Flaherty Brotherhood visionari e ribelli Zephyr Records – Autoprodotti - 2024 di Claudio Giuffrida

 Il deserto non ha guarito, ha appena rivelato    

il genere di verità che il silenzio ruba

ho donato il mio dolore al calore senza fine


e ho trovato me stesso dove la quiete parla.


The Stillness Speaks

Sono affascinato dal fenomeno musicale innescato dai Flaherty Brotherhood in questo 2024 e sorpreso che siano risultati assenti da tutte le web playlist (eccetto la nostra!) probabilmente a seguito di aver scelto di non presentarsi con la pubblicazione di un cd ma solo con una serie di brani singoli.

Il primo Ashen Haze è stato infatti realizzato il 7 marzo 2024 immediatamente seguito da Resurrection blues che è il loro brano più amato, ma poi ne sono apparsi molti nuovi, tutti davvero interessanti.
C’è molto mistero intorno a questa band che si definisce un collettivo musicale e questo ha stuzzicato ancor di più la mia curiosità per conoscere più a fondo le loro intenzioni artistiche. Ho trovato nella loro musica molti ingredienti affascinanti: innanzitutto la forza ammaliante dei loro brani dalle intense caratteristiche rock-blues e poi i testi poetici, visionari che alimentano riflessioni e discussioni amplificando la potenza della loro musica e rendendola particolarmente attuale. Ho qui tradotto alcuni brani tra i più significativi e interessanti per il loro contenuto come per altre loro canzoni che è giusto citare: Cold black water, Weight of the sin, Gimme strenght, Greed Can’t Hold The Power, Transfiguration blues, Shrouded in Mystery, Death valley blues, We can run, Built to Last, Confusion has its cost. Inoltre proprio l’8 gennaio è uscito un annunciato super EP con 6 pezzi chiamato il “Blues Minimalistico con tono dispiaciuto e grezzo”, il brano trainante è Spiritual Trasformation Blues, le melodie sono molto trascinanti e i testi sempre molto graffianti.

The struggle of rage – La lotta dell’ira
Vedo la loro macchina
una bestia nutrita con la paura
che controlla il mondo
e tutto cio che teniamo caro
le loro voci mescolano
un coro di inganni
guidando il cieco
giù nel percorso della sconfitta
avvelenavate il mio sangue
e corrompevate la mia mente
cercavate di far diventare mio il vostro mondo
cercavate di rubare la mia anima
ma questa è la prima cosa
che non troverete mai.

La paura ci rende silenti, obbedienti, addomesticati
vivendo le loro bugie e portando le loro menzogne
Nell’occhio del ciclone
dove il mondo scompare
ho trovato cosa era reale
nella lotta dell’ira.
Le parti di me che cercano di controllare
adesso forgiate nel fuoco reclamano la mia anima
come un fiore ingabbiato da freddo e contorto acciaio
raggiungono attraverso le sbarre
cercando di vedere se sarò inginocchiato
una fioritura nel buio
dove il cui interno non possono raggiungere
sono incatenato ma respiro
facendo crescere quiete e anima
nel deserto rimango
dove loro non andranno mai.

Fondati nel 2020 da Ryan e Nathaniel Flaherty a Bellingham Washington, in seguito hanno unito le forze con Quillian e Nabel Ashland di Louisville, Kentucky, nel 2022 hanno lanciato il collettivo libero inteso come ensemble rotante di musicisti, ingegneri del suono e tecnologi.
Installatisi nel deserto di Anza-Borrego, California dove hanno equipaggiato in un fienile un sofisticato e tecnologico studio di registrazione, non si presentano come una band tradizionale ma un “experimental concept” come loro stessi si definiscono e dove il loro processo creativo vuole unire l’arte, la tecnologia, la spiritualità e l’ambientalismo.
Sfidano le definizioni musicali cercando non solo di fondere la musica blues alle tradizioni della musica del Mali ma scomodando computer quantistici e tecnica di studio di registrazione avanzata; sono alla ricerca di un suono innovativo, combinandolo con l’approccio artigianale e analogico nel fare musica. Sposano quindi delle produzioni sperimentali che utilizzino la manipolazione di vecchi registratori a nastro per creare distorsioni intenzionali o l’uso di algoritmi casuali per modificare l’intonazione e il tempo di una traccia a metà registrazione, creando quelle che chiamano “fluttuazioni quantistiche”, quindi manipolazione del suono, tecniche di registrazione analogiche, amplificatori a volvole, chitarre personalizzate e registrazioni su nastro.

La Flaherty Brotherhood ha una profonda ammirazione per le qualità sonore uniche delle chitarre elettriche giapponesi degli anni ’60, in particolare marchi come Teisco e Guyatone per produrre il suono caldo e leggermente distorto che ha definito le scene psichedeliche e blues degli anni ’60. Ma la Brotherhood non si limita a utilizzare queste chitarre, le modifica ulteriormente, introducendo cablaggi personalizzati, circuiti di distorsione e loop di feedback per rendere gli strumenti ancora più reattivi al loro stile di suonare improvvisato e imprevedibile dando vita a quelle chitarre che chiamano Zephyr Electric. “L’unico modo in cui possiamo davvero connetterci con lo strumento è se lo abbiamo costruito noi stessi, dal legno all’elettronica”.
L’ interpretazione del blues da parte dei Flaherty Brotherhood riguarda tanto la filosofia del suono quanto la musica stessa, questa profonda immersione nel blues africano non riguarda semplicemente scelte estetiche, è un viaggio filosofico. Vedono le radici del blues americano come intrinsecamente legate allo spostamento e alla sofferenza del popolo africano e, studiando queste tradizioni, mirano a riconnettersi con l’essenza stessa del genere. Nelle interviste, hanno affermato che la natura meditativa e ripetitiva della musica maliana è ciò che li ha inizialmente attratti: riflette i loro sentimenti di esilio e solitudine nel mondo moderno.

No path before me – Nessun percorso tracciato per me
Buongiorno indifferenza mia vecchia amica
ti insinui ancora una volta delicatamente attraverso strade affollate
e sguardi assenti dove voci vuote aleggiano nell’aria
ed echi di un mondo troppo cieco per sentire qualcosa
scivola sotto la ruota che gira programmi annullati

A nessuno importa, nessuno capisce
le voci senza facce annegano nella terra
il loro pianto come eco nella sabbia, ci allunga la mano
A nessuno importa, nessuno capisce

Non vedo nessun percorso tracciato per me
attraverso le ombre della mia mente
possa questa strada rivelare il suo significato
e lasciare indietro i miei dubbi
appunto una strada ventosa, così alta
può condurre a qualcosa di sacro
così che io non debba scomparire e morire.

Non vedo nessun percorso tracciato per me
attraverso le ombre della mia mente
possa questa strada rivelare il suo significato
e lasciare indietro i miei dubbi
quale bugia è di conforto conoscendo il dolore
quando non abbiamo niente di buono da conservare?
Una vita vuota e un programma annullato

A nessuno importa, nessuno capisce.

L’impegno a salvaguardare l’autenticità della loro musica è nel rifiuto di ogni approccio convenzionale e puntando invece su quello artigianale ma dall’intenso tocco umano e orgogliosamente indipendente. I membri del collettivo non cercano il coinvolgimento delle grandi etichette discografiche, o contratti di tipo commerciale ma scelgono di pubblicare la loro musica alle proprie condizioni. Infatti è stato strategico pubblicare musica sporadicamente sia creando delle aspettative e attese ma anche riuscendo a creare un aurea di mistero e di culto che ha contribuito a favorirne il seguito da parte di molti fan. Non andando in tour come le classiche band hanno invece organizzato spettacoli segreti utilizzando il fascino estetico delle notti nel deserto californiano facendo della loro musica un’estensione dell’ambiente stesso rafforzando il legame verso la loro musica piuttosto che sull’attenzione dei loro personaggi. Legame ulteriormente incrementato dal contenuto dei loro testi e dai temi che affrontano in una cruda esplorazione dell’esistenza stessa e della complessità della condizione umana e sociale, questa profondità lirica ha creato una forte connessione personale ed emotiva tra i fan a seguito di un esplicito invito all’introspezione e al coinvolgimento perché non è solo musica è un’esplorazione visionaria attraverso le immagini di deserti, anime erranti e paesaggi desolanti, metafore di questioni filosofiche che rifiutano l’atteggiamento di sfruttamento dell’ambiente e la mancanza di un senso spirituale.

I pity the country – Mi dispiace per il paese
Mi dispiace per il paese
Mi dispiace per lo stato
e per la mente di un uomo
che fa crescere l’odio

Sono piccole le vite
di chi imbroglia e di chi vende
di chi imbroglia i comunicati stampa
banditori fascisti della città

La menzogna mi annoia
la menzogna mi distrugge
la carta dei diritti mi getta
in prigione dove tutti mi conoscono
gli uomini di chiesa sono frustrati
dal salvare un’anima umana
il tuttofare, il sarto
il governatore coloniale
mi spingono e mi danno una zampata
stanno cercando di distogliermi
dalla circolarità della luce

Sciocchi funzionari
prosperano grazie al mio corpo
il loro viaggio è con il potere
pancetta e benessere
la polizia mi arresta
i materialisti mi detestano
l’inquinamento mi soffoca
i film mi prendono in giro
I politici mi sfruttano
la vita della città mi logora
La baia di Hudson mi fa scappare
le leggi sulla caccia mi fanno impazzire

Il governo è incompetente
la rivoluzione rimbomba
per governare nell’impunità
nella continuità della tradizione
Mi dispiace per il paese
Mi dispiace per lo stato
e per la mente di un uomo
che fa crescere l’odio.


Per gentile concessione di Free Zone Magazine 

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