Generazione sexting: rischi, dati, strategie educative a cura di Roberto Pozzetti



Generazione sexting: rischi, dati, strategie educative

Il sexting, l’invio di messaggi intimi, foto o video tramite chat, è una pratica diffusa tra i teenager. Un’indagine rivela che oltre il 50% dei giovani tra i 13 e i 19 anni ha inviato contenuti espliciti. I rischi includono il revenge porn e il cyberbullismo. Progetti come “#Cuori connessi” mirano alla prevenzione


Roberto Pozzetti

Psicoanalista, Professore a contratto LUDeS Campus Lugano, Professore a contratto Università dell'Insubria, autore del libro 'Bucare lo schermo. Psicoanalisi e oggetti digitali', già referente per la provincia di Como dell'Ordine degli Psicologi della Lombardia,

Uno degli elementi che destano maggior preoccupazione a proposito della vita online delle persone più giovani è il fenomeno del sexting. Come noto, questo termine costituisce una condensazione fra sex e texting (il mandare messaggi). L’invio al partner di comunicazioni che includono foto o brevi video del proprio corpo poco vestito e di vari dettagli intimi scritti in chat è divenuta una prassi consueta.

Certi racconti ascoltati nella pratica clinica e nei contesti di insegnamento universitario offrono l’impressione di vicende molto diffuse il cui detonatore sembra il ragionare nell’immediato sulla scorta dello slancio erotico, senza ponderare le eventuali conseguenze dei propri atti.

Sexting : le ragioni che spingono i ragazzi a condividere foto e video intimi

Quanti sono i teenager che si espongono senza molte remore alle potenziali implicazioni del sexting? Quali caratteristiche soggettive presentano? Anzitutto, come considerazione generale, diciamo che sicuramente si tratta di adolescenti che sottovalutano rischi e pericoli relativi all’eventuale divulgazione di tali contenuti, fidandosi ciecamente del partner cui sono indirizzati. Credono che i propri messaggi rimangano tutelati dal rispetto della privacy, prassi fondamentale dei patti simbolici d’amicizia e d’amore. Agiscono impulsivamente sulla scorta dell’inesperienza e di una certa imprudenza che li spinge a mantenere un contatto intimo con persone affettivamente importanti e in quel momento assenti. Non considerano la volubilità dei legami amorosi, ancor più accentuata nella giovane età. Sono invece purtroppo frequenti i ricatti centrati sul materiale erotico e le conseguenze di questa prassi trovano la loro dimensione più eclatante nel fenomeno del revenge porn.

I dati sulla diffusione del sexting

In termini quantitativi, proprio poche settimane fa sono stati comunicati i risultati di un’indagine realizzata da Laboratorio Adolescenza e Istituto di Ricerca Iard che ha coinvolto un ampio campione di ben 3427 teenager, fra i 13 e i 19 anni appunto. Secondo tale ricerca, il 55% delle ragazze e il 52% dei ragazzi afferma di aver inviato immagini intime al partner. Molto significativo appare il picco di tale consuetudine: si tratta di una pratica che raggiunge l’apice fra le ragazze della fascia d’età compresa fra i 18 e 19 anni dove la percentuale sale addirittura all’80%.

I dati Eurispes

Una ricerca Eurispes del 2018 si occupava invece di maggiorenni prendendo come riferimento un campione di 710 giovani di età compresa fra i 18 e i 30 anni. Tre su quattro riferivano di praticare spesso il sexting nell’ambito di un legame di coppia consolidato ma il 46% affermava di aver inviato tali contenuti anche a partner occasionali e il 40% a qualcuno da cui era attratto ma senza alcun legame erotico offline. A proposito di inesperienza e imprudenza, va sottolineato un ulteriore dato: il 35% di questi giovani sostiene di aver effettuato sexting soltanto per scherzare e, dunque, senza neppure un intento sessuale manifesto.

La ricerca IULM

Questi dati sono in linea con quanto appurato da un’altra ricerca pubblicata a novembre dello scorso anno, condotta dall’Università IULM di Milano, con il coinvolgimento della Croce Rossa Italiana e dell’Esercito Italiano, su 500 giovani maschi fra i 16 e i 35 anni: uno su tre vive il sesso soltanto in termini virtuali, senza incontrare il corpo altrui. Quando il sesso fa problema e avviene esclusivamente online, appare di tutta evidenza quanto siano vissute intensamente le dinamiche relative al sexting.

Sembra superfluo precisare che il sexting non è affatto un fenomeno soltanto italiano ma è invece diffuso a livello internazionale. Riportiamo giusto alcuni dati: una meta-analisi statunitense, svolta nel 2022 e che si appoggiava su ben 28 studi del periodo 2016-2020, indica in un 19% i giovani che inviavano messaggi espliciti e in un 35% quelli che li hanno ricevuti. In Francia, i giovani Cyrille Heimburger e Tanguy Fallard hanno inventato Blyynd, una nuova App espressamente dedicata al sexting che dovrebbe avvenire in condizioni di sicurezza.

Sexting e depressione: una lettura clinica

Affianchiamo ai suddetti dati quantitativi una lettura di tipo qualitativo. Propendiamo allora per una lettura clinica che coglie una posizione soggettiva tendenzialmente depressiva tra gli abitudinari del sexting in quanto, come già aveva notato Freud, l’assenza di vergogna e di pudore costituisce un tratto caratteristico di importanti depressioni cliniche. Per questo, secondo il fondatore della psicoanalisi, questi soggetti avvertono un assillante bisogno di comunicare che giunge sino al mettersi a nudo. Può sembrare in primo piano soprattutto fra le ragazze il gioco della seduzione, il farsi intravedere, il lasciare il desiderio insoddisfatto; a volte questa dimensione si dimostra effettivamente cruciale ma abbiamo notato anche un importante substrato di tristezza in molti fra questi casi. Venire guardate, anche nelle proprie parti più intime, diviene un’esigenza per sentirsi vive, per esistere. Una sorta di sfrontatezza le contraddistingue, un che di sfida sale in primo piano quando queste ragazze raggiungono la maggiore età e si sentono in grado di incontrare spudoratamente la sessualità in presenza o da remoto. Tuttavia non di rado queste pratiche si affiancano a un vissuto di insoddisfazione e di scontentezza di matrice depressiva.

Ovviamente vanno differenziate le ragioni che portano al sexting nell’ambito di una dinamica della coppia da quelle che spingono a inviare intime immagini o video del proprio corpo a persone con le quali non vi è un vero e proprio legame: nel primo caso, sembra prevalere il mantenere un contatto stuzzicante sia pure a distanza tanto da lasciare inappagato il partner: nel secondo caso, pare in primo piano un agito che tenta di evitare la timidezza, l’inibizione o l’angoscia che l’incontro offline potrebbe accentuare e, dunque, si opta per una scorciatoia anziché per attraversare questa inquietudine.

L’hackeraggio del sito Ashley Madison

La poca accortezza quanto all’esposizione sul web di propri dati sensibili, sebbene in misura minore, concerne anche persone adulte. Un evento di enorme rilevanza quanto ai rischi della vita erotica online è stato a questo proposito quello dell’hackeraggio del sito Ashley Madison, app di incontri di origine canadese che riferisce di avere 80 milioni di iscritti in tutto il mondo. Questa comunità, giunta nel decennio scorso ad avere un radicamento anche in nazioni di lingua spagnola e francese, è da poco tornata agli onori delle cronache grazie alla recentissima serie Netflix relativa alla propagazione di dati sensibili subita nel 2015. Un sedicente Impact Team prima minacciava di diffondere questi dati e in seguito li divulgava effettivamente. Divennero agevolmente reperibili online i nomi e alcune caratteristiche intime di chi frequentava Ashley Madison. La serie Netflix riferisce che Impact Team era probabilmente uno pseudonimo relativo a una singola persona, che forse aveva lavorato per Ashley Madison ed era quindi in grado di accedere a informazioni riservate e di diffonderne i segreti. Le reazioni talora drammatiche scaturite dalla circolazione di questi dati sono andate dalle crisi di coppia, ai divorzi, ai suicidi.

Strategie attuate dai social a tutela degli utenti

Fra i social network che hanno tentato di ovviare a questi rischi vi è stato Snapchat con le sue stories a tempo, visibili soltanto agli amici più stretti. Questa modalità è stata ripresa nella forma ben nota delle stories di Instagram, di Whatsapp e di Facebook che rimangono visibili per 24 ore: da lì nasce il gioco di pubblicare contenuti per poi constatare chi è andato a visualizzarli, sperando che li visualizzi la persona che ci interessa.

Storie e reel

Le storie così come i reel hanno un impatto immediato che colpisce più di lunghi discorsi teorici. Funzionano un po’ come la comunicazione efficace in politica: tre o quattro parole che fanno centro, che colpiscono nel segno in quanto veicolano tutta una serie di concetti, senza dilungarsi troppo e senza annoiare. A questo proposito risulta apprezzabile l’iniziativa di una realtà commerciale come Unieuro, che vende tra l’altro dispositivi tecnologici purtroppo fruibili anche per questi scopi rischiosi: in collaborazione con la Polizia di Stato, propone il progetto “#Cuori connessi” che si basa appunto sulla distribuzione di storie di adolescenti volte alla prevenzione del cyberbullismo e dei pericoli relativi alla vita online.

Questo progetto nasce con l’intenzione di contrastare il cyberbullismo che trova negli smartphone i principali dispositivi della sua attuazione; si estende ad altri fenomeni del mondo online come il sexting e il revenge porn. Trae spunto dall’omonimo libro dello scrittore Luca Pagliari che ha un ruolo attivo nel progetto.

Sexting : l’importanza dell’educazione tra pari (peer education)

Questo progetto opera fondamentalmente secondo la logica della peer education, l’educazione fra pari. La prospettiva della peer education coglie il valore dell’apprendimento a partire delle esperienze di coetanei e di persone della stessa generazione ma leggermente più avanti con gli anni. In un’epoca di declino del padre e del patriarcato, le testimonianze di un coetaneo o di una sorta di fratello maggiore contano più di una paternale; questo metodo è anche affine alla psicoanalisi per la quale sono più importanti le singole storie di vita nella loro singolarità anziché la Storia universale scritta con la S maiuscola. Una storia d’amore nella sua singolarità giunge in primo piano confinando sullo sfondo persino uno scenario di guerra.

Le testimonianze

Dunque le storie di Yasmin, Lelli, Gaia, Giulia, Red con i loro nomi propri insegnano tantissimo in adolescenza. Insegnano sia quando si tratta di storie a mo’ di racconto sia quando prendono la forma di fumetti. La storia di Giulia è la storia di un’adolescente ben inserita nel contesto scolastico che si prende cura di una compagna di classe bullizzata fino al punto di subire minacce di tipo sessuale. La storia di Gaia è una vicenda che presenta tutte le caratteristiche del revenge porn, con la divulgazione ed esponenziale diffusione di materiale relativo al sexting effettuato con il precedente fidanzato il quale non tollerava la chiusura repentina di un legame di coppia. La storia di Red narra le vicende di un influencer galvanizzato dall’incremento dei suoi follower che aumentano ogni volta che pubblica dei propri video: fa circolare video dall’impatto forte e intenso, video sempre più estremi, video da brividi finché non si mette seriamente in pericolo.

Conclusioni

All’epoca delle stories, sono proprio le testimonianze personali e le storie di vita il metodo più efficace per contrastare e prevenire il cyberbullismo nelle sue varie espressioni. Sono le storie nelle quali adolescenti e giovani hanno modo di riconoscersi ad avere presa su queste soggettività in divenire, che avvertono sovente l’esigenza di trovare dei punti di riferimento. Si smarcano dal contesto familiare, se ne separano per trovare una propria dimensione ma rischiano di trovarsi nei guai se non attuano le giuste accortezze dinanzi ai pericoli del web.


Per gentile concessione di agenda digitale

Commenti

Post popolari in questo blog

Eugenio Montale: dove era il tennis

"Giuseppe Mazzini" di Roland Sarti

UN AEREO CADUTO SUL MONTE RAPARO A FINE GUERRA