20 maggio 2021

IL PIANO DI DRAGHI PER SALVARE L’ITALIA di Antonio Laurenzano

 


IL PIANO DI DRAGHI PER SALVARE L’ITALIA

di Antonio Laurenzano

Sotto esame a Bruxelles il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) presentato dal Governo Draghi alla Commissione europea. In 300 pagine il “destino del Paese e il ruolo internazionale dell’Italia”: un lungo ventaglio di riforme, investimenti, finanziamenti che, “se prevarrà il gusto del futuro su corruzione, stupidità e interessi costituiti”, spingeranno il Pil nel 2026 al 3,6% rispetto allo scenario base tendenziale. Un progetto ambizioso affidato a “uomini pronti a sacrificarsi per il bene comune”, nel ricordo di De Gasperi e del suo “spirito repubblicano”, espressione dell’unità del Paese nei giorni difficili della ricostruzione postbellica.

In gioco un tesoretto. Nel complesso, il Piano d’interventi vale 221,5 miliardi di euro, di cui 191,5 (68,9 in sovvenzioni e 122,6 in prestiti) sono quelli previsti da Next Generation EU, da impegnare tutti entro il 2026. I rimanenti 30 miliardi si riferiscono al Fondo complementare alimentato con lo scostamento di bilancio per i progetti esclusi dai fondi Ue. Un Recovery Plan articolato in sei missioni: digitalizzazioni, rivoluzione verde e transizione ecologica, infrastrutture per una mobilità sostenibile, istruzione e ricerca, inclusione sociale, salute e sanità pubblica. Parte integrante del Piano sono le riforme, innanzitutto Pubblica amministrazione e Giustizia, senza tralasciare fisco, infrastrutture, concorrenza e appalti.

Il progetto Next Generation EU rappresenta per i Paesi dell’Unione un’iniziativa fortemente innovativa rispetto al complesso dei mezzi finanziari a disposizione che si concentrano, in particolare, sul comparto trasversale legato alla transizione digitale ed ecologica. Un volano per stimolare in modo significativo gli investimenti pubblici a sostegno della domanda aggregata, premessa della ripresa economica. Per i Paesi ad alto debito come l’Italia, debito che la pandemia ha innalzato in modo significativo, un efficace programma di investimenti accompagnato da ambiziose riforme strutturali è la sola opzione praticabile per riportare il rapporto debito/pil su un piano di sostenibilità, puntando ad accrescere l’impatto del denominatore sull’evoluzione di lungo periodo del rapporto in questione.

L’uso ottimale dei fondi europei si misurerà sulla qualità dei progetti di riforma e di investimento pubblico, ma anche, se non soprattutto, sulla capacità di trainare l’intrapresa privata e riportare tra le famiglie la fiducia nel futuro, fiducia che condiziona sia la loro propensione al consumo sia la loro voglia di investire in capitale umano. Pertinenza, efficacia, efficienza e coerenza saranno le specifiche aree di valutazione del Recovery Plan da parte della Commissione Ue e l’attenzione sul Piano italiano sarà altissima. L’Italia è il Paese destinatario della quota maggiore di risorse, tra sovvenzioni e prestiti, e la capacità di restituire i prestiti di cui tutti gli altri Stati membri si sono fatti garanti dipende dal modo in cui queste risorse verranno spese.

Il Recovery Plan di Mario Draghi dovrà creare le condizioni per la ripresa dalla pandemia liberando debolezze e carenze croniche per ridisegnare l’economia del Sistema Paese. Un esame particolarmente rigoroso attende dunque l’Italia. Un esame semestrale dei risultati del Piano ai quali saranno condizionati i fondi europei. Sotto controllo il raggiungimento degli obiettivi, la tempistica e soprattutto la reale capacità del Belpaese di vincere il nemico di sempre fatto di burocrazia, accidia, fatalismo, improvvisazione, corruzione. Un micidiale mix che, se associato alla inerzia istituzionale, potrebbe pregiudicare in maniera definitiva la vita delle future generazioni.

Tocca ora al senso di responsabilità di tutte le espressioni politico-parlamentari superare gli interessi elettorali di bottega e ricercare una soluzione strategica unitaria che rimetta l’Italia sulla strada di uno sviluppo socio-economico durevole nel solco della sua storica vocazione di Nazione co-federatrice dell’Europa Unita. Una road map credibile, proiettata verso un futuro comunitario condiviso, perché, ha ammonito il premier Draghi, “il Piano è questione non solo di reddito e benessere, ma di valori civili e sentimenti che nessun numero e nessuna tabella potrà mai rappresentare”. Un salto di qualità per mostrarsi all’altezza della sfida.

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