Riflessione: la persona nella Bibbia
Scrive P.
Beauchamp, «Nella Bibbia non troviamo un vocabolo che sia equivalente alla
nozione di Persona», in L’idea di Persona
a cura di V. Melchiorre, Pubblicazioni dell’Università Cattolica, Milano 1996,
p. 33. Pero vi è forte l’idea dell’eletto, e questo rimanda all’unico. L’insieme degli eletti
costituisce il popolo eletto. Un esempio di questa unicità dell’uomo dinnanzi a
Dio è data dal Salmo 91:
[1] Tu
che abiti al riparo dell'Altissimo
e dimori
all'ombra dell'Onnipotente,
[2] dì al
Signore: "Mio rifugio e mia fortezza,
mio Dio, in cui confido".
[3] Egli
ti libererà dal laccio del cacciatore,
dalla peste che distrugge.
[4] Ti
coprirà con le sue penne
sotto le sue ali troverai rifugio.
[5] La
sua fedeltà ti sarà scudo e corazza;
non
temerai i terrori della notte
né la
freccia che vola di giorno,
[6] la
peste che vaga nelle tenebre,
lo
sterminio che devasta a mezzogiorno.
[7] Mille
cadranno al tuo fianco
e
diecimila alla tua destra;
ma nulla
ti potrà colpire.
[8] Solo
che tu guardi, con i tuoi occhi
vedrai il
castigo degli empi.
[9]
Poiché tuo rifugio è il Signore
e hai
fatto dell'Altissimo la tua dimora,
[10] non
ti potrà colpire la sventura,
nessun
colpo cadrà sulla tua tenda.
Questa
unicità che prefigura la persona è correlata strettamente al cuore. Nella
Bibbia, il cuore è la sede non solo dell'attività spirituale, ma di tutte le
operazioni della vita umana. "Cuore" ed "anima" sono la
stessa cosa. In questo senso "cuore" non è mai attribuito agli
animali. Così nel Deuteronomio (6,5),
è scritto: Tu amerai dunque il Signore tuo Dio, con tutto il cuore, con
tutta l'anima tua e con tutte le tue forze ... ed anche nel vangelo è ripreso questo concetto, ad es. in Mt 22,37: Gesù gli disse: «Ama il Signore Dio tuo con
tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Ed
ancora in Mc, 12,30-33, ove Gesù sintetizza la Legge, che ha a che fare
direttamente col cuore, perché è scritta nel cuore, come se Dio avesse impresso
nell’anima i nomoi, che sono innati: Ama
dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l'anima tua, con
tutta la mente tua, e con tutta la forza tua". Il secondo è questo:
"Ama il tuo prossimo come te stesso". Non c'è nessun altro
comandamento maggiore di questi». Lo scriba gli disse: «Bene, Maestro! Tu hai
detto secondo verità, che vi è un solo Dio e che all'infuori di lui non ce n'è
alcun altro; e che amarlo con tutto il cuore, con tutto l'intelletto, con tutta
la forza, e amare il prossimo come se stesso, è molto più di tutti gli
olocausti e i sacrifici. Su questa
base il cristianesimo, soprattutto a partire da San Paolo ha costruito il
concetto di Persona. Il cristianesimo dei primi secoli volle usare il termine persona
per chiarire le relazioni intercorrenti tra il Padre, il Figlio e lo Spirito
Santo. La persona o ipostasi, dunque, fu estesa dalla deità
all’uomo. La scelta fu molto felice, anche
se fu proprio alla base della famosa controversia trinitaria non sopita nemmeno
dalle decisioni del Concilio di Nicea (325). Bisognò attendere San Tommaso per
una formulazione della persona: in Dio la relazione non è un accidente, ma la
stessa essenza divina; di conseguenza la persona è divina. Come l'essenza
divina è Dio, così la paternità divina è Dio Padre, la figliolanza divina è Dio
Figlio e l'amore divino Dio Spirito Santo. Nella filosofia tomistica l'uomo è
persona in quanto natura distinta. San Tommaso aveva messo l'accento
sull'essenza della persona, rationalis naturae individua substantia (Summa
Theol., I, q.29, ad 1), ma c’è una differenza di fondo tra individuo e
persona, come scriveva Mounier:
Ogni persona ha un significato tale da non poter essere sostituita nel
posto che essa occupa nell'universo delle persone. Tale è la maestosa grandezza
della persona che le conferisce la dignità di un universo; e tuttavia la sua
piccolezza, in quanto ogni persona è equivalente in questa dignità, e le
persone sono più numerose delle stelle. Il valore irrinunciabile della
persona è correlato a quello della famiglia, che deve essere fondato sulla
fedeltà e sull’amore coniugale. L’insieme delle persone costituisce la
famiglia, l’insieme delle famiglie costituisce la società civile, che deve
essere fondata sulla solidarietà e sulla giustizia sociale. Lo Stato deve
adeguarsi al diritto naturale, che è la legge eterna, come la definiva San
Tommaso, voluta da Dio, oltre a quella rivelata. Solo in questo senso potremmo
cogliere il rapporto profondo con Dio, che è rapporto tra persone o meglio tra
la nostra persona e le Persone di Dio: il Padre, il Figlio e lo Spirito. E noi
siamo persona proprio in virtù di questa relazione con Dio, per cui godiamo per
partecipazione, la metessi platonica, delle Persone divine e nello stesso tempo
possiamo rapportarci agli altri ed a noi stessi. Le tre anime, come Platone le
definiva, la concupiscibile, l’irascibile e la razionale vivono in noi. Un
esempio di questo intimo rapporto con Dio ci è dato dal Singolo davanti a Dio
di Kierkegaard. Il Singolo per Kierkegaard ha una grandissima importanza poiché
è creato ad immagine di Dio. Kierkegaard, in base a tale realtà, attacca la
filosofia speculativa e il sistema hegeliano. L'esistenza per il filosofo
corrisponde alla realtà singolare, cioè al singolo. La filosofia sembra essere
interessata soltanto ai concetti: si preoccupa solo di quell'esistente concreto
che possiamo essere io e tu, e non dell'irripetibilità e singolarità della
persona. Il singolo in sostanza è il punto su cui egli converge la sua
filosofia. Contro i concetti rivendica l'esistenza. Il singolo è la categoria
attraverso cui devono passare il tempo, la storia e l'umanità. Ed è il singolo
l'unica alternativa all'hegelismo poiché per Hegel ciò che conta è l'umanità.
Per Kierkegaard il singolo è la contestazione e la confutazione del sistema,
della forma di immanentismo e panteismo con cui si tenta di ridurre e di
riassorbire l'individuale nell'universale. Il singolo diviene così baluardo
della trascendenza. La persona si erge contro il cristianesimo universalmente
diffuso e l'organizzazione sociale dell'umanità come folla. Il singolo si pone
nel cammino di riconoscere il proprio io a poco a poco: ne segue la gradualità
della vita e gli stadi che impongono nell'esistenza una crescita umana. Prendiamo un passo del Diario di un
seduttore: Ella è davvero bella! Povero specchio,
deve essere un tormento, fortuna che non sei geloso,. Il suo viso è d'un ovale
perfetto, ed ella tiene il capo leggermente reclinato così che, limpida e
superba, la sua fronte pare innalzarsi senza che il pensiero la solchi d'una
minima ruga. I suoi neri capelli si raccolgono, sottili e morbidi, sulla
fronte. Il suo volto è come un frutto, ogni tratto dolcemente pronunciato; la
sua pelle, lo sento con gli occhi, è diafana, come velluto toccarla. I suoi occhi:
oh! Ancora non li ho veduti, ché sono nascosti dalla frangia di seta si quelle
ciglia adunche come uncini pericolosi per chi vuole penetrare il suo sguardo.
La sua testa è una testa di Madonna, purezza e innocenza l'improntano. Ella si
china come una Madonna, ma non si perde nella contemplazione dell'unico, il che
dona una variazione all'espressione del suo volto. Ciò che ella contempla è il
Molteplice, il Molteplice sul quale il lustro e lo splendore terreni gettano un
loro riflesso. Si leva un guanto per mostrare allo specchio e a me una mano
destra bianca e perfetta come marmo antico, senza alcun ornamento e neppure il
liscio anello d'oro al terzo dito - brava! Ella solleva gli occhi: come tutto
in lei si trasfigura, pur rimanendo invariato! La fronte è un po' meno alta, il
volto un po' meno regolarmente ovale ma più vivo. Anche qui, in qualunque
senso, pur nella dispersione della personalità, tipo il pirandelliano Uno, nessuno, centomila, il Singolo che
è la Persona per eccellenza - e torniamo all’assunto di fondo già evidenziato a
principio di questo percorso (Persona=singolo=unico=eletto), - si trova sempre,
volente o nolente, a doversi confrontare con sé stesso in tutti gli stadi della
vita, ad esempio quelli kierkegaardiani: estetico, etico, religioso. Passiamo
all’ultimo punto: il contributo della Chiesa orientale alla costruzione del
concetto di persona è fondamentale. Anzi la persona è un ponte di collegamento
ecumenico tra le chiese ed è fondamentale. Nella Chiesa orientale la persona che entra nella vasca battesimale
non è vista come quella persona che ne emerge. Perciò alla persona viene dato
un nuovo nome, usando sempre ed esclusivamente il nome di un santo. Altra nota
ad esempio è la percezione della condizione "miracolosa" dei resti
mortali o reliquie, anche se questo da solo non è considerato sufficiente. In
alcuni paesi Ortodossi è prassi di rimuovere le tombe dopo tre o cinque anni, a
causa dello spazio limitato. Le ossa vengono lavate rispettosamente e poste in
un ossario, spesso con il nome della persona scritto sul cranio.
Occasionalmente, quando un corpo viene esumato avviene qualcosa ritenuto
miracoloso, che mostra la santità della persona. Per quest’ultimo obiettivo
abbiamo preso in esame un passo di Isacco di Ninive: Beato colui il cui cuore è stato aperto e che ha percepito qual che Dio
farà al genere degli esseri dotati di ragione. È mirabile come la nature
intellegibili sopportino questa gioia, esse che conoscono esattamente questa
speranza, dove siano invitate esse stesse e noi. (Isacco di Ninive, La conoscenza di Dio, Mondadori, Milano
1985, p. 38). Che meravigliosa descrizione della persona umana! La letteratura
in tal senso è immensa, ma ci fermiamo qui. Non ci meravigliamo affatto che
leggiamo ne I fratelli Karamazov che
c’è un grosso libro con la copertina gialla che copre, nella stanza di
Smerdjakov il denaro che fu il movente del delitto. Quando Ivan Karamazov legge
il titolo, si tratta de I sermoni del
nostro santo padre Isaak il Siro, un libro che Dostoevskij possedeva e dal
quale ha tratto molti spunti, soprattutto nella parte del romanzo dove lo
staretz Zosima parla dell’amore di Dio.
Vincenzo Capodiferro
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