06 agosto 2020

Palmiro Togliatti visto dal professor Angelo Ivan Leone

 

 
Palmiro Togliatti visto dal professor Angelo Ivan Leone

Il compagno integerrimo Ercole Ercoli, ovvero il Migliore dei migliori, al secolo Palmiro Togliatti. Egli lasciò deliberatamente morire in cella il suo compagno fraterno Antonio Gramsci.

Quando il Fascismo si offrì per uno scambio di prigionieri lasciò che la cosa cadesse nel dimenticatoio, per non essere messo in ombra davanti a Stalin, dallo stesso Gramsci, che lo surclassava da ogni punto di vista, da quello umano a quello politico. Per capirlo basterebbe leggere gli immortali ed eterni “Quaderni dal carcere” di Gramsci.

Il Partito comunista di Palmiro Togliatti

Con la svolta di Salerno, Togliatti spostò l’asse strategico del Partito Comunista, non perché costretto, ma per un deliberato calcolo politico che lo portò ad accettare nell’ordine: il re e la monarchia (di qui prese l’avvio la famosa svolta, chiamata così proprio perché i comunisti sino ad allora si erano opposti più di tutti a collaborare con il re fedifrago e fuggiasco), Badoglio, i governi di unità nazionale e la carica di ministro della giustizia, la fine della lotta partigiana di cui il luciferino, ma onesto compagno Giancarlo Pajetta disse “si accorse della forza dei partigiani quando la guerra finì e si appuntò sulla giacca la sua brava stelletta, lui che non aveva combattuto un giorno in tutta la sua vita”: Il Migliore, sempre per suo ponderato calcolo politico fece: l’amnistia allargata a tantissimi fascisti e tanti ne fece entrare nello stesso Partito Comunista, accettò che le odiosissime leggi lateranensi entrassero paro paro nella novella costituzione repubblica del 1948 con queste testuali parole: “questo voto ci permetterà di stare al governo per i prossimi 20 anni”, e fece approvare quelle leggi dai comunisti assieme ai democristiani, contro il parere dei socialisti di un uomo, quello si, rivoluzionario, come Pietro Nenni.

Ecco, alla luce di tutti questi marchiani errori, per sua scelta e non certo perché costretto da non meglio precisati esami di riparazione democratica, possiamo valutare quello che è stato il Partito Comunista di Palmiro Togliatti e già il fatto che sia stato il Partito Comunista di Palmiro Togliatti e non di Antonio Gramsci, la dice lunga su quanto l’idea nella pratica si fosse allontanata da quel sogno, certamente bellissimo, in cui parecchi sembravano aver creduto.

Gli errori storici del Partito comunista

Se poi a questo sogno decaduto dal cielo si aggiungono tutti gli errori compiuti nella sua storia dalla dirigenza comunista, e io ho fatto un excursus su Togliatti, ma nei miei punti ho parlato anche di fasi successive a lui come quella di Berlinguer, potremo avere un quadro più chiaro e più reale del perché quel Partito abbia finito per non essere più una forza propulsiva ma conservativa della fragile democrazia italiana. Gli errori si pagano, e in politica si pagano amaramente.

Detto questo, concludo dicendo che il compromesso storico, come nel caso dei Patti lateranensi, i comunisti ce lo avevano in mente sin dall’inizio, e lo avevano perché era ed è comune al loro dna ideologico. Cattolici e comunisti hanno tantissimo in comune da parecchi punti di vista, da quello filosofico a quello mentale: 1 Solo Dio (Marx), 1 Sola chiesa (Il Partito), 1 Solo Verbo (il Capitale), e gli eretici, al rogo naturalmente, e Dio (Il Partito) riconoscerà i suoi.

Ecco perché l’alternativa di sinistra in Italia è sempre stata quasi una chimera. Quando i comunisti hanno dovuto scegliere, hanno sempre scelto i cattolici democristiani. Avevano un Dio diverso, ma avevano un Dio. I compagni dal dio minore, al massimo si usavano per fare paura, poi, una volta diventato regime, il Pci gli spediva nei Gulag.

Angelo Ivan Leone

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