29 novembre 2015

LA SPENDING REVIEW : IL BUCO NERO DELLA POLITICA ECONOMICA ITALIANA di Antonio Laurenzano

  
LA SPENDING REVIEW : IL BUCO NERO DELLA POLITICA ECONOMICA ITALIANA

di  Antonio Laurenzano

La difficile arte del far quadrare i conti pubblici! Ne sa qualcosa il Ministro Padoan con la Legge di stabilità che non ha superato a Bruxelles l’esame della Commissione europea. La manovra italiana per il 2016 è  “a rischio di non conformità con il Patto di stabilità per il significativo scostamento dai parametri di aggiustamento richiesti per il medio termine”. Tutto rinviato in primavera per una verifica definitiva. L’obiettivo per il 2016, nella prospettiva del raggiungimento del pareggio di bilancio,  era infatti di un deficit pari all’1,8% del Pil. Per la Commissione obiettivo mancato: il deficit di bilancio sarà del 2,3%, allontanando così il prescritto equilibrio fra entrate e uscite. Fortemente censurati il taglio delle tasse sugli immobili (“più opportuna la detassazione sui fattori produttivi”) e, soprattutto, il modesto intervento sulla spesa pubblica, un annoso problema alimentato dalla colpevole inerzia della politica italiana a difesa di sprechi e ruberie di Stato.
In presenza di un debito pubblico che supera i 2191 miliardi, pari al 132% del Pil, razionalizzare la spesa rappresenta un impegno di finanza pubblica non più differibile. E la spesa pubblica italiana è dannatamente elevata: nel 2015 è al 50,8% del Pil, rispetto al 47,4% della media Ue, al 43,5% della Germania. Ma il “rottamatore” Renzi ha dovuto arrendersi ai meccanismi oscuri della politica. Cestinata la revisione delle “tax expenditures” (le detrazioni e agevolazioni fiscali sfiorano le 300 voci!) con le conseguenti dimissioni di Roberto Perotti, commissario alla spending review. Dopo Giarda, Bondi, Cottarelli, richiamato in Italia dal Fondo Monetario Internazionale, anche il bocconiano Perotti ha gettato la spugna. Cambiano i Governi, cambiano premier e ministri, ma la musica  rimane la stessa! In Italia tagliare la spesa pubblica resta impresa ardua. Ai documenti e ai piani di intervento sbandierati ai quattro venti, la politica -in concreto- non dà alcun seguito e il Commissario di turno, dopo gli iniziali proclami da …. “gran tagliatore”, non può fare altro che prendere atto del fallimento della sua missione  per le resistenze e i veti incrociati. Viene confermata la tesi che nel momento in cui la politica riprende la supremazia nelle decisioni della cosa pubblica i tecnici, prima invocati come salvatori della patria  e poi relegati in miseri ruoli… coreografici, fanno presto le valigie e lasciano delusi  Palazzo Chigi. Emblematica la dichiarazione di commiato di Roberto Perotti:  “In questo momento non mi sentivo molto utile”!
E con Perotti escono di scena I prospettati tagli (non lineari) ai ministeri, alle partecipate, ai superstipendi dei dirigenti dell’apparato centrale e locale dello Stato: il tutto finisce nel libro che racconta la telenovela delle promesse mancate, di quello che si sarebbe potuto fare e che invece rimane impaludato nella inquietante mancanza di volontà politica. Un errore strategico perché la revisione della spesa va di pari passo con quella del fisco: se si taglia ciò che drena le risorse dal privato al pubblico, quei tagli consentono interventi sulla leva fiscale per ridare ossigeno all’economia reale. E la cancellazione della prevista riduzione per il 2016 dell’imposta sul reddito delle società (IRES) per mancanza di adeguata copertura ne è la conferma. Ma è cosa nota: alla vigilia di ogni elezione rimane in vigore “la legge del ciclo elettorale della spesa”. Il politico non tocca mai comparti sensibili di spesa quanto più si avvicina l’election day!
La spending review dovrebbe invece  costituire una chiara scelta programmatica finalizzata ad assicurare “moral suasion” alla politica economica perché, come ha dichiarato Perotti, “nessun Governo può chiedere sacrifici ai propri cittadini se prima non dimostra di saper dare una spallata ai privilegi più assurdi.”  E’ una semplicissima questione di credibilità!    
(www.antoniolaurenzano.it)          

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