Paratissima 9- 2013 terza e ultima parte di Marco Salvario
Paratissima 9 – 2013
Terza parte - SASUDEQU
Terza parte - SASUDEQU
La
denominazione SASUDEQU è formata dalle prime due lettere dei cognomi dei
quattro artisti che si sono associati per presentare questo particolare
progetto: Marcella Savino, Matteo Suffritti, Lele De
Bonis e Gianluca Quaglia. Di due di essi ho già parlato in passato: di
Lele De Bonis sia nel 2012 sia nel 2011, di Marcella Savino l’anno scorso. Si
tratti di personaggi che hanno in comune l’ottimo marchio di fabbrica del
gruppo creativo r-EVOLution, ovvero dell’associazione culturale
“anonimartisti.it”.
Se
l’anno scorso lo spazio concesso a Paratissima agli artisti di questo gruppo
era stato stranamente avaro e penalizzate, questa volta è stata fatta ammenda
con un locale ampio che i SASUDEQU si sono divisi ipotizzando quattro locali
distinti da muri ideali suggeriti da semplici linee tracciate a terra.
L’impostazione ricorda gli ambienti astratti del film Dogville di Lars Von
Trier: un’idea valida ed efficace, anche se gli ambienti proposti alla fine
sono risultati abbastanza disomogenei e ogni artista ha portato avanti,
giustamente ma un po’ cacofonicamente, la propria poetica e il proprio percorso
indipendentemente dagli altri. Più che armonizzazione, il risultato fa pensare
a una simpatica sfida, allegra e scanzonata, ma che sempre sfida è rimasta.
Marcella Savino
Una
vista non dovrebbe cominciare dalla stanza da letto, ma lasciatemi seguire
l’ordine suggerito dal nome del progetto.
Tennero
e malizioso il letto bianco, verginale o da prossima sposa, e il ciuffo nero di
capelli che ne macchia il candore, ma la vera suggestione è nelle grandi foto,
stampe ai carboni su carta cotone, appese alle pareti. Corpi di donne in
movimento e spezzati, corpi che sembrano muoversi sfumati e violenti come pensieri.
Paure e sogni in questa stanza da letto innocente e torbida, dominata fin quasi
all’ossessione nell’assenza dei colori: solo bianchi e neri mediati da tanti
toni di grigio. Non si afferma che si sogna in bianco e nero?
Marcella
Savino è una fotografa piena di risorse, che porta la sua ricerca avanti con
coraggio e originalità, raggiungendo ottimi risultati.
Matteo Suffritti
Ogni
tanto, vilmente, davanti alle opere di un artista sospendo il mio giudizio in
attesa di capire meglio la sua personalità e chiarire con me stesso le
impressioni che mi trasmette. Forse in questi casi dovrei allargare le braccia
e riconoscere: “Io non lo so!”.
Matteo
Suffritti, ottimo illustratore e molto più che illustratore, è uno di quei
personaggi che mi stuzzicano senza convincermi appieno. Le sue opere hanno
sostanza, sono tasselli staccati di un percorso complesso che, però, si disegna
omogeneo. Ricevo il messaggio, però la mia comprensione deve migliorarsi.
Se
avrò occasione di incrociare l’artista di nuovo in futuro saprò dare un
giudizio più preciso, altrimenti, cari lettori, cercate di trovare voi
l’occasione per vedere le sue opere di persona: ritengo che non ne rimarrete
delusi. E fatemi conoscere il vostro pensiero!
Lele De Bonis
Anno
dopo anno i lavori di Lele De Bonis aumentano in consapevolezza e la sua
ricerca sta dando ottimi risultati. Amo in particolare le sue opere dove il
metallo lavorato è in grado con riflessi e con luci interne di rendere la
materia plastica e sfuggevole. Assemblaggi come “The pilot of the psiche” o i
tre blocchi “METAMORFOSI 1-2-3”, volutamente incompleti come i Prigioni di
Michelangelo, hanno forza espressiva e perfezione classica. Sono meno convinto
quando l’autore fa esplodere di colore i suoi lavori plasmando lattine,
bottiglie e ogni genere di avanzi plastici e metalli: è anche questo un
esperimento stimolante e offre risultanti non banali, pur se di livello
inferiore.
Gianluca Quaglia
Chiudiamo
la visita a SASUDEQU da dove avremmo dovuto cominciarla: il salotto è in un
alloggio la stanza più condivisa, quella dove s’incontrano gli ospiti e dove si
è un po’ meno padroni a casa propria.
Il
salotto di Gianluca Quaglia è ricoperto di uno spesso tappeto di coriandoli
(foglie, petali?) rossi, in un’immagine che di primo acchito mi ha fatto
pensare a un’accoglienza sensuale e maliziosa, conturbante come l’ambientazione
di una famosa scena di American Beauty, ma su tale mia interpretazione in parte
ho dovuto ricredermi quando ho visto in quel morbido cumulo rosso giocare
divertiti alcuni bambinelli. Questa è l’arte e questo è un soggiorno: sa
offrire al pubblico/visitatore, chiunque egli sia, qualcosa che lo interessa e
lo sorprende!
Paratissima 9 – 2013
Quarta
parte, una piccola appendice.
Chi si rivede! - Artisti già segnalati in
edizione passate di Paratissima.
Di
questa brava e raffinata scultrice ho già scritto la scorsa edizione di
Paratissima e ne riparlo per segnalarla ancora e con piacere in questa
occasione, confermando il giudizio favorevole.
Le
sue figure estratte dalle radici d’erica - e mi è difficile pensare a un
elemento più ostile e masochistico da plasmare - essenziali eppure capaci di suggerire energia, movimento e
slancio, sono la prova di come la vera arte riesca a dare sempre e comunque
un’anima alla materia.
Le
opere di Maria Ritorto sono creazioni originali, sempre nuove e sorprendenti,
da cui è difficile non farsi affascinare.
Anche
con questa artista un ritrovarsi a un anno di distanza, però con molte
sorprese. Non si respira più l’atmosfera condannata e sofferente del 2012 e
scivoliamo in un mondo più tra l’onirico e il fiabesco. In “Terra di frontiera”
e in “Opulenza indolenza”, un sorriso divertito si disegna sul volto del
visitatore davanti alla povera gallina che sembra non trovare più il proprio
corpo riflesso o al colombo che è ingrassato a dismisura. Un sorriso che può
smorzarsi quando ci si comincia a chiedere di chi siano simbolo i due animali:
di noi stessi? Della nostra illusione di sapere dove stiamo dirigendoci e
nell’impossibilità di frenare i nostri vizi?
Riaffiora
la saggezza morale delle favole di una volta, adatta e pensata per i grandi che
devono imparare a guardare con occhi attenti sia il mondo sia se stessi.
Su
tutto, l’ammirazione per la maestria sempre più sicura con cui Paola Cabuti
plasma e prepara le proprie terrecotte.
La
memoria per i nomi non è mai stata il mio forte e soltanto mentre cercavo di
documentarmi sull’autrice del bell’olio su tela “La ragazza afgana”,
sciaguratamente esposto in un corridoio di passaggio troppo stretto e poco
adatto a una comoda analisi, ho scoperto di avere già lodato due anni fa, a
Paratissima 2011, un altro suo lavoro: “Monaco tibetano in preghiera”.
La
produzione di Debora Quinto sembra sia molto limitata come quantità,
probabilmente è scarso il tempo che riesce a dedicare alla pittura, eppure sa
raggiungere risultati eccezionali, di grande impatto e comunicativa.
E
ora...
Arrivederci
a Paratissima 10!Insubria Critica ringrazia Marco Salvario per il suo reportage su Paratissima.
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