12 novembre 2009

Libri: "Mario Capagloriosa" di Rosaria Tenore

Recensione di Rosa Aimoni
Questo libro narra la storia, mettendone in evidenza soprattutto l’aspetto caratteriale, di Mario, denominato “Capagloriosa”.
Già dal soprannome del protagonista si può evincere il lato più prorompente della sua personalità: quello che noi con superficialità definiremmo “testardaggine”, dando al temine un’accezione esclusivamente negativa, è invece uno dei tratti più avvincenti di Mario.
Egli è un meccanico, un vero e proprio genio della riparazione delle macchine; fin da ragazzo dimostra un’elevata propensione per questo lavoro che, con il suo operato, si trasforma in una vera arte. L’arte di riparare le macchine, anche quelle agricole, quelle di cui i contadini non possono fare a meno. Quelle macchine che a volte, dimostrando quasi di avere un’anima, si fermano, per ripartire solo dopo essere state curate da Mario, l’unico a sapere realmente come prenderle.
“Capagloriosa” è il soprannome di un uomo ostinatamente attaccato agli antichi valori e che a volte è capace anche di mettersi contro tutti pur di difenderli. Nonostante le continue sollecitazioni esterne, Mario rinuncia a svolgere quelle attività che, pur essendo remunerative, sono però moralmente pregiudizievoli.
Egli impersona l’essenza di una solidarietà che ora, purtroppo, non esiste quasi più. Mario come personaggio si erige nel libro a simbolo di quell’unione fra lavoratori oramai perduta; la sua figura si contrappone con forza al modo di essere della società contemporanea che invece vive sotto il segno dell’individualismo.
Il talento che Mario possiede gli conferisce anche una sorta di assoluto rispetto da parte dei suoi concittadini; la sua attività nel paese è indispensabile soprattutto agli agricoltori che senza quelle grandi macchine non possono lavorare.
Tutti hanno chiesto, almeno una volta, l’intervento di Mario, che però non è disponibile a lavorare per tutti, perché egli non mette la sua arte a disposizione di chi non gli è simpatico, nemmeno se è disposto a pagarlo il doppio.
Il suo attaccamento ai valori si evince anche attraverso la sua ostinata contrarietà ad ogni forma di progresso, ritenuta da lui non necessaria. Mario, ad esempio, non vuole il telefono in casa, che considera un oggetto inutile.
Se la figura di Mario potesse trasformarsi in pensiero vivo nella nostra mente ci suggerirebbe, probabilmente, che molte delle cose che noi abbiamo sono forse superflue.
Se Mario fosse il versetto di una poesia ci direbbe di rimando che forse basta poco per essere felici.
Se Mario fosse una frase scritta in un giornale ci comunicherebbe con enfasi che ogni lavoro può trasformarsi in un’arte se svolto davvero con passione.
Mario però non è un pensiero, non è un versetto, non è una frase di un giornale. E’ un personaggio realmente esistito e descritto con maestria in un libro: un romanzo, breve e intenso, che va sicuramente letto.
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