L'INTERESSANTE SITO ARCHEOLOGICO ED ARTISTICO DI CASTELSEPRIO a cura di Vincenzo Capodiferro
L'INTERESSANTE
SITO ARCHEOLOGICO ED ARTISTICO DI CASTELSEPRIO
Il
ciclo degli affreschi di S. Maria Foris Portas in uno studio di A.
Bertoni
Castelseprio
è un unicum nell'arte italiana. Il sito archeologico comprende il
castrum e la chiesa di Santa Maria Foris Portas: questi due elementi,
situati su di un poggio attiguo, costituiscono, con Torba, le
principali attrattive dell'estesa area archeologica. Il vasto borgo
fu edificato in età medievale, sebbene alcuni massi lapidari con
iscrizioni, reimpiegati nelle cinte murarie della fortezza hanno
fatto pensare all'esistenza di un complesso in origine romano,
denominato Vicoseprio. Il
primo nucleo, il castrum, pare che fosse stato costruito dai Romani
nel III secolo d.C. per difendere l'Impero dalle invasioni barbariche
d'oltralpe. Il luogo era strategico e si trovava sul fiume Olona. Il
complesso architettonico non fu mai abbandonato, almeno fino alla
distruzione dei Milanesi, ma fu riutilizzato dai Goti, dai Bizantini
e dai Longobardi. Le monache benedettine vi costruirono poi la chiesa
e il monastero nell'XI secolo.
Proprio il monastero di Torba è considerato uno dei luoghi più
affascinanti e misteriosi della Lombardia. Castelseprio fu capoluogo
del
Seprio, i cui
domini andavano dal Lago di Lugano a Parabiago, da Ponte Chiasso al
Ticino, fino al Lago Maggiore. Fu eretta poi dai Bizantini a capitale
e mantenne la propria giurisdizione finché il Comune di Milano, per
gelosia, non cominciasse a tramare insidie per impadronirsi del suo
vasto territorio. Fu infatti distrutta dai Milanesi nel 1287, per via
del tradimento degli alpini della Val d'Ossola, sudditi dell'antica
fortezza longobarda. Ottone Visconti, arcivescovo di Milano, decretò
che la roccaforte non venisse mai più ricostruita, quasi con una
catoniana maledizione (“Carthago delenda est”). Vennero
risparmiati solo gli edifici sacri. Dopo questa solenne maledizione
del prelato milanese, per più di cinque secoli la foresta ricoprì i
resti del castrum. Si pensi che oggi tutto il sito archeologico,
comprendente gli affreschi di Santa Maria Foris Portas, i resti della
Basilica di San Paolo e di quella di San Giovanni, il Monastero di
Torba, sono stati dichiarati patrimonio dell'umanità dall'Unesco dal
26 giugno 2011. Si consulti a proposito tra la sitografia:
"Longobardi in Italia: i luoghi del potere (568-774)". Di
particolare interesse sono il ciclo degli affreschi della chiesa di
Santa Maria Foris Portas. Non si riesce a risalire ad una datazione
certa, molto dibattuta tra il VI e il X secolo. Non si conosce poi
l'autore, il Maestro di Castelseprio, forse un artista bizantino al
servizio di committenti longobardi, milanesi o addirittuta carolingi.
L'aspetto interessante è che questo ciclo di pitture rappresenta
scene dell'infanzia di Cristo ispirate ai vangeli apocrifi e vi sono
inoltre molte connotazioni orientaleggianti. Gli affreschi furono
scoperti da Gian Piero Bognetti nel 1944. Vi fu un accanito dibattito
sulla datazione e sull'autore. Questa disputa ebbe eco a livello
internazionale e fu scatenata da un articolo di K. Weitzmann, uscito
nel 1950. La monografia sugli affreschi di Weitzmann, The
fresco cycle of S. Maria di Castelseprio,
dedicato al prezioso ciclo pittorico custodito nell'omonimo Parco
archeologico varesino, uscita nel 1951, individuava la datazione nel
X secolo e l'autore in un miniaturista collocabile nel Rinascimento
macedone. Della vasta letteratura su Castelseprio noi consigliamo
l'ottima opera: Diana
Limonta, Alberto Bertoni, Paola Marina De Marchi, “Castelseprio e
la giudicaria Cinquant'anni di studi: resoconti e nuove proposte”,
Monografie di “Percorsi” n. 1, curata dal Liceo Artistico “A.
Frattini” di Varese. In particolare Alberto Bertoni vi fa
un'interessante analisi del ciclo delle pitture di Castelseprio:
«Anche gli storici dell'arte d'oltre oceano esaltarono
l'elevatissima qualità del ciclo sepriense ritenendolo espressione
di un fenomeno isolato avvenuto nell'alto Medieovo sul territorio
italiano, come sottolineava, ad esempio, il Weitzmann: “[...] we
were immediately struck by the high quality of these wall paintings,
unparalleled on Italian soil [...]” . Si potrebbe giungere alla
conclusione che l'autore degli affreschi di Castelseprio fosse stato
considerato “un maestro eccezionale” dagli studiosi che ebbero
modo di interessarsi di lui immediatamente dopo la sensazionale
scoperta, tra la fine degli anni Quaranta e i primi anni Cinquanta».
Nell'accurata indagine storica dell'arte si considerano le varie
posizioni, sia sulla datazione (datazione precoce, datazione tarda)
che sull'autore (dibattito tra orientalisti e occidentalisti).
Alberto Bertoni svolge da diversi anni attività di ricerca dedicata,
in particolare, al patrimonio artistico del territorio varesino,
motivo che lo aveva spinto a fondare la rivista “Percorsi”, edita
dal Liceo Artistico di Varese, della quale è stato direttore di
redazione. Si è dedicato, soprattutto, allo studio della scultura
lignea rinascimentale (La
presenza di Giovan Angelo Del Maino a Varese e alcune
puntualizzazioni su Andrea da Saronno e la sua cerchia,
in Scultori
e intagliatori del legno in Lombardia nel Rinascimento,
giornata di studi, Milano, 8 maggio 2000, Milano 2002), di alcune
vicende relative a correnti artistiche o avvenimenti culturali del XX
secolo (Arcumeggia.
La galleria all'aperto dell'affresco,
Varese 1997; Varese
1949-1953: due mostre internazionali di scultura contemporanea
all'aperto. Una biennale mancata,
in “Percorsi”, n. 1, giugno 2000), senza dimenticare la prima
passione per la pittura tre-quattrocentesca (in margine alla mostra
“Il Medioevo ritrovato. Il Battistero di San Giovanni a Varese”.
La
decorazione pittorica murale: un palinsesto di tecniche esecutive;
1434-1436.
Un
cantiere toscano a Castiglione Olona: Paolo Schiavo e il Vecchietta,
in “Percorsi”, nn. 2-3, giugno 2001) con un nuovo taglio
metodologico attento allo studio delle tecniche esecutive. Suoi
contributi sono stati pubblicati anche da alcune prestigiose riviste
di storia dell'arte come “Arte Lombarda”, “Arte Cristiana” e
“Paragone”. Molto bello è il suo lavoro su di un altro
interressantissimo centro artistico varesino: Alberto Bertoni,
Rosangela Cervini, “Lo
specchio di Castiglione Olona. Il palazzo del cardinale Branda e il
suo contesto”, Chiarotto editore, Varese 2009.
Vincenzo
Capodiferro
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