di Augusto da San Buono Negli anni Settanta, quando Gianni Brera dirigeva ancora “Il Guerin Sportivo”, raccontò che un giorno si era recato a casa del poeta Eugenio Montale e l’aveva ammirato come eccellente baritono. Si sa che Montale aveva iniziato la sua carriera proprio come cantante lirico, che rimase l’unica sua vera passione, al di là della poesia e della letteratura. Interpretare Jago con il fez piumato, o Scarpia con il monocolo e la tabacchiera, era stato da sempre suo sogno.. “Ma la morte del mio maestro di canto - ironizzò il poeta - pose fine alla mia vagheggiata carriera… Caro Brera, di sport non so nulla, ma potendo vivere una seconda vita come sportivo, credo che avrei privilegiato il tennis , perché ha quel fascino, quell’eleganza, quelle movenze tipiche della danza. E poi non va dimenticato che io sono ligure e il primo club di tennis italiano è nato qui, a Bordighera, nel 1878”. Montale probabilmente non impugnò mai, in vita sua, una racchetta da tennis, né fo...
Le carte tematiche sono un particolare tipo di carte geografiche il cui scopo non è quello di rappresentare i confini e la morfologia del territorio, bensì la presenza di fenomeni specifici , come quelli metereologici, oppure caratteristiche della popolazione , come lingua parlata, densità, mortalità, natalità ecc. In linea di principio esse si distinguno in carte tematiche qualitative e quantitative . Nella carte qualitative viene rappresentato l' areale di un fenomeno, cioè la sua estensione: per esempio quanta parte di una zona agricola è coltivatata a grano o frumento, avena od altro. Quando è sufficiente per distinguere le varie aree si usa semplicemnte un colore diverso, altrimenti si utilizzano tratteggi vari per la rappresentazione, cercando di essere intuitivi, per esempio usando il giallo per il frumento e il verde o l'arancio per la frutta. Altra questione è invece quella delle carte quantitative, dove viene rappresentata numericamente una variabile ...
E' un concetto non facile da esprimere quello di 'spazio vissuto' perché comporta una relazione tra ciò che 'esiste' e ciò che viene percepito. Il geografo francese Frémont risolve in maniera brillante la questione riconducendo questa definizione al rapporto tra la geografia e l'arte . Lo spazio vissuto è in fondo, il paesaggio di ognuno, quello che ognuno di noi potrebbe dipingere su tela o scolpire nella pietra: non dunque la realtà oggettiva ma pù semplicemente quella che noi percepiamo e porteremmo a rappresentazione simbolica della nostra realtà se volessimo o se fossimo chiamati a farlo utilizzando gli strumenti a noi più congeniali. Lo spazio vissuto è diverso per ciascuno di noi, ma è condivisibile nell'espressione artistica perché il nostro spazio possiede elementi comuni a quello degli altri. Non si tratta dunque di uno spazio costituito solo da elementi materiali o, per così dire, 'visibili', perché non è fatto solo di distanze, ma di...
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