IL SOMNIUM ASBURGICUM Dalla “Respublica Christiana” alla Mitteleuropa di Vincenzo Capodiferro
IL SOMNIUM ASBURGICUM
Dalla “Respublica Christiana” alla Mitteleuropa
Ciò che l’Europa tenta di
diventare adesso sotto altre insegne, gli Asburgo lo avevano sognato da secoli,
sotto le insegne del Cristianesimo, radice comune dell’Europa intera. L’universalismo
euro-cristiano è stato sempre boicottato da una storia avversa e fatale. Il
tentativo di rifondare il grande Impero Romano è più volte fallito. Gli
Asburgo, come altre nobili dinastie, i Romanov, Gli Hohenzollern e i sultani
Ottomani si estinsero con la rivoluzione democratica del primo dopoguerra nel
1919. l’Europa che nel 1914 contava 17 monarchie e solo 3 repubbliche,
Svizzera, Francia e Portogallo, nel 1919 conta 13 repubbliche e 13 monarchie.
L’esperimento democratico sarebbe durato poco: ben presto quel vuoto dei
sovrani, padri d’Europa, sarebbe stato colmato dai totalitarismi, assolutismi
dal basso dei figli. Il destino di questa nobile dinastia cattolica, sarebbe
stato quello di creare una grandiosa Respublica christiana nella
Mitteleuropea, la Domus Asburgica, cioè nel cuore dell’Europa stessa.
L’Impero Romano era finito nel 476 con la deposizione di Romolo Augustolo da
parte di Odoacre, ma caduto l’Impero non ne era caduta l’idea meravigliosa, che
da sempre ha affascinato. Questa aveva animato nobili condottieri che invano
avevano tentato di ripristinare l’antico splendore: Carlo Magno con il Sacro
Romano Impero, Ottone il Grande, con il Sacro Romano Impero della nazione
Germanica, il primo Reich, e poi Federico Barbarossa, Federico II di Svevia,
Carlo V, Luigi XIV, Napoleone I, il primo Impero, Napoleone III, il secondo
Impero, Bismarck, il secondo Reich, Hitler, il terzo Reich ed in ultimo la
Comunità Europea. La storia ha dimostrato che la Restauratio Imperii è
sempre fallita. Ancora nel 1921 Carlo d’Asburgo tenta due volte indarno di
salire sul trono d’Ungheria. Carlo V nel 1516 eredita i domini della Corona
spagnola, l’”Impero su cui non tramonta mai il sole”. Nel 1919 viene nominato
Imperatore di Germania. I Grandi Elettori lo impegnano a rispettare le libertà
tedesche. Educato da Adriano Florent, il quale poi diverrà papa col nome di
Adriano VI, Carlo si sente investito della missione di restaurare l’impero
universale, dando naturalmente carattere moderno all’amministrazione, ma la
scarsa omogeneità dei domini, le aspirazioni autonomistiche dei principi
tedeschi, la scissione provocata dalla Riforma Protestante di Martin Lutero,
ben protetto naturalmente dai Saggi suoi Federichi, che lo usarono contro
l’universalismo neoghibellino di Carlo, la minaccia turca, l’opposizione della
Francia fecero fallire il suo piano. Filippo II prosegue la sua politica, ma
senza frutto. Gli Asburgo furono sfortunati. L’ultimo astro, Francesco
Giuseppe, regna dal 1848 al 1916 con spirito autocratico, avvalendosi
dell’esercito e della burocrazia. Nella Mitteleuropa dominano due tendenze:
quella dei “piccoli tedeschi”, che fanno capo alla Prussia e quella dei “grandi
tedeschi”, che fanno capo all’Austria. La Cisleithania è composta di 8 nazioni,
15 Kronländer, 17 parlamenti e risente
dei crescenti contrasti tra le nazionalità. Alla fine prevale la linea
prussiana con l’ascesa di Bismarck a guida d’Europa, almeno fino al 1890,
quando viene licenziato dal giovane e impetuoso Guglielmo II. Disgrazie
familiari colpiscono Francesco Giuseppe, che non riesce a far accettare le sue
riforme. Il fratello Massimiliano d’Asburgo viene fucilato in Messico nel 1867
per ordine di Benito Juarez. Nel 1863 per iniziativa di Napoleone III
un’assemblea di notabili aveva proclamato l’Impero del Messico ed aveva offerto
la corona a Massimiliano. Ma le pretese degli Stati Uniti, per la violazione
della dottrina Monroe, costringono i francesi a ritirare le truppe. Il figlio,
il principe ereditario Rodolfo si uccide nel 1889. In realtà la morte
dell’arciduca Rodolfo d’Asburgo-Lorena (1858-1889), figlio di Francesco
Giuseppe e della leggendaria Sissi, apparentemente per suicidio e della sua
amante, la baronessa Maria Vetsera, avvenne nella notte tra il 29 ed il 30
gennaio del 1889 nella tenuta di Mayerling in circostanze misteriose.
L’imperatrice Elisabetta è pugnalata da un anarchico nel 1898 ed infine il 28
luglio del 1914 viene assassinato, insieme alla consorte, l’arciduca Francesco
Ferdinando, erede al trono austriaco, dallo studente serbo Gravilo Princip, dal
quale attentato si provocò la Prima Guerra Mondiale. Un colossale complotto
storico, ordito da forze avverse pone fine alla gloriosa dinastia degli
Asburgo. In questi intrighi dobbiamo riconoscervi come sempre l’hegeliana
astuzia della Ragione. La Provvidenza ha voluto riprendersi i sovrani
cattolici. Dopo la caduta del Cancelliere di ferro Otto Von Bismarck
(1815-1898), si sviluppano i movimenti panslavisti e pangermanisti.
L’ostruzionismo degli estremisti tedeschi indebolisce il Reichsrat. Il partito
pangermanista di Georg Von Schönerer scatena il «Los-von-Rom», cioè
«Stacchiamoci da Roma!», mentre il Partito cristiano-sociale del borgomastro di
Vienna Karl Lueger si schiera a fianco della dinastia. Da allora in poi
l’iniziativa dell’Impero passa alla Germania, secondo l’antichissima translatio
Imperi di Ottone di Frisinga, già ripresa dalle profezie di Daniele. Questa
teoria sarà riacquisita poi dal grande Hegel. L’Assoluto si incarna nella
storia e passa da uno Stato all’altro secondo un’evoluzione darviniana. Lo
Stato più forte in una determinata epoca è «l’ingresso di Dio nel mondo!».
Guglielmo I prima e poi Guglielmo II nel 1915 (formulazione dei piani della
Prima Guerra Mondiale), mirano ad un’unità economica della Mitteleuropea con la
formazione di stati cuscinetto, come la Polonia, nonché di sfere d’influenza
economico-politiche, come la Romania. Il piano di Guglielmo II sarà proseguito
da Adolfo Hitler. La terra d’Austria prostrata dalla Guerra darà la luce a
questo nuovo individuo cosmico-storico, tanto per rimanere in termini
hegeliani. Hitler però non si rifà al filone euro-cristiano degli Asburgo, ma a
quello germanico, propaggine di Lutero, di Fichte, di Hegel e di Nietzsche.
Agli inizi del XX secolo l’arciduca Francesco Ferdinando aveva ripreso la
strada del trialismo, ma questa ormai non soddisfaceva più. L’Impero resistette
fino alla morte di Francesco Giuseppe.
Con Carlo I, l’ultimo infelice imperatore, tanto combattuto tra guerra e
pace, tra diritto sovrano ed idealità democratiche, martire e santo, addivenne
alla sua crisi finale. La dinastia degli Asburgo aveva assunto nel secolo XV il
monogramma AEIOU: Austriae est imperare omni universo, cioè il dominio
del mondo. Nel 1918 la Monarchia danubiana si ridusse ad una repubblica di
alcuni milioni di abitanti. Come si dice: la storia viene scritta dai
vincitori! Nel 1919 dalla sala degli specchi di Versailles, la Francia e
l’Inghilterra si divertirono a smembrare gli Imperi Centrali, ma così aprirono
la via ai regimi totalitari ed alla catastrofe apocalittica della Seconda
Guerra Mondiale. Una struttura federalista, capace di assicurare un’equa
rappresentanza a tutte le nazionalità, forse avrebbe risolto il problema
dell’Impero, ma l’Austria non seppe capirlo. Ci si era allontanati dallo
spirito illuminato e progressista di Maria Teresa e di Giuseppe II. Così scrive
Benedetto Croce nella Storia d’Europa del Secolo XIX, Bari 1948:
«L’impero asburgico, mercè l’egemonia dell’elemento tedesco, esercitò un
ufficio di civiltà, se non verso l’Italia, certamente verso popolazioni come le
slave, ancora incolte e rudi; ma a metà del secolo XIX, quell’ufficio stesso
sembrò assai prossimo al suo limite, e l’altro, che gli attribuivano i
professori, di offrire con la sua politica unione un esempio di armonia e di
fraternità fra le tre razze principali d’Europa, la latina, la germanica e la
slava, era appunto un idea da retori e da professori». Eppure proprio questa
idea da retori e da professori aveva mantenuto per secoli l’armonia europea. La
rottura dell’equilibrio di questi tre elementi ci ha portato alle catastrofi
del Novecento. Se oggi si parla di Europa dei popoli e delle nazioni lo
dobbiamo anche alla Domus asburgica. Non dimentichiamo che Metternich
nel 1815 aveva ideato il primo grande Congresso nella storia d’Europa: Vienna!
L’Europa del 1945, per la triste esperienza di tante guerre che si scatenarono
per effetto del nazionalismo esasperato, deve ritenersi grata a quello spirito
europeistico viennese che dominò dal 1815 al 1848. Dopo cominciarono già i
primi esperimenti totalitari: siamo nell’età dell’imperialismo, che si staglia
in tre periodi fondamentali. Il primo periodo è dominato da Napoleone III
(1848-1871), il secondo da Bismarck (1871-1890), il terzo da Guglielmo II (1890-1914).
Commenti
Posta un commento
I commenti sono moderati e controllati quotidianamente.
Tutte le opinioni sono benvenute. E' gradita la pacatezza.