28 novembre 2016

L’ARTISTA GIOVANNI IACOVINO Un pennello sconosciuto, che ha dipinto pregevoli opere nel primo Novecento

L’ARTISTA GIOVANNI IACOVINO
Un pennello sconosciuto, che ha dipinto pregevoli opere nel primo Novecento

Giovanni Iacovino nasce a Castelsaraceno, un minuscolo e sperduto paesello immerso nel selvoso e montuoso entroterra lucano, nel 1891. Come tanti giovani a quell’epoca insegue il mito dell’emigrazione e nel 1905 con il padre Giuseppe e con i fratelli Antonio e Vincenzo salpa per un lunghissimo viaggio che li porta a Buenos Aires. L’Argentina era diventata la Nuova Italia! Quante speranze si erano là assiepate! Quanti italiani c’erano là! Anche oggi lo spostamento dei popoli, come sempre, porta un sogno foriero, a volte smentito, a volte realizzato. La vita è un grande cammino, un pellegrinaggio continuo verso una Terra Promessa. In Argentina Giovanni scopre le sue doti artistiche ed inizia gli studi di perfezionamento delle tecniche pittoriche e figurative. Rientra in Italia nel 1910. Si ferma in un primo momento a Napoli, la capitale culturale delle Due Sicilie. Qui frequenta regolarmente la Regia Accademia delle Belle Arti. Le sue capacità non passano inosservate: infatti nel 1913 vince la medaglia d’oro per uno studio di nudo ed anche il primo premio, consistente in una borsa di studio, che gli permette un viaggio d’istruzione attraverso le principali città d’Italia. Nel 1915 consegue finalmente il Diploma di Licenza del Corso Comune del Regio Istituto delle Belle Arti, ed il Diploma di Laurea del Corso Superiore di Pittura. Così, insieme ai suoi fratelli, che erano anche loro tornati dall’America, apre uno studio di pittura e di fotografia, dedicandosi soprattutto al ritratto. Sono gli anni in cui la fotografia diventa una forma di arte. Nel 1927 l’Associazione Internazionale di Roma gli assegna il premio per la pittura. Nel 1931 inizia la sua carriera accademica ad Ortisei, dove insegna disegno ornato, pittura e studio del nudo fino al 1938. Dall’autunno del 1938 al giugno del 1942 insegna disegno ornato nella Regia Scuola d’Arte Professionale Carnica di Tolmezzo. In questi anni tiene diverse mostre, anche a livello nazionale, a Roma, Trento, Napoli, Firenze, Bolzano, Potenza e Fiuggi. Si trasferisce definitivamente a Firenze nel 1946, alternando la sua attività artistica di pittore con quella di restauratore. Tra i restauri eseguiti si ricordano quelli nel Palazzo Vecchio, riguardanti il Cortile della Dogana, il Salone dei 500, la Sala di Leone X, il Cortile di Michelozzo, ed altri distribuiti nell’eterna città, dal Tabernacolo di Via Pisana alla Loggia dell’Arcagna, dalla Loggia degli Uffizzi a Santa Maria Novella. Muore a Firenze, la città medicea, il 13 dicembre del 1963. Molte sue opere sono sparse in varie collezioni d’arte. La Scuola Media Ciro Fontana, il Preside Prospero Cascini e la scrittrice Teresa Armenti avevano curato una bella mostra e un catalogo delle sue opere più importanti. Alcune sue opere bellissime le avevo scorte nella villa di Donna Pia Calcagno a Lauria, prima di morire. Morivo dalla commozione davanti a quelle splendide raffigurazioni! Il nipote Angelo Iacovino è un pittore come lui e vive ad Arezzo e Castelsaraceno. Il nostro auspicio è che questo notevole artista sia valorizzato nel migliore dei modi dalla sua terra.

Vincenzo Capodiferro

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