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Visualizzazione dei post da ottobre, 2006

Le mille maschere di Gioacchino Rossini

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di Augusto da San Buono “Il fatto è, caro amico, che Rossini era un bipolare, come tanti altri geni “- mi dice il maestro Luigi Solidoro, che si è appena esibito al pianoforte con alcune ouvertures rossiniane. “Ma , in fondo, - ammicca sorridente - non siamo un po’ tutti bipolari?”. Beh, in effetti viviamo un po’ tutti costantemente “in bilico”, come il protagonista di un celebre romanzo di Saul Bellow, tra euforia e apatia, tra gioia e disperazione, siamo il giorno e la notte, l’estate e l’inverno, l’infanzia e la vecchiaia, l’esaltazione e l’abbattimento, con tutte le infinite gradazioni. Poi un giorno il cervello fa clic e tu cominci a sprofondare verso il nulla. Come capitò a Rossini, probabilmente dopo la morte della madre, Anna, che adorava. Il suo Mosè trionfava a Parigi, il pubblico lo reclamava con un uragano di applausi e lui, nell’inchinarsi, piangeva e mormorava: “Ma lei è morta”. Una sofferenza devastante che lo condusse sull’orlo della demenza. A distanza di un anno Rossi...

La falce della luna

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La falce della luna di Francesco Ogliari (tratto da "La Prealpina" del 15 ottobre 2006) L’hanno paragonata a un’immensa falce di una luna sfrangiata d’oro e argento dalla sabbia e dalle schiume del mare, da un estremo all’altro dell’arco nel quale si distendono le due Riviere.L’Appennino, come sorta di ramaglia staccata dal tronco delle Alpi, aggredisce da presso le zone costiere con le sue catene trasformate in altrettante masse rocciose dall’aspetto di ricami che si gettano a picco o dolcemente in acqua, un’acqua eternamente blu. Quando non assume tonalità nerastre su cui s’evidenzia il chiarore delle ondate nei giorni di tramontana. Le cime fanno da fondale immediato a paesaggi da presepe dove non mancano palmizi e giardini. Ci sono insenature e vallate dove meno di dieci chilometri a volo di uccello separano in dislivello di mille e trecento metri: il paesaggio montano immerge l’estremità nelle onde azzurre.Ripidi e velleitari, i corsi d’acqua s’appianano solo in prossim...

"Giorgio Germagnoli, una vita per l'educazione alpina" - Autori vari

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Autori vari Giorgio Germagnoli Una vita per l’educazione alpina Alberti Libraio Editore, Verbania, 2006 Gli anni del secondo dopoguerra del Novecento furono un periodo che vide generazioni di giovani del Verbano Cusio Ossola e del Novarese scoprire le montagne delle Alpi Pennine e Lepontine. Le Alpi, negli anni della ricostruzione e del boom economico, diventarono il terreno dove vivere grandi avventure e scoprire valori positivi nella vita. In quegli anni emerse la figura di Giorgio Germagnoli, alpinista omegnese che divenne ben presto punto di riferimento per molti giovani alpinisti. Giorgio Germagnoli (1921-1996) fu guida alpina, istruttore nazionale di sci-alpinismo ad honorem, Cusiano Benemerito, Cavaliere della Repubblica, presidente della sezione di Omegna del Club Alpino Italiano, consigliere centrale del CAl, fondatore e primo delegato del Soccorso Alpino di Omegna, presidente per trent’anni della Scuola Nazionale di Sci-Alpinismo “Massimo Lagostina”. Germagnoli fu anche figu...

La morte di Karl Marx

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di Rachele Lorusso Nella bella ed anche piuttosto umoristica biografia che il giornalista britannico Francis Wheen ha dedicato a Karl Marx - pubblicata in Italia da Oscar Storia -, è possibile trovare una pagina di grande effetto riguardante uno degli ultimi episodi conosciuti della vita del filosofo tedesco.Durante l'estate del 1880, sulla spiaggia di Ramsgate, dove era solito andare a giocare con i piccoli nipotini, il leader comunista aveva promesso di concedere un'intervista al giornalista americano John Swinton, il quale lo attese pazientemente fino all'ora di cena. Molto suggestivo e certamente più significativo di quanto non appaia ad una prima lettura, è il resoconto che Swinton ci ha lasciato a proposito di questo suo singolare incontro."Parlammo del mondo e dell'uomo, dei tempi e delle idee, con il rumore del mare che faceva da sottofondo al tintinnio dei nostri bicchieri. Il treno non aspetta nessuno e la notte è imminente. Levandosi al di sopra del conf...

"Come vivere con un uomo e riuscire ad essere felici",di Attanasio-D'Agostino

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di Lagi Da donna a donna: Punto 1: gli uomini non sono donne, una volta preso atto di questo concetto noi siamo già a metà dell’opera. Punto 2: gli uomini senza difetti non esistono e se esistono sicuramente se li sono già cuccati le altre… Punto 3: ogni convivenza è un salto nel buio, ma il salto lo facciamo soprattutto noi. Vi ho incuriosito abbastanza? Questo stralcio di “decalogo” è tratto direttamente dalla prefazione di La Pina, che impreziosisce le prime pagine del libro e che vi farà morire dal ridere sin dalle prime battute. Io non so se molte di voi si riconosceranno, o meglio, riconosceranno nel libro il proprio uomo, classificandolo magari tra l’Homo-Distratto, l’Homo Edonista Domestico, l’Homo Metro-sexual, l’Homo Russatore, l’Homo bello di Pastiglia (tutte lo vogliono e nessuno se lo piglia)... ;-) ma sono sicura che vi divertirete a scambiare 4 chiacchiere con le amiche o, perché no, a prendere un po’ in giro il vostro marito o fidanzato, partendo proprio da questo libri...

"Il deserto dei Tartari" di Dino Buzzati

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di Augusto da San Buono “Con Buzzati se ne va la voce del silenzio , se ne vanno le fate , le streghe , i maghi , gli gnomi , i presagi , i fantasmi. Se ne va dalla vita il Mistero”, scrisse Montanelli il 29 gennaio 1972 sul “Corriere della Sera", il giorno dopo la morte dello scrittore bellunese. Ma – continua Montanelli - così come se ne è andato potrebbe anche tornare , alla Buzzati, perché se c’è un qualcosa al di là di noi, nessuno se le è guadagnato più di Buzzati, che ha trascorso la vita a captarne i messaggi e a decifrarli per noi. Ora può darsi che sia lui a lanciarcene qualcuno, ma come potremo afferrarlo?...In realtà sembrerebbe che Buzzati messaggi ne avesse lanciati anche prima di morire , ma aveva fatto divieto al vescovo di Belluno ( al quale si era confessato) di non raccontarlo prima che fossero passati dieci anni. Ma qual era questo messaggio? E’ in queste parole, pubblicate sull’Avvenire: “ Un’ansia inconsueta si accende in me alla sera . come quella del tenent...

"Il senso religioso" di Luigi Giussani

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La strada di Giacobbe di A. di Biase Che cosa era – caro Gius – quell’immagine di gesso che il tuo primo maestro disegnò sulla lavagna nera? Che cosa erano quel cerchio, quel triangolo, quel punto? Che cos’era quella lettera, cosa quel numero? Erano oggetti oppure erano idee? Li conoscevi prima? Quanto sei lontano tu – maestro di realismo – dal metodo di quelli che han visto nella Storia il cammino dell’uomo? e dai quali con tanto accorgimento vorresti discostarti? Certo c’è un po’ di presunzione, diciamolo, in questa pretesa – messa per di più a preambolo – di voler affermare la verità, come se la “certezza morale” di un rabbino o di un aborigeno non potesse essere bella, forte e piena tanto quanto la tua. Però mi sei piaciuto Gius, perché non solo sei concreto, sei proprio autentico. Il tuo linguaggio colpisce perché è vero, sa di quotidiano, parla di ciò che vivi, è l’esperimento della tua vita. Più di tutto mi ha colpito una tua frase:”E’ solo il rapporto con l’al di là che rende ...

"Il conte di Montecristo" di Alexandre Dumas

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Il Barone e la Bellezza di Francesco Ogliari (tratto da "La Prealpina" del 8 ottobre 2006) Alla fine del "Conte di Montecristo", il barone Danglars, catturato dai banditi incaricati di fargli restituire il maltolto, si vede costretto per non morire d'inedia a pagare un pollo arrosto con un milione . Più o meno quel che spenderanno in Costa Azzurra altri personaggi in attesa del nuovo anno , quasi due secoli più tardi . L'uno e gli altri avranno almeno mangiato a sazietà? L'interrogativo è retorico . I prezzi raggiunti da certe vendite all'asta di mobili d'arte o di semplici mobili d'epoca - specie il Liberty e il Dèco - fanno pensare, forse con uno strappo alle regole della fantasia, proprio a questi menù che se proprio non mandano in rovina le finanze d'un comune impiegato statale non sono consentiti al giovanotto in cerca di lavoro o al manovale reclutato il mattino presto sulla piazza d'un paese del Meridione. Con quel che costa u...

Chiusura della libreria Veroni di Varese

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di Eros Barone (tratto dalla rubrica "Con rispetto parlando" de "La Prealpina" del 8 ottobre 2006) La chiusura di una libreria è sempre un evento inaspettato e inaccettabile, che richiama alla mente l'immagine di un vandalo nell'atto in cui, spinto da un risentimento cieco ed ottuso, lacera e sfregia con un coltello la tela di un bel dipinto. Nello stesso modo quell'evento ferisce il cuore e rattrista l'animo di chiunque ami la cultura, e i libri che di questa sono il principale mezzo di comunicazione. Laddove vorrei che il termine di 'comunicazione', così usurato e consunto nei nostri tempi altrettanto labili quanto telematici, fosse percepito nella sua accezione primaria e fondativa, e quindi nella sua laica sacralità, come 'ciò che si mette in comune', 'quel pane del sapere e della conoscenza che mai può essere spezzato e condiviso da soli'. Tali, o non molto differenti da queste, sono state le impressioni che ho ricevuto, ...

L’Apocalisse di Pasolini

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di Camillo Massimo Fiori (tratto da "La Prealpina" del 26 settembre 2006) Nel lontano 1975 Pier Paolo Pasolini scrisse sul "Corriere della Sera" un articolo con cui denunciò che qualcosa di terribile stava accadendo. Erano gli anni della trasformazione dell'Italia da paese agricolo a potenza industriale, da terra di emigrazione a rifugio per le masse di diseredati del terzo mondo. Il livello di benessere individuale raggiunto eguagliava lo standard americano, ma il prezzo pagato era stato altissimo.La terra era stata inquinata dai pesticidi e la campagna era sconvolta, sommersa dal cemento; gli azzurri fiumi e le rogge trasparenti si erano trasformati in cloache a cielo aperto; l'aria delle città era divenuta una miscela venefica di gas di scarico e di polveri sottili; le primavere erano diventate silenziose per la scomparsa della fauna. Le lucciole, che sono gli indicatori naturali della salubrità dell'ambiente, erano anch'esse sparite.Allora non si...

Le strade di Oriana Fallaci

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di Antonio V. Gelormini Immancabile, prematura e precipitosa, all’indomani della scomparsa di Oriana Fallaci, è cominciata la corsa alla richiesta di intitolazione di vie, strade e piazze. Qualcuno si è spinto a chiedere anche quella di un teatro (a Milano e a Varese), temendo la beffa di vedere i marciapiedi prescelti invasi da bancarelle improvvisate, djellabah di ogni fattura e profumi speziati dal forte sapore extra-comunitario. Il malvezzo italiano ai facili entusiasmi, all’esaltazione suprema sugli altari e al repentino abbandono nella polvere, in caso di caduta in disgrazia dell’osannato, ha radici antiche. Testimonia una sostanziale superficialità di fondo, che porta a lavare le coscienze con sorprendente facilità, ad inflazionare i minuti di silenzio, le medaglie, le vie e le piazze con dedica. E segnala quella dose di ipocrisia, che la Fallaci perseguiva con disprezzo e smascherava con cinica precisione. Una debolezza, purtroppo, che enfatizza e produce clamore per l’eroico...

L'arte di Mimmo Anteri

di Augusto da San Buono Metti una sera di fine maggio in una Gallipoli pietrificata innumerabile infinita eterna sempre uguale a se stessa nella sua ciclicità circolare, con un mare da darsena di luci e da catamarano blu velluto sulla riviera di levante che all’orizzonte torna ad essere il mare-madre-magma-materia che tutto accoglie. E, dietro il mare, una casa-piramide-terrazza-finestra – labirinto-melograno, una sorta di castello incantato “dai destini incrociati”, in cui vanno a convergere tredici piccoli indiani cacciatori di emozioni, “dono prezioso degli dei”, per trasformarle in qualcosa di visibile, di percepibile, di materico, attraverso le parole, la musica e la pittura. Metti un po’ di giovane Ennio Morricone dal sangue sull’asfalto, da Califfa prima e dopo l’amore, che rifà nascere Venere dalla schiuma del mare; metti una serie di tavole acriliche colorate, dove c’è spazio tempo geometria delle sofferenze e sangue, la profondità di certi strati delle carni e dell’anima, o p...

"E per tetto un cielo di stelle": storia di Salvatore Furia

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di Gianni Sparta' (tratto da La Prealpina del 24 settembre 2006) Uno psicanalista direbbe che, arrivato a Varese dalla natia Catania, Salvatore Furia ha sentito la mancanza dell'Etna. Lui ride, non lo esclude e la racconta così: «Sceso dal treno alla stazione dello Stato ho visto all'orizzonte il massiccio del Campo dei Fiori. L'ho visto per intero, dalla base alla vetta, perché a quel tempo, ottobre del 1940, lo sguardo sulla città non era oscurato dai palazzi. L'ho visto all'ora del tramonto, col sole che rosseggiava e la prima cosa che ho fatto, una volta sistemato nella casa della nuova vita, mi ci sono arrampicato in sella a una bicicletta da donna. Non me ne sono allontanato più e sono passati più di sessant'anni». Il Professore, classe 1924, è seduto alla scrivania del suo Centro geofisico dal quale ogni santo giorno alla sette della mattina detta ai lombardi le previsioni del tempo attraverso i microfoni del radiogiornale Rai e le conclude augu...