04 febbraio 2007

Giancarlo Menotti

L’ambasciatore
dei due mondi di Antonio V. GELORMINI

Distinto, ammaliante, affascinante. Questa fu l’impressione, mia e dell’amico bolognese esordiente fotografo, che avemmo di Giancarlo Menotti, quando ci accolse nell’incantevole soggiorno con vista sulla piazza del Duomo di Spoleto. Era una soleggiata mattina di luglio, durante un Festival di circa 25 anni fa.

Chiedevamo irrispettosamente il suo intervento, per rendere possibile un servizio fotografico con un allora sconosciuto Patrick Dupont. Ballerino emergente e futura etoile, nonché Direttore artistico, dell’Opera di Parigi quando sarà chiamato a succedere a Rudolf Nurejev. Temevamo l’offesa, ottenemmo invece la squisita disponibilità di un signore d’altri tempi, lusingato e gratificato dalla nostra attenzione verso un giovane talento, da lui scoperto e portato in Italia. Oltre che: “Divertito”, disse proprio così, “dal poter sentirsi utile”.

Sconosciuto ai più in Italia, come musicista, compositore, librettista e regista, lo è stato maggiormente come animatore ed organizzatore di eventi musicali e culturali. In particolare, ha legato il suo nome al Festival dei Due Mondi di Spoleto. Da 50 anni l’appuntamento più raffinato e qualificato della vita culturale italiana che, a partire dal dopoguerra, ha fatto conoscere tutto ciò che di moderno, dalla musica alla danza al teatro, si produceva in America e che da noi era praticamente ignoto.

Era nato a Cadegliano, vicino a Varese, 95 anni fa. Undicenne e studente al Conservatorio di Milano già compose e firmò la sua prima opera. Su suggerimento nientemeno che di Arturo Toscanini si trasferì a Philadelphia, diventando un compositore molto rappresentato all’estero e messo al bando in patria. Rifiuto del fascismo prima e passioni non ortodosse per l’epoca, poi, crearono per lungo tempo una certa distanza col nostro Paese.

Una lunga vita vissuta ai massimi livelli di cultura, arte e mondanità. Fu interlocutore di personaggi come Charlie Chaplin, Thomas Mann e Greta Garbo. Poteva vantare l’amicizia di autori come Samuel Beckett e Dimitrij Sciostakovic. Si permetteva il lusso di avere al suo Festival: Pablo Neruda, Pier Polo Pasolini, Salvatore Quasimodo, Ezra Pound, Eugenj Evtuschenko riuniti, nell’edizione 1965, in una memorabile “Settimana della poesia”.

Il Console (1950), Amelia al ballo (1937), Il telefono (1947), La Medium (1945), La Santa di Bleeker Street (1952), Juana la loca (1981), Goya (1986) e Le nozze (1988) le opere più conosciute. Il suo amico più fedele, Samuel Barber, volle essere sepolto accanto ad una tomba vuota col nome di Menotti. Fu segnato dalla sola grande e struggente passione per Thomas Shippers, il direttore d’orchestra americano “bello come una Madonna Senese” (D. Petrolati). Forse il vero ideatore del Festival, le cui ceneri lo stesso Menotti volle che riposassero in Piazza Duomo a Spoleto.

Giancarlo Menotti è stato definito il personaggio ponte tra gli Stati Uniti e l’Italia sul grande oceano della cultura. Con lui cala davvero il sipario sul Novecento. Un altro grande gentiluomo proveniente dal varesotto, che in pochi giorni, dopo Leopoldo Pirelli, vola verso i sentieri infiniti dell’immortalità. Un itinerario indubbiamente più leggero, per chi ha trascorso l’intera vita a cavallo tra due mondi.

(gelormini@katamail.com)
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