LA STRAGE PARTIGIANA DI MATERA di Giuseppe Domenico Nigro
LA
STRAGE PARTIGIANA DI MATERA
Storia
di una”Rivoluzione d’Ottobre” in piena Guerra
La
storia ricorda la strage di Matera avvenuta il 21 settembre del 1943,
allorché i nazifascisti fecero saltare in aria il Palazzo della
Milizia, dove erano imprigionati sedici detenuti. La storia ricorda
lo stanziamento del secondo corpo d’armata polacco a Matera tra il
1944 e il 1946. Eppure non ricorda l’eccidio di 1800 civili
perpetrato dall’amministrazione comunale comunista “partigiana”
nella primavera del 1944. D'altronde è sempre vero che la storia la
scrivono i vincitori! Per 19 mesi, dal settembre del 1943 all’aprile
del 1945 l’Italia vive uno dei momenti più drammatici della sua
storia, è divisa in due tronconi: il Regno del Sud, guidato dal Re
Vittorio Emanuele III e dal Governo Badoglio e l’Italia del Nord,
guidata ancora da Mussolini, la Repubblica Sociale Italiana. Di
solito si parla di Resistenza e di eccidi subiti e perpetrati anche
dai partigiani al Nord, ma non al Sud. Questa volta è Matera la
protagonista di un eccidio mai udito: 1800 civili, perpetrato
dall’amministrazione comunista, in carica dal novembre del 1943
all’aprile del 1945. La notizia non sfugge ad un giornale francese:
l’”Ouest-Eclair”, il quotidiano di Rennes, in data Venerdì 7
aprile del 1944. Questo periodico mette la notizia in prima pagina e
riporta: i giornali del Nord d’Italia rivelano uno scandalo
politico che ha avuto per oggetto la piccola città di Matera, ad
amministrazione comunista. Possiamo anche capire che i giornali del
Nord avessero potuto un po’ esagerare, ma non possiamo negare
questa verità storica, anche se scomoda. Il giornale infatti precisa
che ci fu un tentativo di “bolscevizzazione”, con l’applicazione
degli stessi metodi in un uso nell’Unione Sovietica staliniana. In
pratica fu applicata una grande purga che colpì soprattutto
commercianti, artigiani, avvocati, notai e preti. Negozi e case
vengono saccheggiate. Alcuni sacerdoti, accusati di avere una
mentalità capitalista, sono arrestati e condannati a morte. Le
Chiese vengono occupate e trasformate in sezioni comuniste. Qualcosa
di simile era accaduto durante la Rivoluzione Francese, quando i
conventi erano stati trasformati in club politici e Nôtre Dame era
diventata il Tempio massonico della Dea Ragione. Neppure i Giacobini,
però, erano arrivati a tanto! A far da capolino a questa rivoluzione
bolscevica materana c’era e circolava in giro una vera e propria
armata rossa, la quale seminava la violenza contro la popolazione:
più di 1800 persone sono state massacrate! Tanto fu eclatante questo
eccidio di Matera che dovette intervenire l’esercito da Bari. I
giornali del Governo Badoglio nascondono l’accaduto: è una verità
troppo scomoda! Tutti i responsabili e i colpevoli materiali
dell’eccidio sono amnistiati per ordine degli agenti staliniani,
recatisi a Bari apposta per l’accaduto. Rientrati a Matera, costoro
ebbero addirittura un’accoglienza trionfale dal popolo.
Rispolverare questa pagina dimenticata della nostra storia ci deve
far riflettere su due cose: innanzitutto sulla verità, anche se
scomoda e se qualcuno ha sbagliato, o nazista, o comunista che sia,
bisogna dirlo! Poi ci deve far riflettere sulle responsabilità: le
stragi e le violenze, da qualsiasi parte provengano, sono da
condannare. Sennò facciamo come le fosse di Katyn: i sovietici danno
la colpa ai nazisti, ma sono stati loro a fucilare undicimila
ufficiali polacchi. La strage di Matera va iscritta allora tra le
stragi partigiane, come quelle di Oderzo, di Pescarenico, di
Cadibona, di Rovetta, di Lovere, di Ponte Crenna, di Vercelli, di
Schio, di Avigliana, di Torino, di Agrate, di Biella, di Codevigo, e
di tante altre.
Giuseppe
Domenico Nigro
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