29 maggio 2008

Teatro – la recensione di Bruna Alasia

OMAGGIO A FRIDA KAHLO
monologo scritto da Valeria Moretti e interpretato da Enrica Rosso
Dal Salottolmino di Roma in tournée italiana


“Una bomba avvolta in un nastro di seta”

Magdalena Carmen Frida Kahlo y Calderon - la grande pittrice messicana nata nel 1907 e morta pressoché sconosciuta a soli quarantasette anni dopo una vita di grande sofferenza, divenuta artista di culto da un decennio, quando le mostre si sono susseguite a New York e un suo ritratto è stato venduto per un milione e mezzo di dollari - non cessa di affascinare i posteri. Dopo le numerose biografie e il film con Salma Hayek diretto da Julie Taymor, numerosi gli adattamenti teatrali.
Sui palcoscenici italiani arriva ora il testo di Valeria Moretti, interpretato da Enrica Rosso – vista recentemente in Apnea, L’uomo in più, Preferisco il rumore del mare - che calza il personaggio alla perfezione per l’ accento straordinariamente esotico e il fisico che ricorda la minuta, fiera e magnetica Frida.
Valeria Moretti è nota per aver portato sulla scena biografie di grandi donne, basti citare l’ultima e fortunata “Chanson Colette”, commedia con Lucia Poli che racconta la vita dell’omonima scrittrice. L’omaggio a “Frida Kahlo”, partito il 28 maggio dal Salottolmino di Roma, toccherà varie città italiane entro il 2008.
Per comprendere lo spettacolo è bene rammentare che il 17 settembre 1925 Frida Khalo, allora diciottenne, attraversava Città del Messico su un autobus: in quel periodo nella capitale messicana venivano esposti piccoli quadri votivi dedicati alla Santa Vergine, chiamati “retablos”, come ringraziamento per scampati incidenti, visto che i mezzi di trasporto erano guidati con spericolatezza da corrida. L’infortunio accaduto a Frida non fu un caso isolato, ma certo uno dei più terribili: le si spezzarono la colonna vertebrale, l’osso del collo, la terza e la quarta costola, la gamba, il piede, la spalla, le pelvi si ruppero in tre punti e una ringhiera entrata dall’addome uscì dalla vagina. Mai più la sua vita fu uguale.
Il trascinante monologo di Valeria Moretti sintetizza con passione e semplicità le tappe dell’esistenza al limite, l’anima complessa e “doppia” di questa artista segnata da un destino che la vede lottare contro la solitudine e la morte, avvenuta a soli 47 anni. Enrica Rosso rende bene il lamento di una donna ferita, l’angoscia per l’amore non corrisposto dal marito Diego Rivera, anch’egli pittore ma, al contrario di Frida, baciato da un successo che oggi va scemando. Entrambe ci restituiscono un’immagine nitida del personaggio e della sua pittura, definita mirabilmente da André Breton: “una bomba avvolta in un nastro di seta”.
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