IL MARESCIALLO ALFONSO BRUNO Ricordo di un uomo che ha fatto la storia in un piccolo centro del Sud a cura di Vincenzo Capodiferro
IL MARESCIALLO ALFONSO BRUNO
Ricordo di un uomo che ha fatto la storia in un piccolo centro del Sud
Il maresciallo Alfonso Bruno è nato a Vallo della Lucania il 4 marzo del 1938. Oggi vive felicemente con la sua famiglia. Entrato nell’arma dei Carabinieri il 15 marzo del 1958, ha esercitato con onore il suo incarico in varie parti d’Italia: a Roma, in qualità di allievo Carabinieri a cavallo dal 1958 fino al 1961; in varie parti della Sicilia dal 1961 al 1965. Nel 1965 si è iscritto alla Scuola sottoufficiali di Firenze. Dal 1965 ha esercitato prima a Cosenza, poi in provincia. Dopo una breve parentesi a Battipaglia nel 1969, dal 1971 fino al 1987 è stato a Castelsaraceno, poi a Eboli fino al 1991, anno del suo pensionamento. Ha ricevuto ben nove medaglie al valore, tra cui una d’oro dal Comune di Castelsaraceno e una di bronzo per il terremoto del 1980. Una carriera sorprendente! Tutti lo ricordano con affetto: un uomo di grande umanità, d’onore, di paterna dedizione! Vissuto tra di noi nei tempi difficili della contestazione e dello stringente scontro politico, sotto le amministrazioni della DC, guidata da Felice Latronico, da un lato e delle sinistre, guidate da Felice Antonio De Mare, ha dato sempre prova di buonsenso ed esempio di liberalità. Se c’erano contese, preferiva intervenire «con un paio di schiaffoni,» come ci racconta e non con le denunzie e gli avvocati. Persona amabile, molto umile: era cacciatore e partecipava volentieri alle battute. Teneva anche la stazione dei CC di Carbone, oltre a quella di Castelsaraceno. Ricordiamo solo alcuni eventi belli. Quando accadde il caso emblematico di don Mario Nuzzi, ci fu una rivolta popolare a favore del parroco, in occasione delle cresime nella calda estate del 1983. Il vescovo di Tursi, mons. Gerardo Pierro, il quale poi è stato arcivescovo di Salerno, intendeva mandar via don Mario per la questione della cooperativa Castelveglio, si trovava chiuso coi i ragazzi per la cresima in chiesa e la popolazione non voleva farlo uscire. Mentre un’altra parte di popolo, guidata dalle sinistre, batteva le mani, l’altra era contraria, sbraitava: schiamazzi! Sputi! Parolacce! In quel frangente l’opera del maresciallo di ferro fu tenace e viva: come ci racconta, c’era una fila di donne che voleva impedire il passo al prelato, allora con uno schiaffone cadde tutta la fila e i mariti di fronte per timore fecero largo. Sono stati momenti difficili per la nostra comunità. Fu egli a perorare la causa della viabilità Carbone-Castelsaraceno dinanzi all’onorevole Emilio Colombo, in visita al paese lucano in occasione delle elezioni del sindaco detto Billy. Biagio Iorio, detto Billy, è un sindaco storico del comune di Carbone, il quale per oltre venti anni, cioè dal 1975 al 1990 e dal 1995 al 2000, è stato eletto nelle liste della DC. Quando Bruno accompagnò l’onorevole, si fermò sulla strada al bivio del monte Armizzone e lo pregò di intervenire: detto fatto! La strada fu asfaltata. Era, infatti, ancora in stato di mulattiera. Fu egli a regolarizzare le sparatorie della festa di S. Antonio all’albero della Antenna nell’annuale culto arboreo associato alla festa religiosa. Prima arrivavano d’ogni dove e tutti ubriachi. Inoltre, si appendevano all’albero gli animali vivi ed era veramente una scena cruenta: prima tutti sparavano e facevano cadere i premi e poi salivano sull’albero, secondo il tradizionale rito, a ritirare i rimanenti. Il maresciallo Bruno si impegnò a far sostituire gli animali e gli altri premi (formaggi, etc.) coi tacchetti di legno ed altresì, per garantire la sicurezza e l’incolumità dei cittadini, faceva depositare le armi nel garage di Bisignano e poi con regolarità sotto il controllo delle forze dell’ordine, si procedeva alla sparatoria. Adesso questo uso di sparare è stato tolto da anni. Era forte il fatto: il sindaco Luigi Fontana era il primo a sparare e non riusciva quasi mai a beccare nulla, poi, quando toccava al maresciallo Bruno riusciva a far cadere un ramo pieno di premi! Era sempre attento alle esigenze della popolazione, ha sempre aiutato tutti a non farli trovare nei guai! Quante notti lo chiamavano per baruffe, ed egli, come ci racconta, a volte scendeva anche in pigiama, col frustino e sistemava le cose. Una pacca sulla spalla, un sorriso, una voce tonante, una robusta vigoria, che lo faceva rassomigliare molto a Bud Spencer, quando faceva lo sceriffo, una simpatia sempre viva! Era immerso in toto nel “panta rei” di quella vita contadina ancestrale che caratterizzava i nostri piccoli centri. Giocava con la gente, parlava con loro: la caserma era diventata un centro vivo, anche di momenti di condivisione, di festose convergenze. Tra le centinaia di interventi fatti, vogliamo ricordare quello di soccorso ad un gruppo di giovani, tra cui Giuseppe Nigro. Erano un gruppo di giovani che erano andati a fare l’esame di patente a Lauria. Al ritorno furono colti da una bufera di neve. Il maresciallo inviò una campagnola per farli attraversare, ma rimasero bloccati tutta la notte sul valico dell’Armizzone a circa 1500 metri di altitudine. Allora la neve scendeva copiosa sui nostri monti. Dopo una nottata passata sulla montagna, un po’ col caldo della macchina, prima che il motore andasse in ebollizione, un po’ con coperte e mezzi di fortuna, al mattino sopraggiunse la squadra dei soccorritori guidata dal maresciallo Alfonso Bruno. Quanti fatti belli si ricordano di lui! Questa pagina non basta per farceli ricordare. Però vorremmo esprimere questa piccola nota: – Maresciallo Bruno, sei sempre vivo nei nostri cuori! Castelsaraceno ti ricorda sempre! Non esisteva un uomo più grande e più clemente di lui: ecco perché la popolazione lo ricorda ancora con grandiosa stima e riconoscenza, insieme al medico, dottor Eugenio Montesano ed al parroco, don Mario Nuzzi.
Vincenzo Capodiferro
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