18 dicembre 2008

I giapponesi e la fine dei tonni

di Augusto da San Buono

Ogni anno in questo periodo i tonni, seguendo le correnti, lasciano il freddo dell’Oceano Atlantico per entrare , attraverso lo stretto di Gibilterra, nelle più tiepide acque del Mediterraneo, dove si riprodurranno. I banchi di tonni costeggiano la Spagna, le Baleari e giungono in Sardegna. Qui si dividono : una parte si dirige verso l’Elba, un’altra scende in Sicilia e, lungo la costa tirrenica, va da capo Lilibeo a capo Peloro, per poi scendere a capo Passero. Quindi risalgono e si dirigono verso la Puglia e la Campania, costeggiando la Calabria nei due versanti, jonico e tirrenico. La femmina nuota placidamente in profondità, attorniata da quattro cinque maschi pronti ad entrare in azione e fecondare la nuvola lattiginosa delle uova che si spande nell’acqua. Giunti alla fine di questa romantica crociera , paghi del lavoro compiuto, i tonni ritornano negli spazi sconfinati dell’oceano atlantico. Ma nello svolgimento di questo viaggio attraverso il mediterraneo molti di loro , un tempo , venivano catturati , finendo nelle reti dei tonnaroti che, guidati dai loro rais, ingaggiavano con i tonni una lotta atavica, fatta di sangue, di mare, muscoli e preghiere, la famosa “mattanza” . Ricordo storie fantastiche e tragiche di “pesche miracolose” di tonni con cui venivano sfamati interi paesi costieri della Puglia , della Calabria e della Sicilia. Ora questo ciclo produttivo del tonno nel “mare nostrum” rischia di scomparire, perché, a causa della bontà delle sue carni, specialmente nella varietà di tonno rosso, il prelibato pesce è diventato oggetto di una caccia spietata che ha finito di ridurne drasticamente la popolazione, mettendone a rischio la stessa sopravvivenza. Il boom è avvenuto (e te pareva!) in Giappone , dove il tonno viene usato per preparare il sushi e dove i ristoranti, per averne un esemplare gigante, (possono arrivare fino a 700 chili) sono disposti a pagare fino a centomila euro. L’ingente consumo di sushi e sahshimi ha determinato l’insorgere di una domanda in continua espansione e ha spinto l’industria ittica a studiare sistemi di pesca sempre più sofisticati ed efficienti che si avvalgono anche dell’ausilio di rilevamenti satellitari e avvistamenti aerei. Lo sguardo vigile del rais è stato sostituito dall’occhio infallibile di un satellite, le barchette dei tonnaroti da enormi pescherecci giapponesi, coadiuvati da elicotteri e veloci motobarche che circondano i banchi dei tonni per farli rallentare. Vengono così catturati centinaia di tonnellate di pesce, immediatamente congelati nella nave stessa. Si tratta di vere e proprie fabbriche galleggianti. Questo tipo di pesca, così lontana dalla mattanza tradizionale, rischia l’estinzione del tonno. Lo ha detto a chiare note la scienziata americana Barbara Block, lo hanno ribadito Thortonsen e Gunnarson , scienziati scandinavi. Per scongiurare questa tragedia bisogna necessariamente porre in essere delle regolamentazioni più rigide di quelle adottate finora, bisogna adottare delle misure restrittive a salvaguardia del pesce più rappresentativo della cucina italiana. Nel frattempo , i nostri ultimi rais e tonnaroti rimasti , quelli di Favignana e Carloforte , (si tratta di centinaia di famiglie che vivevano della pesca del tonno ) stanno chiudendo bottega, perché le flotte giapponesi , con barche da diecimila tonnellate, per mezzo di sonar e segnalazioni satellitari, individuano i banchi di tonni in arrivo subito dopo lo stretto di Gibilterra, li accerchiano e li catturano, e nel Mediterraneo ne arrivano ormai davvero pochi.
Poveri tonni, alle prese coi giapponesi, non so proprio se per voi ci sarà un futuro!
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Fonte fotografica: www.gardalakediving.it
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