03 maggio 2021

Heinrich Böll – Opinioni di un clown a cura di Marcello Sgarbi


Heinrich Böll –
Opinioni di un clown (Edizioni Mondadori)


Collana: Oscar moderni

Pagine: 232

Formato: Brossura

EAN: 9788804670834


Come è noto la narrazione di un grande classico della letteratura - ”Ulysses” di James Joyce - si svolge nell’arco di una giornata, per la precisione il 16 giugno. Anche in questo capolavoro di Heinrich Böll tutto accade nello spazio di alcune ore. Hans Schnier, di professione clown, ha una strana caratteristica: durante le sue telefonate riesce a percepire le sfumature della personalità. E in una serie di colloqui telefonici costruiti su dialoghi magistrali è incentrato il romanzo, dove Hans – unico protagonista delineato, gli altri sono tutti evocati e mai descritti – in crisi perché per un infortunio non può più lavorare e perché viene lasciato dalla compagna Maria, riflette sulle ipocrisie borghesi della sua famiglia d’origine, sulle falsità e sulle convenzioni della morale, rivendicando una vita autentica. Tra il caustico e il grottesco, il paradosso e l’ironia, anche se è un perdente Hans dimostra di essere l’unico capace di togliersi la maschera.

Mi annoio di me stesso. Quando penso che vi sono dei clown che ripetono gli stessi numeri per trent’anni di seguito mi prende una tale paura, come se fossi condannato a mangiare a cucchiaiate un intero sacco di farina.

Un artista è come una donna, che non può far altro che amare e casca fatalmente nelle braccia di ogni somaro di sesso maschile che le passa davanti.

Come vittime da spogliare gli artisti e le donne sono quelli che si adattano meglio.

Non c’è niente di più deprimente per la gente di un clown che fa compassione.

È come un cameriere che arriva sulla poltrona a rotelle a portarle la birra.

Dev’essere brutto per un padre trovarsi a parlare per la prima volta sul serio con un figlio che dopotutto ha già ventotto anni.

 © Marcello Sgarbi

  

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