02 dicembre 2020

L’ALBERO DEL TEMPO Raccolta di poesie di Umberto Belardinelli a cura di Vincenzo Capodiferro

 


L’ALBERO DEL TEMPO

Raccolta di poesie di Umberto Belardinelli che sintetizzano il percorso di una vita


L’albero del Tempo” è una raccolta poetica di Umberto Belardinelli, uscita nell’ottobre 2020, edizioni Scriptores, Varese. «Umberto Belardinelli nasce nella nobile terra di Sicilia sotto il sole di Messina, ma si trasferisce e cresce a Varese dove vive, studia e consegue gli studi. dopo un breve periodo di vita lavorativa tra Italia, Svizzera e Inghilterra, si stabilisce definitivamente a Varese, dove non abbandona mai il piacere della riflessine e della scrittura,» scrive di lui l’amico Gianfranco Galante. “L’Albero del tempo” è la storia di una vita, con tutte le sue emozioni, vicissitudini, situazioni, ripercorsa nella similitudine dell’albero: un segno tangibile della natura. Già la parola ha una potenza semantica antichissima e ricchissima ed in fin dei conti si ricollega all’albero della vita o all’Yggdrasil. Guardo nel calice del rifiorito giglio/ e quasi vi scorgo un sole dimenticato/ nel tempo di un prossimo solstizio… Il calice è simbolo di dolore e d’amore, di bellezza e di grazia. Non mancano frequenti i riferimenti ad una natura assillata, oltraggiata. Messina è celebrata nella sua falce, Varese nella sua celtica acqua: Varese, dentro i tuoi ricordi/ tu porti l’acqua celtica nel nome/ e nel tuo verde cuore è invito alla preghiera… L’albero è la vita, ma l’albero è anche l’Italia, che affonda le sue radici nel Mediterraneo, con la ciocca sicula e si erge maestosa nella chioma alpina. Nella vita scopriamo ed affrontiamo sempre nuove situazioni che ci appaiono inevitabilmente con il duplice volto della realtà, con il peso del rovescio della medaglia: lo Zenit ed il Nadir della nostra esistenza… annota Umberto. Ogni albero cresce sempre in due sensi: verso l’alto e verso il basso. Estende i suoi rami sopra e le sue radici sotto. L’albero collega i mondi: quello di sotto, della terra, al cielo, quello di sopra, attraverso quello di mezzo, che viviamo noi. Ci ricorda quel Pianto Antico di Giosuè Carducci: quella terra fredda, quella terra negra. Ogni albero vede, sente, resiste ai venti, alle piogge, alle intemperie, sfida il lampo veloce. Noi siamo come ogni albero, siamo alberi viventi e mobili. In questa raccolta di Umberto scorgiamo tutta la profondità della sua poetica, fatta di afflati, racconti, sinestesie. L’albero rimanda al boschetto della famiglia, che ricorda il Nostro, nella foresta dell’Umanità vivente e senziente. A volte porgo parole/ al tuo vetusto tronco, / padre di tosche lizze/ e testimone di memorie… Il poeta che parla cogli alberi, il poeta vate, druida, ci ricorda il misticismo naturale ed il panismo, come in D’Annunzio, ne “La pioggia nel pineto”: E immersi/ noi siam nello spirto/ silvestre… Quest’ultima di Umberto è una raccolta intensa, foriera, la descrizione botanica delle infinite sfumature naturali del mondo che soggiace nell’anima microcosmica e nei suoi luoghi e nei suoi campi.


Vincenzo Capodiferro

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