11 marzo 2024

Paolo Giovanazzi Paolo Conte. Il maestro è nell’anima a cura di Marcello Sgarbi



Paolo Giovanazzi

Paolo Conte. Il maestro è nell’anima – (Aliberti Editore)


Formato: Rilegato

ISBN: 8874245998

Pagine: 245


Nel cantautorato italiano un personaggio come Paolo Conte è senz’altro desueto. Proprio per questo, ritengo che sia affascinante.

Legato a una cultura che affonda le sue radici nel dopoguerra e nel jazz di giganti come Fats Waller, Louis Armstrong e Duke Ellington, viene influenzato dalla musica che ascolta in famiglia e in particolare dal padre, buon pianista.

Ed è nel jazz che l’avvocato astigiano fa il suo esordio, costituendo la Original Barrelhouse Jazz Band. Ma è con le canzoni degli anni Sessanta che ha i primi riscontri e conquista l’attenzione dell’industria discografica, firmando in coppia con il fratello Giorgio due brani. Il primo, per Vanna Brosio, è Ed ora te ne vaiIl secondo, con testo di Giorgio Calabrese, L’ultimo giorno, per Carla Boni.

Seguono altri pezzi per cantanti italiani fra cui quelli scritti per Celentano, grazie al quale Conte conquista il traguardo della classifica con La coppia più bella del mondo e soprattutto Azzurro, una delle canzoni più nazionalpopolari di tutti i tempi.

Sono tanti gli spartiti del macaco destinati a cantanti e cantautori, da Onda su onda a Insieme a te non ci sto più, portati al successo rispettivamente da Bruno Lauzi e Caterina Caselli.

Citarli tutti richiederebbe un discorso a parte. Quello che invece penso sia importante ricordare, per chi non conosce Paolo Conte, è che dopo una lunga esperienza dietro le quinte – da sparring partner, si può dire, prendendo a prestito il titolo di uno dei suoi brani più famosi – l’astigiano, ormai già un po’ âgée, esce dall’ombra e si mette in luce interpretando il suo repertorio da solista sia per le musiche sia per la voce.

Senza discutere la sua bravura di eccelso compositore, in questo senso un perfezionista, quello che più caratterizza il Conte a tutto tondo credo siano due aspetti. Prima di tutto una vocalità unica, un “parlato” più che un “cantato”. In secondo luogo un abile utilizzo del kazoo - “il sassofono dei poveri”, come lo chiama lui – con il quale Conte durante i suoi concerti sfodera il suo lato più sornione e che in alcuni casi assume un ruolo da protagonista, come in Hemingway.

Al proposito mi sembra significativa una dichiarazione di questo singolare artista che trovo riduttivo definire cantautore, contenuta nel libro di Paolo Giovanazzi: «Il kazoo è l’incarnazione del mio desiderio di un’orchestra. Quando ho cominciato ero solo al piano, per questioni finanziarie, e usavo il kazoo per fare “orchestra”».

La quasi totalità della monografia Il maestro è nell’anima è dedicata all’excursus solistico di Paolo Conte, attraverso un profilo critico del musicista accompagnato da una trattazione dettagliata della sua discografia e dalla raccolta – in forma di intervista - delle testimonianze di chi ha fatto parte del suo entourage. Fra le tante, insieme a quella del polistrumentista Massimo Pitzianti, spicca il ricordo di Jimmy Villotti in occasione del suo primo incontro con Conte. Il musicista emiliano, mancato di recente, assiduo collaboratore contiano in ensemble storici come quello del doppio lp dal vivo Concerti, al quale non a caso il maestro ha dedicato Jimmy ballando, dice di lui: «Un’originalità eccezionale, anche tenendo conto che non avevo una grande competenza in materia di canzone d’autore, perché sono rimasto sempre un po’ ai margini. Io operavo in ambito leggero, non suonavo neanche jazz. Mi occupavo soprattutto di musica da ballo, con tutto quello che questo comportava: i contratti, la stagione, assemblare meglio il gruppo, le prove. Entrai nel mondo dei cantautori attraverso Guccini, ma non ne sapevo granché, il mio riferimento per quel mondo era Francesco. Quando sentii Paolo mi sembrò un artista con una grande personalità, che parlava e non cantava, cantava e parlava, con testi interessantissimi, delle micropoesie, con una musica intrigante. Mi accorsi subito che era un pezzo forte».

Se amate la musica, la vera musica, quella che “ti fa ridere e all’improvviso ti fa piangere”, per dirla sempre con le parole di Paolo Conte, questo libro non può lasciarvi indifferenti.

© Marcello Sgarbi

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