28 ottobre 2023

KATHRYN TICKELL & THE DARKENING – CLOUD HORIZONS Resilient records – 2023 a cura di Claudio Giuffrida

KATHRYN TICKELL & THE DARKENING – CLOUD HORIZONS

Resilient records – 2023



Ricordo ancora con piacere il concerto di Kathryn Tickell a Musica in collina a Olgiate Comasco molti anni fa negli anni 90, insieme alla bravissima Karen Tweed alla fisarmonica, ma Kathryn ne ha fatta di strada da allora pubblicando con questo ben 16 dischi anche con collaborazioni varie. Ma in questo disco sonorità e melodie sono cresciute moltissimo superando i soli confini delle atmosfere celtiche.

Cloud Horizons è il secondo album (il primo fu Hollowbone del 2019) con i The Darkening e questi “orizzonti nuvolosi” riescono a fondere le radici della tradizione della Northumbria con sonorità moderne e molto accattivanti. Accanto alle sue northumbrian pipes, al suo violino trovano spazio e pregio fisarmonica, lira, sistrum, percussioni galiziane, ma anche sonorità moderne con sinth e strumenti elettronici, in particolare è di grande fascino la presenza vocale di Amy Thatcher.

Kathryn Tickell è stata premiata con l’OBE (Ordine dell'Impero Britannico) che ha riconosciuto il suo straordinario contributo alla musica britannica, Ha vinto il premio come musicista Folk dell’anno da parte della BBC Radio 2. Ha collaborato con molti nusicisti ed è famosa per aver partecipato al singolo Fields of Gold di Sting . Da anni Kathryn divide il suo ruolo di artista con quello di accademica dell’Università di Newcastle upon Tyne, una dei più prestigiosi atenei dell’Inghilterra settentrionale. Dice lei stessa: “Sono una delle docenti del corso di laurea in Folk e Musica Tradizionale. Sono lì da quando il corso di laurea è stato attivato. È stato il primo del suo genere in Inghilterra”.

The Darkening (un antica parola della Northumbria che che corrisponde all’inglese twilight- crepuscolo) sono 5 musicisti provenienti tutti dal nord-est dell’Inghilettra:

Kathryn Tickell Northumbrian smallpipes, violino, voce, Amy Thatcher fisarmonica, synth e voce, Kieran Szifris octave mandolin, Joe Truswell percussioni, Stef Conner lyre and sistrum (antico sonaglio egiziano), e Josie Duncan dall’Isola di Lewis in Scozia (voce, clarsach/arpa celtica).

E’ importante in questo disco cogliere l’eredità musicale legata al territorio di appartenenza dei musicisti, cultori delle loro antiche risonanze musicali ma anche l’aver fatto entrare nei loro linguaggi compositivi sonorità più moderne come la bellezza di queste canzoni ben dimostra. Un disco che ha l’ottimo pregio di saper evocare le radici celtiche delle loro terre ma appunto di coniugarle con nuovi suoni e atmosfere grazie ad un efficace senso di sperimentazione, un progetto che si esprime in un nuovo paesaggio sonoro coinvolgente e decisamente dalle atmosfere ottimistiche. Si coglie anche l’apprezzabile collaborazione di tutti i musicisti in seno alla Band.

High Way To Hermitage . La canzone è contraddistinta dal suono della cornamusa del Northumberland eseguita da Kathryn Tickell a cui va ad aggiungersi il tributo percussivo decisamente rock di Truswell e il mandolino di Szifris.

Segue la deliziosa Long For Light una canzone influenzata dai ritmi dove l’antico linguaggio della Northumbria viene re-immaginato. Definito dalla stampa “downtempo trance meets tradition”, cioè musica ambientale dai ritmi morbidi che incontra la Tradizione.

https://youtu.be/FUTTQlCctgI?si=wZGw-70FrSoDBlnN

Con Caelestis / Sheep in the Temple le sonorità prendono una piega più mistica ed esotica. Le voci soliste di Amy Thatcher e Stef Conner cantano con parole latine di 1900 anni fa, trovate scritte su una pietra a Carvoran, un forte romano nella Northumberland.

Caelestis ha delle caratteristiche quasi religiose con la stratificazione delle voci che si fondono lentamente fino al crescendo della cornamusa e delle percussioni fino ad una esplosione di suoni. Il brano di Tickell fu ispirato dalla visita al tempio di Mithras a Londra dove il dio della guerra è stato deposto dalle pecore. Ha un’atmosfera ipnotica e dal sapore antico ma con un suono contemporaneo e vuole esplorare in modo diverso l’occupazione delle Northumberland 1900 anni fa. Utilizzando una libera traduzione delle parole trovate sulla pietra:

Syrian Goddess, weighing life and laws with her scales.

La dea siriana che pesa la vita e le leggi con la sua bilancia

Syria has sent the constellation seen in the stars

Siria ha inviato la constellazione vista nelle stelle

To Libya to be worshipped: and from this we have learned.

a Libia per essere venerata: ed è da quello che noi abbiamo appreso.

https://youtu.be/6czwd7RTgCo?si=K4d0GEjGbYODPca6

One Night in Moaña. Ispirata dalle esibizioni della band al Festival Intercéltico di Morrazo in Galicia, con una melodia folk di danza tradizionale galiziana dall’andatura veloce e trascinante, il brano è arricchito dal suono della Pandeireita (tamburino), delle Vieira shells & Zamburiña shells, e l’ “Aturuxo” (un tipico urlo usato per animare e rinvigorire una canzone) che caratterizzano la cultura di Moaña, questa città galiziana. Josie Duncan è la voce solista, ci sono come ospiti Anahí Pena alla Pandeireita, Vieira shells, Zamburiña shells e Maria Faltri all’Aturuxo.

https://youtu.be/7v7V29lN2Nc?si=rWiURy5plsoGNkYb

Sono presenti anche suoni più tradizionali come in Quilley Reel che è un frenetico reel strumentale che fa battere i piedi a tempo con una andatura e potenza degna di una colonna sonora di un film, mentre Clogstravaganza attraverso i suoni del ballo con le clog riesce ad abbinare ritmi elettronici ad un violino e ad una fisarmonica infuocate. Ritmica accattivante e coinvolgente.

https://youtu.be/bzQO71BPHec?si=swJRV5eQh95vtHFT

Freedom Bird, si apre come un brano meditativo che poi si trasforma in una delicata canzone a due voci, contemplativa sulla natura e sulle trasformazioni che avvengono durante le stagioni. Una bellissima canzone di speranza e ottimismo.

Just Stop / Eat the Roses E’ un set strumentale ispirato al tema della resilienza e della speranza dopo la tempesta, del prendere tempo per riflettere e raggiungere così nuove prospettive. Le cornamuse della Tickell apportano un ritmo energico, determinato e variegato che rende il brano acceso dall’ottimismo e dalla forza d’animo.

Gods of War deriva dalla personale esperienza per Tickell che la connette alla storia della sua famiglia, molti dei suoi parenti coltivavano e tuttora coltivano le aree intorno al Muro di Adriano, il Muro Romano, aree che conservano i resti di templi, santuari e ricordi degli antichi dei.

E’ una canzone originale, intensa che contiene parole di incantesimi e antichi rituali e che favorisce un particolare clima emozionante. Il violino prende il comando nel ritornello dimostrando ancora una volta che è un disco che consente ad ogni strumento la possibilità di splendere.

Deliziosa ballata Bone Music, prende ispirazione dal libro Bone Music di David Almond, la canzone esplora la storia di un flauto fatto con l’osso d’uccello e unisce leggende e miti riferiti al vivere e al morire, al tempo passato e al presente. In questo brano c’è un’ottima miscela tra i suoni contemporanei delle percussioni e i suoni classici della cornamusa.

L’album termina con un’ottima Back to the Rede, una canzone che si riferisce alla terra nativa di Kathryn, Redesdale. E’ un brano strumentale molto intenso in cui violino e cornamusa esprimono sonorità molto scozzesi, malinconiche ma azzeccate, vista la storia della vallata che è una via importante per la Scozia. Melodia molto toccante, evocativa, ritrae l’amore della Tickell per la sua terra e la sua storia.

© Claudio Giuffrida


Fonte: KATHRYN TICKELL & THE DARKENING – CLOUD HORIZONS | FREE ZONE (giannizuretti.com)

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