11 marzo 2013

"Eleonora, Gabriele e il teatro": recital il 12 marzo al Teatro Sociale di Busto Arsizio (Va)



E’ un gossip d’altri tempi quello che va in scena martedì 12 marzo, alle ore 21, al ridotto «Luigi Pirandello», sala piccola del teatro Sociale di Busto Arsizio. Protagonisti sono i fondatori ufficiali del divismo di coppia: Gabriele D’Annunzio, uno dei maggiori esponenti del Decadentismo italiano, la cui vita di vizi e di megalomanie ostentate ha fatto parlare più della propria opera letteraria e drammaturgica, ed Eleonora Duse, straordinaria attrice drammatica che infiammato le platee di mezzo mondo e che ha incantato personaggi del calibro di Anton Cechov, Charlie Chaplin, Isadora Duncan e Matilde Serao.

A raccontare la loro intesa e travagliata storia amorosa e professionale sarà il recital «Eleonora, Gabriele, il teatro», promosso dall’associazione culturale «Educarte», con il patrocinio e il contributo economico dell’Amministrazione comunale di Busto Arsizio, in occasione dei centocinquanta anni dalla nascita di Gabriele D’Annunzio. Sul palco saliranno gli attori Ambra Greta Cajelli, Gerry Franceschini, Mario Piciollo e Anita Romano, con gli allievi di «Officina della creatività». Firma la regia Delia Cajelli. Movimenti scenici e coreografie sono a cura di Elisa Vai. Luci e fonica vedranno all’opera Maurizio «Billo» Aspes.

«Gli perdono di avermi sfruttata, rovinata, umiliata. Gli perdono tutto, perché ho amato». E’ la frase con la quale Eleonora Duse, morendo a migliaia di chilometri di distanza dal proprio Paese natale, sola e gravemente malata, congeda per sempre l’amato.

La passione tra questi due leggendari protagonisti della cultura italiana di fine Ottocento e inizio Novecento scoppia a Venezia nel settembre 1894 e dura una decina d’anni. Attrazione fisica, curiosità intellettuale e interesse pratico caratterizzano la relazione, durante la quale lo scrittore pescarese compone cinque opere teatrali dedicate all’attrice -«Sogno di un mattino di primavera», «La Gioconda», «La gloria», «Francesca da Rimini» e «Sogno d’un tramonto d’autunno»- e l’artista veneta sostiene finanziariamente le imprese artistiche e le dissolutezze del compagno, amandolo contro ogni ragionevolezza. Numerosi sono, infatti, i tradimenti sentimentali e professionali che la «Divina» deve sopportare: l'alcova del «Vate» continua a essere affollata di donne. I suoi segreti più intimi vengono messi nero su bianco nel romanzo «Il fuoco». Due grandi tragedie dannunziane a lei destinate, «La città morta» e «La figlia di Iorio», vengono affidate, all’ultimo, dal suo stesso amante ad altre due interpreti: Sarah Bernhardt ed Irma Gramatica. Ed è proprio l'assegnazione della parte di Mila di Codra a un'altra donna a decretare la fine della relazione tra la Duse e il «Comandante». «Il teatro è un mostro che divora i suoi figli: devi lasciarti divorare» è il biglietto che l'attrice si vede recapitare a casa da un fattorino, venuto a prendere il costume di scena per «La figlia di Iorio», a pochi giorni dal debutto, quando lei sa già tutto il copione a memoria. Di fronte all'evidenza del tradimento, l’attrice scrive all’amante: «Non ti difendere, figlio, perché io non ti accuso. Non parlarmi dell'impero della ragione, della tua vita carnale, della tua sete, di vita gioiosa. Sono sazia di queste parole! Da anni ti ascolto dirle…Parto di qui domani. A questa mia non c'è risposta». In effetti, non ci fu mai una replica a quell’addio, se non molti anni dopo, quando Gabriele D’Annunzio, alla notizia della scomparsa dell’attrice, da lui affettuosamente denominata Ghisola, disse: «E’ morta quella che non meritai», conservandone per sempre il ricordo attraverso un busto velato, esposto nell’«Officina» del Vittoriale.

A tessere il filo rosso della trama di «Eleonora, Gabriele, il teatro», recital proposto proprio nel giorno dell’anniversario dannunziano, saranno alcune delle pagine che il «Vate» scrisse per la sua amata, da una selezione di lettere tratte dall’«Epistolario» a brani del romanzo «Il fuoco», passando per passi scelti delle tragedie «Francesca da Rimini», «La città morta» e «La figlia di Iorio».

Posto di rilievo nella rappresentazione, che narrerà anche il sogno dei due amanti di costruire un teatro all'aperto ad Albano, dove mettere in scena testi classici e tragedie moderne, sarà, inoltre, dedicato al tema del paesaggio e alle favole ancestrali e mitiche della terra d’Abruzzo, attraverso la lettura drammatizzata di liriche quali «La pioggia nel pineto», «Pastori d’Abruzzo» e «Sera fiesolana».

L’associazione culturale «Educarte» punterà i riflettori sull’opera drammaturgica di Gabriele D’Annunzio anche nella stagione 2013/2014, mettendo in scena nella serata di giovedì 28 novembre, alle ore 21, «La figlia di Iorio», opera universalmente considerata il capolavoro drammatico dello scrittore pescarese, già affrontata dalla regista Delia Cajelli nel 1988 per un allestimento andato in scena al Vittoriale e in altri teatri italiani.

In occasione dei due eventi promossi dall'associazione culturale «Educarte» per l'anniversario dannunziano, il nuovo gestore del locale «Il Caffè del teatro Sociale», la società «Davò» di Alfredo D'Ambrosio, sta ideando due aperitivi, uno alcolico e l'altro analcolico, dedicati al «Vate» e alla sua musa.

Il recital «Eleonora, Gabriele, il teatro» è a ingresso libero e gratuito.

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Fonte: Annamaria Sigalotti - Ufficio stampa Teatro Sociale

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