27 ottobre 2008

Rose Madder

ROSE MADDER di Stephen King
© 1996 Sperling & Kupfer Editori S.p.A. ISBN 88-200-2134-X
86-I-96 pag. 511

Rosie è da 14 anni che vive con Norman, un marito brutale e violento.
14 anni in cui ha conosciuto le umiliazioni peggiori e le botte.
Come la maggior parte delle donne che subiscono questo tipo di violenza, ha taciuto, giustificato; per paura, per vergogna, per una sorta di senso di colpa, quasi fosse sua la causa di tutto quel dolore.
Un giorno, rifacendo il letto, nota una minuscola gocciolina di sangue che si è asciugata sul lenzuolo. Sangue suo, perso dal naso in seguito a un colpo datole da Norman. E capisce che non può più continuare così, perché, prima o poi, suo marito finirà per ucciderla.
Intimorita, fugge da casa con solo ciò che ha addosso. Scappa lontano e, giunta nella stazione di una città a lei sconosciuta, trova aiuto presso le figlie e sorelle, un centro che ospita altre donne con trascorsi come i suoi.
Qui inizia il suo periodo di ripresa della consapevolezza di essere una donna che merita tutto il rispetto, come chiunque.
Fin qui è una storia che potremmo definire “normale”, ma King sa aggiungerci sapientemente un pizzico di paranormale che porta la storia a prendere una strada imprevista.
Rosie acquista un quadro, una tela che raffigura una donna vista di spalle, con la mano sollevata a schermarsi gli occhi, mentre guarda lontano, in direzione di un tempio.
Lo porta nel suo monolocale e, dopo poco tempo, si accorge che il quadro… cambia. Che delle cose escono dalla tela: dei grilli, dei fiorellini. Fino a quando la stessa Rosie entra nel quadro.
Nel frattempo, Norman, non si è arreso all’affronto fattogli dalla moglie, da bravo poliziotto ha fatto numerose ricerca fino a quando non la trova.
Ormai pazzo diviene una bestia fuori controllo.
Sarà la donna ritratta nel quadro, Rose Madder, a ucciderlo e a liberare Rosie dal suo incubo peggiore. Ci sono tre punti di forza in questo romanzo che vorrei sottolineare: psicologicamente King sa immedesimarsi molto bene sia nei personaggi vittima, che nel persecutore.
Il secondo punto è la descrizione, prima fatta dal punto di vista di un personaggio, per poi tornare indietro di un passo e mostrarlo come l’ha visto l’altro, fornendoci, quindi, una visione a 360 gradi.
Terzo, anche se in modo breve e affrettato in confronto al resto del romanzo, tratteggia una caratteristica piuttosto comune in chi ha subito violenza: capita che a sua volta diventi aggressivo.
Un libro al femminile, scritto con tocchi mirati e efficaci.
Anche se datato, comunque attualissimo.

© Miriam Ballerini
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