14 aprile 2022

The World of Banksy - The immersive experience. a cura di Marco Salvario

 The World of Banksy - The immersive experience.

a cura di Marco Salvario


Sala degli Stemmi – Stazione Porta Nuova – Torino

25 febbraio – 29 maggio 2022



La mostra “The Word of Banksy” fa finalmente tappa a Torino con il suo carico di denuncia, provocazione e mistero; quasi cento le opere esposte, che emozionano, turbano, indignano e divertono. Siamo oltre i graffiti, in presenza di un nuovo modo di comunicare e denunciare i problemi, le ingiustizie e le violenze di questo nostro mondo decadente. Un manifesto di cui tutti capiamo il linguaggio, ma di cui ignoriamo l'autore o, forse, gli autori.

Accettiamo per comodità che Banksy sia un artista reale, uno Zorro della pittura, e non chiediamoci chi si nasconda sotto la sua firma: non sono riusciti a identificarlo o a coglierlo in flagranza né i vigilanti dei musei né gli ispettori delle polizie di molte nazioni, e noi non pretendiamo di essere più bravi di loro.

Siamo di fronte a un filone moderno che si cerca di catalogare, brutto vizio dei critici d'arte, come new street art, post-graffiti o guerrilla art. C'è chi sostiene che di vera arte non si possa parlare, ma solo di messaggi maldestri e banali, a volta di vandalismi; sicuramente soffia un vento nuovo, coinvolgente e immerso nel presente, che non si deve e non si può ignorare.

Non c'è solo denuncia, c'è il bisogno concreto di mettersi in gioco, di agire, di cambiare le cose.

Spesso Banksy non rischia solo una multa per avere imbrattato un muro, ma azzarda molto di più, come quando nove sue opere compaiono sul muro che separa lo stato di Israele dai territori della Cisgiordania. I soggetti raffigurati erano soprattutto bambini, che cercavano di passare oltre il muro facendosi sollevare da palloncini o scavando con una paletta, scoprendo che oltre c'era un mondo bellissimo, purtroppo non è così, di serenità e colori.

Qualche parola va detta sulla location torinese: La sala degli Stemmi è un'area elegante e poco utilizzata della stazione ferroviaria di Porta Nuova. Speriamo che la mostra ne permetta la valorizzazione e che non segua invece un nuovo abbandono o la triste cessione a qualche arrembante centro commerciale.



La valutazione commerciale delle opere di Banksy è difficile, perché l'artista rifugge il mercato dell'arte e perché spesso le sue opere, disegnate su un muro, non possono essere trasportate altrove. Non poche di loro sono state solertemente cancellate dai servizi cittadini o sfigurate da altri artisti di strada come gesto politico, ulteriore ricerca creativa, invidia o semplice stupidità.

Banksy ha in più occasioni regalato le sue opere per aiutare organizzazioni o locali in difficoltà, come nel caso di “Kissing Copper”, apparsa nel 2004 sul muro di un pub a Brighton.

In uno dei suoi lavori raffigura una sala d'asta e dentro una cornice si legge: “I can't believe you morons actually buy this shit”.

Famoso la vicenda di “Girl with ballon”, venduta nel 2018 dalla casa d'aste Sotheby’s a Londra per oltre un milione di sterline: davanti agli sbigottiti presenti, dopo l'aggiudicazione l'opera ha iniziato ad autodistruggersi, scivolando in un trita-documenti nascosto nella cornice. Che fosse voluto o meno, il disfacimento in strisce si è interrotto a metà. L'acquirente, ignoto anch'egli, ha confermato la sua offerta e ha rimesso l'opera all'asta nel 2021, dandole un titolo diverso, “Love is in the bin” (“L'amore è nel cestino”). La vendita è stata battuta per la cifra davvero notevole di 18,5 milioni di sterline.


Sulla ragazza con il pallone, i critici si sono sbizzarriti. La bambina ha perso il suo palloncino o l'ha lasciato andare? Il vento forte, che muove i capelli e il gonnellino della piccola, fa pensare a un'azione non voluta e così il volto, che esprime disperazione. Il palloncino diventa il simbolo dell'infanzia, del gioco, strappato via dalla cruda violenza della realtà. La bambina si trova a crescere all'improvviso, il palloncino a forma di cuore fa pensare agli affetti innocenti che sono portati via.

Io preferisco lasciare che chi si trova davanti all'opera, la veda con il proprio sguardo e la giudichi con il proprio cuore, senza farsi condizionare da schemi, che possono solo limitarne la freschezza semplice e istintiva.



Banksy lancia i suoi strali polemici contro molti bersagli. Ho già citato velocemente le opere sul muro che divide palestinesi e israeliani, ugualmente di grande efficacia sono l'immagine della bambina sanguinante mostrata dalle telecamere mentre i giornalisti impediscano ai soccorsi di intervenire, il crocifisso con appesi gli acquisti natalizi o le pie donne disperate di “Sales End”.

“The Napalm girl” reinterpreta una delle foto più famose e sconvolgenti della guerra in Vietnam, inserendola in un contesto comico e grottesco, dove la bambina non è più vittima del napalm ma dei miti falsamente amichevoli di Topolino e Ronald McDonald; “Follow your dreams” è una frecciata alle regole e alla censura che cancellano il bisogno di libertà; “Mobile Lovers” mostra l'abbraccio falso di due amanti che non si cercano neppure, persi nella consultazione dei propri iPhone.



Diverso come stile eppure di grande bellezza è “Guantanamo Bay”, dove il prigioniero ammanettato, incappucciato, con la divisa arancione dei reclusi, in ginocchio sulla spiaggia davanti a un mare agitato, sotto un cielo dai torbidi colori gialli, verdi e rossi, è un grido di condanna contro la ferocia di una giustizia ipocrita e barbara. Mi piace affiancare a tale lavoro la Madonna con Bambino di “Even a Suicider Bomber Need a Hug”, dove al petto del bambino è allacciata una cintura esplosiva.

Gli ultimi cinque lavori, li lascio senza nessun commento se non per sottolineare come immagini e scritte in Banksy riescano a convivere e imporsi con la stessa efficacia.




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