nei mesi scorsi la Commissione del Presidente Juncker ha presentato un piano di riforma dell’Eurozona: il varo di un bilancio della zona euro, la trasformazione del fondo salva-Stati Esm in Fondo monetario Ue da usare sia per salvare gli Stati sia per coprire il fondo salva-banche con relativa gestione a livello comunitario, la nomina di un super-ministro dell’economia e delle finanze e infine l’integrazione del Fiscal compact nella legislazione dell’ Ue. Ma è stato un “ballon d’essai”, una fumosa azione di Bruxelles per rompere i lunghi silenzi operativi.
Sul tappeto problemi importanti. In primis il completamento dell’unione bancaria che si basa su una vigilanza unica della Bce, su un meccanismo unico di risoluzione creditizia e su un’assicurazione in solido dei depositi bancari. Punto quest’ultimo sul quale manca l’accordo dei Ventotto per i forti timori della Germania e dei Paesi del Nord di mutualizzare il debito pubblico. Sotto la spinta dell’asse franco-tedesco, entro giugno dovrebbe vedere la luce una road map congiunta estesa alle tante questioni comunitarie in agenda. Sarebbe un primo segnale di rilancio del progetto europeo. Se pur incompiuta, l’Europa ha assicurato decenni di pace, ha distribuito stabilità economica e monetaria a imprese e cittadini, libera circolazione di merci, persone, servizi e capitali, tassi d’interesse ridotti, scambi culturali. Per superare ogni squilibrio socio-economico e trovare la via di un futuro sostenibile e innovativo deve nascere un’Europa dei cittadini che nutra dei suoi valori un progetto forte e condiviso, i valori della solidarietà, della sussidiarietà, del dialogo, dell’integrazione tra etnie, religioni e culture diverse. Un’Europa unita fondata sulla sovranità condivisa e sull’interdipendenza delle politiche per una governance responsabile, presupposto di una equilibrata integrazione politica. Il resto è nichilismo storico!

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