Giovanna de Luca Poesie scelte a cura di Vincenzo Capodiferro


GIOVANNA DE LUCA

Una pioggia di “poesia che dolce rasserena”. Versi del decennio (2012-22)

Giovanna De Luca è nata a Piacenza. Vive a Varese, ove ha insegnato lettere per diversi anni nelle scuole medie superiori. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: Poesie (1997), Il cantare del grillo (2008), La cerniera del tempo (2012), Tra luce e buio (2013), Quel che resta del giorno (2014), Finché avrò voce (2015), Oltre il limite (2017) e il libro di narrativa Quindici racconti (2018). È pure presente in repertori letterari come: Antologia (Centro Minerva edizioni, 2010), I Poeti Contemporanei e Riflessi (Ed. Pagine, 2013 e 2014), I Racconti di Cultora Nord (Historica edizioni, 2017), Poesie scelte (2012-2022). Scrive Chiara Merlotti nella Prefazione: «Poiché Giovanna de Luca sa guardare la realtà con occhi poetici, per lei le occasioni di poesia sorgono dovunque: dal volo di un gabbiano, dal bagliore della luna, da un’onda del mare, da un lampione acceso nella notte, e in ognuna di queste cose riesce a “trovare il loro sorriso e la loro lacrima”, senza bisogno di virtuosismi retorici ed esibizioni lessicali (pur rivelando una profonda e ampia conoscenza della poesia antica e contemporanea, a partire dal titolo, Poesie scelte, con chiaro riferimento, tra gli altri, alle Egloghe virgiliane e all’omonima raccolta di Umberto Saba), ma piuttosto con parole pure, cioè autentiche e sincere in grado di esprimere ciò che tutti avevamo sulle labbra e che nessuno di noi avrebbe detto».

Piove una poesia

che dolce rasserena

il mio dolore

fa limpido lo sguardo

fa fiorire germogli

su terre desolate.

Come scriveva Chiara: Giovanna sa guardare la realtà con occhi poetici. E la poesia, come ogni forma di arte – Aristotele docet – guarisce, ha funzione catartica. Chiara a proposito ci illumina con l’esempio dello specchio che permise a Perseo di acciuffare Medusa. La poesia è uno specchio che addolcisce la dura realtà. Anzi fa crescere quella ginestra sul dorso dello “Sterminator Vesevo”, fa fiorire il deserto: Il deserto fiorirà, come un campo fiorirà, canta il profeta. Ogni poeta d’altronde è profeta, come esclamava David Maria Turoldo. Questo λόγος φαρμακός è la medicina dell’anima. Perciò i sofisti, che non erano tanto cristiani, diremmo oggi per scherzo, riducevano tutto a linguaggio: il linguaggio è dimora entis (Heidegger), soprattutto di quell’ente privilegiato che è l’uomo, il vero Esserci, anche se non sempre l’autentico Esserci:

Chi sei tu, chi sei?

Fu tua la scelta del giorno, del mese

dell’anno in cui nascesti?

Fu tua la scelta del colore

dei capelli, degli occhi,

della statura e dello sguardo?

L’uomo si trova immerso nell’arduo mare della gettatezza esistenziale, ove spesso “il naufragar m’è dolce”. Non c’è possibilità di scelta pre-esistenziale, come nel mito di Er di Platone, o se c’è questa prolessi è oggetto d’oblio cosmico. La verità ama giocare a nascondino, apparire e poi sparire. Questa è ἀλήθεια. La verità è l’Anti-Lete, ciò che si oppone alle tenebre onni-coprenti. La verità è Luce. Ma perché ama nascondersi. Perché fa male. La poesia svolge il ruolo di Cassandra nella storia: la profetessa inascoltata, derisa.

Se tu mi chiami, Poesia,

io ti rispondo.

Ma talvolta non mi regge

la voce-

come un afono parlo…

eppure tu mi salvi,

Poesia.

Torna il tema dell’arte catartica, della Musa salvatrice. La poesia è vocazione, chiamata dall’Essere ad esprimersi sul senso. Siamo noi che diamo il significato. Tutto è significante, se non insignificante. Noi dovremmo essere il sale della terra, la luce del mondo, di cui prima: i portatori di verità. Le parole non vengono da noi. Siamo afoni. Poesia è dono del λόγος. Noi portiamo la fiammella di Eraclito in testa, il λόγος πῦρ, come gli apostoli di Pentecoste.

Leggendo la raccolta di Giovanna ti si apre un mondo. Ci sono pensieri di una vita. È come un testamento letterario e culturale di una donna che da sempre si è dedicata alla creatività, all’arte, alla poesia, alla narrativa, nelle trincee dell’insegnamento. Chiara si chiede con Montale: è ancora possibile la poesia oggi? La stessa domanda di Hölderlin: Perché i poeti nel tempo della povertà? Della povertà d’amore, di creatività, di vitalità, di tutto. Cosa succederà all’età degli uomini? Di nuovo l’età degli Dei? Bo! La poesia di Giovanna tenta di rispondere a questo profondo interrogativo.

Ciò che ha sempre reso lo stato un inferno in terra è stato proprio il tentativo dell’uomo di renderlo un paradiso (Hölderlin).


Vincenzo Capodiferro

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