22 marzo 2016

(a cura di Vincenzo Capodiferro) STORIA DI UN “ERETICO” CONTRO UN ERETICO. Giovanni Garmaise e Giovanni Calvino (6 gennaio 1568)


(a cura di Vincenzo Capodiferro)
STORIA DI UN “ERETICO” CONTRO UN ERETICO.
Giovanni Garmaise e Giovanni Calvino (6 gennaio 1568)

La storia della famiglia Garmaise di Vandoeuvres è molto antica. Secondo André Corbaz, che ha scritto Un Coin de Terre Genevoise, Mandement et chastellenie de Jussy-l’Evesque(Ginevra 1916), la famiglia Garmaise si è stabilita a Gy nell’età della Riforma e precisamente nel 1536. I Garmaise furono iscritti nelle liste della Bourgeoisiedi Ginevra nel 1563. Il primo fu Guillaume Garmaise, a seguire Antonio Garmaise, nel 1569. Ci sono testimonianze anche più antiche di un PetrusGarmeyse (1449) e di un certo RichardusGarmesie (1524). Un PierreGarmaise è ancora attestato negli atti del Comune di Gy nel 1689 e si conservano tracce di un Antoine Garmaise, nato prima del 1715.Siamo sicuri che i figli di Antoine sono nati tra il 1735 e il 1747: Rodolphe, Antoine, Pierre, Jacques-Etienne, Marie e Abraham. Da tutti costoro che sono stati menzionati discende la mia famiglia. Ancora oggi a Ginevra c’è lo “Chemin de Garmaise”, a ricordo del noto casato, inoltre su questa via ha sede una cantina che produce un vino bianco, chiamato “RéserveGarmaise”. La storia più interessante e davvero bella è quella di Jean Garmaise: come riportano i Registres de la Compagnie despasteurs de Genève, Tomo III, anni 1565-1574, al fol. 35, a. 1568, Jean aveva messo in dubbio un passo del Vangelo di Luca e la domenica del 6 gennaio del 1568 aveva osato sfidare il grande riformatore Giovanni Calvino, dichiarandolo eretico. Naturalmente per questo atto oltraggioso Jean Garmaise fu egli stesso tacciato di eresia dagli eretici, fu condannato a chiedere perdono davanti a tutta l’assemblea dei fedeli, in ginocchio, per terra, con la corda al collo ed una torcia in mano accesa. Per punizione gli fu traforata la lingua. Fu bandito dalla città. Gli furono confiscati tutti i beni dalla Signoria di Ginevra. Le sentenze per eresia sono molto frequenti in questo periodo, sia dalla parte dei cattolici, che dalla parte dei riformati. C’è un’intolleranza d’ambo le parti, per cui ai roghi di Calvino, come di un Michele Serveto, fanno eco i roghi dei cattolici, come di un Giordano Bruno. Calvino nelle Istitutiones de cristiana religione aveva predicato il verbo della predestinazione assoluta: «Secondo ciò che la Scrittura chiaramente dimostra, noi diciamo che il Signore ha una volta deciso nel suo consiglio eterno ed immutabile, quali uomini voleva ammettere alla salvezza e quali lasciare in rovina. Quelli che egli chiama alla salvezza, noi diciamo che egli li riceve per la sua misericordia gratuita, senza alcun riguardo alla propria dignità.  Al contrario l’ingresso alla vita è precluso a tutti quelli che vuole abbandonare alla condanna: e ciò accade per un suo giudizio occulto e incomprensibile, per quanto giusto ed equo» (Inst.,7,III,62-63). Le opere, per il Riformatore ginevrino, sono segno di predestinazione. Questa affermazione, convalidata con esempi del Vecchio Testamento e immessa nel nuovo ambiente capitalistico, che non aspettava altro che la benedizione divina per i suoi traffici, divenne potente molla di sviluppo del capitalismo medesimo. Riprendendo M. Weber, L’etica protestante e lo spirito del capitalismo, la morale calvinista è un’etica del successo e giustifica l’imperativo appunto dell’etica capitalistica: arricchitevi! A questa tesi, sostenuta, tra gli altri da Sombart e Troeltsch, è stato obiettato che il capitalismo si formò in paesi nei quali il calvinismo non era ancora conosciuto, come in Inghilterra. Sarebbe contraddittorio pensare che la scrupolosa etica calvinista sia alla base di un fenomeno che è la negazione di ogni scrupolo morale. Anche Giovanni Garmaise è un predestinato: predestinato a sfidare il predestinato per eccellenza, cioè Giovanni Calvino. Jean è un “eretico” che si scaglia contro un altro eretico, un difensore della fede, che si erge contro un altro difensore della fede. L’araldo della famiglia Garmaise è singolare: stemma azzurro con braccio vestito d’argento che tiene una chiave accompagnata da una conchiglia d’oro e una spiga di grano. La chiave simbolizza non solo la fede cristiana, ma anche la città di Ginevra e della famiglia di cui l’esistenza è quivi attestata già prima della Riforma e ricorda la condanna di Jean Garmaise. Pure la conchiglia è un richiamo allo stemma del comune di Vandoeuvres, riferito a San Giacomo, patrono della città. Il covone di grano, invece,si riferisce allo stemma del comune di Gy, ed in particolare al procuratore generale Pierre d’Airebaudouze, che fece costruire a Gy il primo tempio protestante in terra ginevrina. Prima di questo fatto la famiglia Garmaise era cattolica, in seguito tutti i Garmaise sono stati di religione protestante calvinista, fino a mio padre. Mio fratello ed io, infatti, siamo i primi Garmaise cattolici dopo cinquecento anni.
Alessandro Garmaise

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