11 novembre 2017

NOVEMBRE, IL FISCO BATTE CASSA! di Antonio Laurenzano

NOVEMBRE, IL FISCO BATTE CASSA!
di Antonio Laurenzano

In attesa dell’approvazione della Legge di bilancio con le relative novità fiscali, per imprese e famiglie è arrivato il mese delle tasse con una lunga lista di scadenze e numerosi adempimenti. Il Fisco batte cassa! Tra Iva periodica, contributi INPS, ritenute d’imposta, addizionali e acconti di Irpef, Ires e Irap i contribuenti sono chiamati a versare all’erario entro novembre circa 55 miliardi di euro. Un gettito tributario che, secondo le stime dell’Ufficio studi della CGIA di Mestre, sarà assicurato dall’ imposta sul reddito delle società di capitali (Ires) con 14 miliardi di euro, dall’ IVA dei lavoratori autonomi e imprese con 13 miliardi di euro, dalle ritenute Irpef di lavoratori dipendenti e collaboratori con 10,9 miliardi di euro, dall’acconto Irpef con 7,7 miliardi di euro, Irap con 6,8 miliardi di euro e infine dall’addizionale regionale Irpef e dalle ritenute dei lavoratori autonomi con circa 2 miliardi di euro. Una girandola impressionante di entrate per alimentare la spesa pubblica, in primis gli interessi sul crescente debito pubblico e la previdenza.
La “longa manus” del Fisco colpisce soprattutto le imprese il cui carico fiscale non ha pari nel resto d’Europa: nel 2015, circa il 15% del gettito fiscale totale (490 miliardi) rispetto al 14,8% dell’Irlanda, al 12,9 del Belgio, al 12,7 dell’Olanda, all’11,8% della Spagna, all’11,6% della Germania e dell’Austria. La media dell’Ue si attesta all’11,5%. A fronte del gravoso prelievo tributario, le imprese lamentano da tempo la inadeguatezza dei servizi erogati dallo Stato, il debito della Pubblica amministrazione nei confronti dei propri fornitori (oltre 64 miliardi di euro) e soprattutto il peso economico del deficit infrastrutturale e della cattiva burocrazia che incide fortemente sulla competitività internazionale a livello di costi di produzione. Un impatto che frena anche gli investimenti stranieri nel nostro Paese.
Dopo il caos di ottobre legato allo spesometro e alle sue difficoltà operative (si sta ora rimediando con la Legge di bilancio), per le partite IVA in particolare è iniziato un mese impegnativo sul piano della liquidità, con crediti in bilancio non facilmente esigibili e rapporti bancari sempre più precari, senza ignorare la stretta sulle compensazioni d’imposta in via di drastico rafforzamento. In pieno clima pre-elettorale non mancano promesse di tagli di imposte e tasse: la solita fantasiosa rincorsa verso il libro dei sogni in presenza di un ingombrante debito pubblico. La realtà è ben diversa, è sotto gli occhi di tutti. Ogni anno, già con le vecchie Leggi finanziarie, ai contribuenti vengono chiesti nuovi sacrifici attraverso nuove imposizioni , a volte cambiando il nome del balzello. Si opera senza una politica fiscale improntata a una tassazione di equità. Conciliare gettito tributario e capacità contributiva del contribuente sarebbe fondamentale per l’affermazione dei principi di civiltà giuridica e per contenere la diffusa “evasione da sopravvivenza”.

E’ stretta la strada da percorrere per arrivare a una reale diminuzione della pressione fiscale a causa dei vincoli europei imposti ai nostri dissestati conti pubblici. Nel Belpaese un taglio delle tasse, se pur minimo, resta strettamente legato alla spending review, alla moralizzazione della vita pubblica, a una finanza pubblica trasparente, non inquinata dal malaffare a qualsiasi livello, istituzionale e territoriale. Il quadro macroeconomico e finanziario del Paese non consente errori: il rischio è che potremmo essere “costretti” a ripianare buchi di bilancio con manovre correttive dure da assorbire. Si impongono scelte serie e coraggiose, proiettate nel futuro. Non misure tampone, ma finalmente una rigorosa politica di risanamento della finanza pubblica e di sviluppo della nostra economia con una organica riforma fiscale. Vorremmo condividere l’ottimismo del Ministro Padoan: “l’Italia è nel mezzo del treno della crescita europea, in un paio d’anni saremo in testa”. Segnali di ripresa ci sono, ma la crescita economica italiana rimane la più bassa dell’Unione: siamo il fanalino di coda! E speriamo che l’imminente scadenza elettorale non ci regali instabilità politica ed economica. Sarebbe un salto nel buio!

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