"Eleonora, Gabriele e il teatro": recital il 12 marzo al Teatro Sociale di Busto Arsizio (Va)
E’
un gossip d’altri tempi quello che va in scena
martedì 12 marzo, alle ore 21, al ridotto «Luigi
Pirandello», sala piccola del teatro Sociale di Busto
Arsizio. Protagonisti sono i fondatori ufficiali del divismo
di coppia: Gabriele D’Annunzio, uno dei maggiori
esponenti del Decadentismo italiano, la cui vita di vizi e di
megalomanie ostentate ha fatto parlare più della propria opera
letteraria e drammaturgica, ed Eleonora Duse, straordinaria
attrice drammatica che infiammato le platee di mezzo mondo e che ha
incantato personaggi del calibro di Anton Cechov, Charlie Chaplin,
Isadora Duncan e Matilde Serao.
A
raccontare la loro intesa e travagliata storia amorosa e
professionale sarà il recital «Eleonora, Gabriele,
il teatro», promosso dall’associazione culturale «Educarte»,
con il patrocinio e il contributo economico dell’Amministrazione
comunale di Busto Arsizio, in occasione dei centocinquanta anni
dalla nascita di Gabriele D’Annunzio. Sul palco saliranno gli
attori Ambra Greta Cajelli, Gerry Franceschini, Mario
Piciollo e Anita Romano, con gli allievi di «Officina
della creatività». Firma la regia Delia Cajelli.
Movimenti scenici e coreografie sono a cura di Elisa Vai. Luci
e fonica vedranno all’opera Maurizio «Billo» Aspes.
«Gli
perdono di avermi sfruttata, rovinata, umiliata. Gli perdono tutto,
perché ho amato». E’ la frase con la quale Eleonora Duse,
morendo a migliaia di chilometri di distanza dal proprio Paese
natale, sola e gravemente malata, congeda per sempre l’amato.
La
passione tra questi due leggendari protagonisti della cultura
italiana di fine Ottocento e inizio Novecento scoppia a Venezia nel
settembre 1894 e dura una decina d’anni. Attrazione fisica,
curiosità intellettuale e interesse pratico caratterizzano la
relazione, durante la quale lo scrittore pescarese compone cinque
opere teatrali dedicate all’attrice -«Sogno di un mattino di
primavera», «La Gioconda», «La gloria», «Francesca da Rimini»
e «Sogno d’un tramonto d’autunno»- e l’artista veneta
sostiene finanziariamente le imprese artistiche e le dissolutezze del
compagno, amandolo contro ogni ragionevolezza. Numerosi sono,
infatti, i tradimenti sentimentali e professionali che la «Divina»
deve sopportare: l'alcova del «Vate» continua a essere affollata di
donne. I suoi segreti più intimi vengono messi nero su bianco nel
romanzo «Il fuoco». Due grandi tragedie dannunziane a lei
destinate, «La città morta» e «La figlia di Iorio»,
vengono affidate, all’ultimo, dal suo stesso amante ad altre due
interpreti: Sarah Bernhardt ed Irma Gramatica. Ed è proprio
l'assegnazione della parte di Mila di Codra a un'altra donna a
decretare la fine della relazione tra la Duse e il «Comandante».
«Il teatro è un mostro che divora i suoi figli: devi lasciarti
divorare» è il biglietto che l'attrice si vede recapitare a casa da
un fattorino, venuto a prendere il costume di scena per «La figlia
di Iorio», a pochi giorni dal debutto, quando lei sa già tutto il
copione a memoria. Di fronte all'evidenza del tradimento, l’attrice
scrive all’amante: «Non ti difendere, figlio, perché io non ti
accuso. Non parlarmi dell'impero della ragione, della tua vita
carnale, della tua sete, di vita gioiosa. Sono sazia di queste
parole! Da anni ti ascolto dirle…Parto di qui domani. A questa mia
non c'è risposta». In effetti, non ci fu mai una replica a
quell’addio, se non molti anni dopo, quando Gabriele D’Annunzio,
alla notizia della scomparsa dell’attrice, da lui affettuosamente
denominata Ghisola, disse: «E’ morta quella che non
meritai», conservandone per sempre il ricordo attraverso un busto
velato, esposto nell’«Officina» del Vittoriale.
A
tessere il filo rosso della trama di «Eleonora, Gabriele, il
teatro», recital proposto proprio nel
giorno dell’anniversario dannunziano, saranno alcune delle
pagine che il «Vate» scrisse per la sua amata, da una selezione di
lettere tratte dall’«Epistolario» a brani del romanzo
«Il fuoco», passando per passi scelti delle tragedie «Francesca
da Rimini», «La città morta» e «La figlia di
Iorio».
Posto
di rilievo nella rappresentazione, che narrerà anche il sogno dei
due amanti di costruire un teatro all'aperto ad Albano, dove mettere
in scena testi classici e tragedie moderne, sarà, inoltre, dedicato
al tema del paesaggio e alle favole ancestrali e mitiche
della terra d’Abruzzo, attraverso la lettura drammatizzata di
liriche quali «La pioggia nel pineto», «Pastori
d’Abruzzo» e «Sera fiesolana».
L’associazione
culturale «Educarte» punterà i riflettori sull’opera
drammaturgica di Gabriele D’Annunzio anche nella stagione
2013/2014, mettendo in scena nella serata di giovedì 28 novembre,
alle ore 21, «La figlia di Iorio», opera universalmente
considerata il capolavoro drammatico dello scrittore pescarese, già
affrontata dalla regista Delia Cajelli nel 1988 per un allestimento
andato in scena al Vittoriale e in altri teatri italiani.
In
occasione dei due eventi promossi dall'associazione culturale
«Educarte» per l'anniversario dannunziano, il nuovo gestore del
locale «Il Caffè del teatro Sociale», la società «Davò»
di Alfredo D'Ambrosio, sta ideando due aperitivi, uno
alcolico e l'altro analcolico, dedicati al «Vate» e alla sua
musa.
Il
recital «Eleonora, Gabriele, il teatro» è a ingresso
libero e gratuito.
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Fonte: Annamaria Sigalotti - Ufficio stampa Teatro Sociale
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Fonte: Annamaria Sigalotti - Ufficio stampa Teatro Sociale
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