Don Tommaso Latronico a cura di Vincenzo Capodiferro
DON TOMMASO LATRONICO
Un intenso libro/testimonianza a vent’anni dopo la morte
“Dare la propria vita per l’opera di un altro. Don Tommaso Latronico. Scritti, lettere, testimonianze. Vent’anni dopo il suo ritorno a Dio”, a cura di don Mario La Colla è un testo edito da Giannarelli, Modugno 2024. Raccoglie, appunto, dopo un ventennio il riflesso di un uomo che ha consacrato tutta la sua vita alla Vita: don Tommaso Latronico (1948-1993).
È un prezioso scrigno che raccoglie i suoi appunti, le sue lettere, ma soprattutto il ricordo di tanti che l’hanno conosciuto ed hanno potuto sperimentare la sua totale dedizione a Dio, la sua vicinanza alla luce ed il riflesso del suo alone di grazia.
Così lo presenta la buonanima dello zelante vescovo Mons. Francesco Nolè: «La paziente raccolta di ricordi, testimonianze, insegnamenti e aneddoti personali riguardanti don Tommaso Latronico, a 20 anni dalla sua morte, che don Mario La Colla ha voluto lodevolmente lodarci in questo libro… costituisce un primo passo di un cammino a ritroso nella recente storia pastorale della nostra Diocesi».
Così lo ricorda l’operoso parroco don Mario La Colla: «”Mi trovo qui, a Nova Siri, per don Tommaso”. Un’espressione che, in questi anni, ho colto sulla bocca di molti. Il nome di don Tommaso Latronico sembra essere scritto, a caratteri cubitali, su tutto il territorio di Nova Siri».
Don Tommaso è una delle pietre vive più lucenti e portanti che la chiesa abbia conosciuto. Nato a Nova Siri nel 1948, studia al Seminario di Potenza, di Salerno e poi alla Gregoriana. Conosce don Luigi Giussani e ne segue l’ideale. Viene ordinato sacerdote nel 1973. All’ordinazione era presente anche Aldo Moro, che lo aveva avuto come studente all’università e lo stimava tantissimo. Dal 1975 torna in Basilicata e si dedica all’educazione della gioventù e dei formanti circoli di CL. Torna alla sua Nova Siri, ove poi s’abbatte su di lui una brutta malattia, che lo condurrà alla morte nel 1993.
Questo libro è bello perché raccoglie sia gli scritti, raccolti dal prof. Domenico Viola, che le testimonianze. E la grandiosità sta in ciò: tutti parlano, dall’ecclesiastico fino alla persona più umile di questo mondo: tutti coloro che in qualche modo hanno avuto a che fare con lui. Nella sua breve esistenza don Tommaso ha scardinato i cuori con il suo apostolato, ha affinato le menti con il suo insegnamento, volgendole ad un’apertura verso i confini e gli orizzonti della fede.
Uno dei suoi motti più portanti, che si può intravedere nei suoi scritti è “O si cambia o si muore”. Con la sua vita don Tommaso ha dimostrato la necessità di una conversione continua, di una continua svolta verso Dio. Questo era l’ideale che gli antichi santi esprimevano con le parole: aut pati aut mori. E verso la fine della sua vita, a Roma, si rimette a Dio, con le parole del salmo: «La tua grazia, Signore, vale più della vita».
Tra le altre testimonianze abbiamo voluto riportare uno stralcio del fratello di don Tommaso, l’on. Cosimo Latronico, un politico impegnato da sempre nella vita civile: «Ancora oggi incontro ovunque persone che lo ricordano con un’intensità che colpisce e che commuove. Chi lo ha conosciuto nei suoi anni di insegnamento e del suo sacerdozio (Roma, Matera, Bari, Policoro, Nova Siri) lo ricorda con una tenerezza ed una profondità che colpisce. E poi la passione per i giovani, per la loro educazione che centrava con il cuore nella vita, né una cosa astratta, né intellettuale».
Don Tommaso ha dedicato tutta la sua esistenza terrena all’educazione dei giovani. Come diceva Montaigne: – L’educazione è l’arte di insegnare la vita ai fanciulli nella gioia. Nessuno vede come più chiaro un fanciullo che guarda. Lo sguardo dei figli sopra i genitori non s’inganna mai, soprattutto quando ancora sono in erba. I giovani sono come l’edera, la quale non s’eleva, se non appoggiandosi ad un sostegno ed aggirandosi per tutto il sostegno. Educare è fare di un giovane un uomo, di un uomo un cristiano, di un cristiano un santo. In questo il nostro si sforzò tanto. La dolcezza fu una delle virtù sublimi che don Tommaso, l’educatore usa coi giovani. Nelle relazioni con il prossimo ed anche con sé stessi è efficacissimo operare con dolcezza, mai con violenza. La violenza è una forza di distruzione: elimina, infrange, distrugge, non edifica. È una forza transitoria che colpisce solo la superficie delle cose. Come un acquazzone d’impeto: l’acqua scivola, non penetra. L’acqua dolce, invece, è durevole, penetra fino al centro dell’anima, fino alla ragione dove nascono gli affetti, le concezioni, le risoluzioni. La tempesta non serve. La dolcezza è olio che mitiga, guadagna, fortifica. È il rimedio dei mali del cuore. L’uomo si irrigidisce contro la violenza, si lascia conquistare dalla dolcezza. Con don Tommaso è funzionato bene.
Da questo libro il lettore potrà trarre certamente buoni esempi per la vita, non solo cristiana, ma umana. Don Tommaso, seguendo il felice mandato di Paolo VI, non solo un valido maestro, ma un fervente testimone, un martire moderno della fede.
Vincenzo Capodiferro
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