MACRON E LA RIFORMA DELL’ EUROZONA di Antonio Laurenzano
MACRON E LA RIFORMA DELL’ EUROZONA
di Antonio Laurenzano
“Il mondo
e l’Europa hanno bisogno di una Francia forte, rilanceremo l’Unione
europea”. Con questa solenne dichiarazione si è insediato
all’Eliseo Emmanuel Macron. A Parigi lanciata la sfida per salvare
l’Europa e dissolvere il diffuso disagio sociale, causa di un
antieuropeismo alimentato da spinte nazionaliste. Costruire cioè
un’Europa credibile sul piano socio-politico e competitiva su
quello economico, un obiettivo ambizioso condizionato da una diversa
architettura istituzionale e dal modello di crescita che si vuole
sviluppare. E Macron intende rafforzare l’Europa intervenendo
sull’Eurozona con la proposta di un bilancio comune e un ministro
delle Finanze europeo, nell’ottica di una Unione non più
sbilanciata nei rapporti di forza interni, meno esposta al rischio di
altre scissioni, sulla scia di Brexit.
La recente
intervista rilasciata a Repubblica dal Ministro delle Finanze tedesco
Wolfang Schauble, in sintonia con il neo presidente francese rivela
con chiarezza la visione di prospettiva sul futuro dell’area euro.
La priorità dell’Eurozona, secondo Schauble, è quella di
raggiungere “una convergenza adeguata delle politiche economiche e
finanziarie”, realizzando nei Paesi in difficoltà le riforme
necessarie e migliorando la competitività. Per promuovere un tale
salto di qualità e garantire un equilibrato sviluppo economico
all’interno dell’Unione, la strada da percorrere è quella che
porta alla istituzione di un ministro europeo con possibilità di
intervento diretto sui bilanci nazionali, preludio alla unione
bancaria e a quella fiscale. Chiaro sul punto il ministro tedesco:
“Prima di mettere i rischi in comune, dobbiamo ridurli”. Come
dire: non è la Germania con il suo massiccio surplus commerciale a
essere forte ma sono gli altri Stati membri dell’Unione che devono
rafforzarsi per uscire dalla lunga crisi economica e finanziaria.
In Francia e
nei Paesi del Mediterraneo la crescita è troppo bassa, la
disoccupazione è alta e quella giovanile è drammatica, con valori
che oscillano fra il 24% della Francia e il 50% della Grecia. Questi
sono Paesi nei quali le riforme implementate non sono sufficienti nel
contesto di una debole crescita complessiva. Riforme che non riescono
a contrastare la delocalizzazione di posti di lavoro causate dalla
globalizzazione e a frenare l’espulsione dal mondo del lavoro e
l’emarginazione sociale di “nuovi poveri” con i loro sentimenti
anti-establishment. La soluzione ai problemi delle economie europee
richiede riforme radicali che incoraggino modelli di crescita più
vigorosi e più inclusivi, sia a livello nazionale che europeo. In
particolare, i Paesi devono ridurre le rigidità strutturali che
scoraggiano gli investimenti e ostacolano la crescita e mirare a
ridurre i costi unitari del lavoro rispetto alla produttività nella
prospettiva della convergenza di tali costi sul piano comunitario.
Creando una solida base competitiva e attrattiva si potrà vincere la
difficile sfida sui mercati esteri e dare ai cittadini europei la
speranza di un lavoro e di una vita migliore.
Al
Presidente Macron il compito di riformare l’Eurozona per salvare
l’Europa, restituendo alle istituzioni comunitarie la centralità
sulla scena mondiale. A Parigi è stato ben compreso che l’eccesso
di regole e imposizioni comunitarie polverizza il consenso dei
cittadini, sempre più lontani da Bruxelles e dalla sua governance
tecnocratica. “La mia convinzione, ha dichiarato Macron, è che la
vera sovranità passi per l’Europa: sul rilancio economico, sulla
protezione commerciale, sulla sicurezza e la difesa, sulla
rivoluzione digitale. Un progetto comune con i principali partner per
rivedere le regole europee contro il dumping con un controllo degli
investimenti stranieri nei settori strategici della nostra economia,
riforma del lavoro, fondo di sostegno alle imprese”. Una
rifondazione del progetto europeo! E’ questa la strada tracciata a
Parigi per rilanciare l’Unione europea e le sue storiche
aspirazioni. Un’opportunità da non perdere per evitare
l’azzeramento del processo di integrazione politica.
(www.antoniolaurenzano.it)
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