Il "Milione" di Marco Polo (1298)
Piccolo viaggio nella letteratura italiana
A
giudizio di Alexander von Humboldt, uno dei padri della geografia
moderna, Marco Polo è stato “il più grande esploratore terrestre
di tutti i tempi e di tutti i paesi”. L'espressione potrebbe
apparire eccessiva, anche perché non si può escludere che altri
personaggi, i quali alla storia sono sconosciuti perché non hanno
mai voluto o saputo scrivere nulla delle loro avventure, abbiano
viaggiato in vita al pari o di più della famiglia Polo; tuttavia
cosa mai si potrebbe pensare oggi di un piccolo pugno di uomini che,
partiti da Venezia, vanno in Cina a cavallo (ma verosimilmente anche
a piedi) e che per quasi trent'anni visitano in lungo ed in largo
l'estremo oriente? Ecco, per capire l'eccezionalità dell'impresa e
dell'opera che Polo ci ha trasmesso bisogna capire il viaggio con
occhi moderni, per poi collocarlo nella geografia e nella storia
della seconda metà del Duecento.
Fu
così che il “Divisament dou monde”, la descrizione del mondo,
prese forma nelle carceri di Genova, dove Marco si trovò
occasionalmente a condividere la prigionia con un letterato del
tempo, Rustichello da Pisa, al quale raccontò e probabilmente in una
qualche maniera documentò il viaggio da lui compiuto quando era
giovane.
Il
“Milione” o “Emilione”, così chiamato dal soprannome con il
quale veniva all'epoca identificato il ramo della famiglia Polo alla
quale Marco apparteneva, fu originariamente scritto da Rustichello in
lingua d'oil, cioè nel francese medievale che, soprattutto nel
Norditalia, era la lingua intellettuale d'eccellenza dopo il latino.
Il
successo dell'opera poliana, nonostante essa sia rimasta bruscamente
incompiuta, è stato talmente grande nei secoli, con copie,
rifacimenti e rimaneggiamenti in molte lingue, da aver infine creato
una serie di problemi agli studiosi, primo fra i quali la perdita del
manoscritto originale, che non è mai stato ritrovato. Per curiosità
possiamo riportare che, ad aggi, le copie più autorevoli e fedeli
dello scritto di Rustichello sono due: la più importante, in lingua
franco-italiana, si trova presso la Biblioteca Nazionale di Parigi,
mentre l'edizione latina, più curata e precisa (anche se
parzialmente ridotta), è stata rinvenuta solo nel 1932 presso
l'Archivio Capitolare di Toledo, a coronamento dello sforzo del
mecenate inglese Sir Percival David e dopo i monumentali studi
sull'argomento condotti dal torinese Luigi Foscolo Benedetto.
Venendo
brevemente ai contenuti va detto che il testo è, se non brillante,
quantomeno molto curioso, soprattutto nella prima parte, e si
presenta come una sorta di zibaldone di geografia, etnologia, arte
della mercanzia ed infine, più fiocamente, di storia. E' per lo più
scritto in brevi capitoli, i quali molto spesso prendono la forma
dell'aneddoto.
L'episodio
più gustoso, alla mia lettura, è stato quello della tovaglia di
'salamandra' (cioè di amianto) che il Gran Khan avrebbe inviato in
dono al pontefice e sulla quale sarebbe stato ricamato un verso del
Vangelo di Matteo.
E
poi ancora si legge di: pozze di olio sorgivo (petrolio) trovate in
Georgia ed usate per ungere uomini ed animali contro la rogna,
unicorni, l'arca di Noè in Armenia, l'uso di prestare le mogli ai
forestieri ed il particolare gusto dei mariti becchi, prove di
verginità, previsioni astrologiche, pesci pelosi, cannibali, gemme
di dimensioni straordinarie, misurazione delle ombre come auspicio
mercantile e, tra il buffo ed il grottesco, la descrizione del modo
di orinare delle donne russe.
Non
sorprende dunque che ogni epoca, anche la nostra, abbia avuto
intellettuali affascinati e suggestionati dal testo poliano: Primo
Levi, ad esempio, nel 1981 ne pubblicò alcuni stralci nell'antologia
intitolata “La ricerca delle radici”; mentre Umberto Eco volle
sottolinearne la modernità del testo, soprattutto per la visione
nuova ed empirica del mondo promossa nel XIII secolo dal mercante
veneziano. Italo Calvino infine, con le “Le città invisibili”
(1972), ne propose addirittura un rifacimento in chiave moderna.
Antonio
di Biase
Bibliografia:
- “Milione” a cura di Alvaro Barbieri, Ugo Guanda Editore, per la “Collana di scrittori italiani” diretta da Dante Isella e Giovanni Pozzi, 1998 – Collocazione S III 2821 della Biblioteca di Varese.
- “I libri di viaggi”, da pag. 143 a 153 de “La letteratura”, Vol 1, Baldi Giusso Razetti Zaccaria , Paravia, 2006.
Fonte iconografica: www.telegraph.co.uk
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