13 settembre 2021

CARLA DE ANGELIS IN “Tutto il tempo sul petto. Poesie (2006-2021)” a cura di Vincenzo Capodiferro

 


CARLA DE ANGELIS IN “Tutto il tempo sul petto. Poesie (2006-2021)”

Una vita dedicata all’arte


Tutto il tempo sul petto. Poesie (2006-2021) è un’opera di Carla De Angelis, edita da Fara, Rende, giugno 2021. Mette insieme diverse raccolte poetiche dilazionate nel tempo: Salutami il mare (2006); A dieci minuti da Urano (2010); I giorni e le strade (2014); Mi fido del mare (2017); Fra le dita una favilla sembra sole (2019); Tutto il tempo sul petto (2021). Carla De Angelis è nata a Roma e vive nella capitale. Da tempo è impegnata nella produzione di opere letterarie: poesie e racconti, ma anche saggi. È presente in diverse antologie. Tra le pubblicazioni ricordiamo: “Salutami il mare” (2006); “A dieci minuti da Urano” (2010); “I giorni e le strade” (2014). Saggi: “Diversità apparenti” (2007); “Il resto (parziale) della storia” (2008); “Il valore dello scarto” (2016). Quest’opera è veramente grandiosa e sarebbe difficile volerla racchiudere in poche righe di recensione: c’è tutta una vita dedicata all’arte ed alla poesia dietro. Usiamo intanto le stesse parole di Stefano Martello, tratte dall’introduzione: «Questa raccolta… trasuda coerenza e consapevolezza, codificate entrambe in pagine che rimangono urgenti ed attuali». In Salutami il mare, ad esempio, Stefano coglie mirabilmente il senso che potremmo sintetizzare in una sua frase: «Ma la vetta non la raggiungi più». In A dieci passi da Urano: «…paragono le poesie di Carla a vere e proprie istantanee che traducono sensazioni, episodi e giornate in poche illuminanti parole, filtrando ciò che è utile e ciò che è meno utile…». Che cosa possiamo notare? È presente sempre il mare: quel «…naufragar m’è dolce in questo mare». Il mare rappresenta l’infinito, la liberazione. L’infinito/indefinito è sempre ambivalente, positivo e negativo, bene e male. Nell’infinito c’è tutto e soprattutto qui vale il principio: gli opposti si attraggono, la coincidentia oppositorum. L’altro principio. Similes cum simillibus… vale per il finito. Di fronte all’infinito i romantici riconoscevano tre posizioni: angoscia, ironia e imitazione o titanismo. Diciamo che variamente questi tre atteggiamenti possiamo riscontrarli anche nella poesia di Carla. Carla s’ispira all’angoscia di Lucrezio: «Allora un’angoscia sepolta da altri dolori nel cuore comincia a destarsi e anch’essa a levare la testa…». La sehnsucht, per esempio, la troviamo a pag. 20: «Non ho voluto scrivere/ descrivere/ La delusione il dolore/L’illusione la disperazione/ La negazione la speranza…». La futuristica assenza di punteggiatura denota insofferenza dinanzi al baratro dell’esistenza, un’esistenza che si offre non sempre cordiale, ma che sbatte come mare impazzito innanzi agli scogli. Alla fine a furia di sbattere anche gli scogli vengono modellati dalla vita. Ma ci vuole tempo, tanto tempo! Al pianto eracliteo si alterna spesso trai versi della nostra il riso democriteo: «Mi rivolgo al presente a quel brillio di stelle/ che si trova solo nelle serate di brindisi/ l’eccitazione è giovane e scrive ancora/ d’amore». Questa celebrazione di un carpe diem funesto ed indimenticabile si trova sempre correlata al-«La candela che accende il brillio sul mare…», cioè al riflettersi sull’infinito come un friedrichiano Viandante sul mare di nebbia. Così arriviamo al titanismo, alla mimesi dell’infinito che aleggia sulle onde di quel mare ora calmo, ora agitato: «Oggi brucio le carte/ d’una scrivania troppo affollata/ invento un cerchio invalicabile/ esilio il mondo/ Sfoglio l’abisso che separa realtà e sogno…». Schelling scriveva: «Ogni magnifico dipinto nasce quasi per la soppressione della muraglia invisibile che divide il mondo reale dall’ideale, ed è solo, per così dire, la finestra attraverso la quale appaiono completamente quelle forme e regioni del mondo della fantasia, che traspare solo imperfettamente attraverso quello reale». Lo stesso accade per la poesia, come ha scritto Carla. Questo titanismo si raggiunge nell’arte, tra le “sudate carte”. Qui si esprime pienamene anche l’estetismo di Carla. Per il resto che possiamo dire? Come è scritto sulla quarta di copertina: «Questo non è un libro di versi ma un libro-poesia e davvero… sentiremo il tempo… posarsi sul nostro petto e farlo vibrare…».


Vincenzo Capodiferro

2 commenti:

  1. Ringrazio per il tempo dedicato a leggere la mia raccolta e le parole che l'hanno commentata. Grazie . Carla de Angelis

    RispondiElimina
  2. grazie del suo commento, Insubria critica

    RispondiElimina

I commenti sono moderati e controllati quotidianamente.
Tutte le opinioni sono benvenute. E' gradita la pacatezza.

I sette peccali capitali sotto l'obiettivo di Sauar Articolo di Marco Salvario

I sette peccali capitali sotto l'obiettivo di Sauar Articolo di Marco Salvario Formatosi all'Accademia delle Belle Arti di Cune...