La gioventù
dei valori
La
recente scomparsa della mia cara nonna Ornella è stata l’occasione
per rivedere un suo vecchio album fotografico e ripensare ad alcuni
accadimenti della sua vita.
Nata
a Milano nel 1935 da famiglia benestante, il periodo dell’infanzia
lo trascorse, durante la seconda guerra mondiale, in zona Ticinese
dove suo padre aveva l’azienda di famiglia di vernici, decorazioni
e costruzioni edili. La sua casa servì anche come scuola elementare
del quartiere e rifugio antiaereo. Avendo una sorella maggiore di un
anno riuscì a frequentare la classe quarta e quinta nello stesso
anno, con la” curiosa “scelta di avere lezioni al mattino di
quinta e pomeriggio di quarta elementare. Sono tanti i racconti
relativi alla città di Milano del tempo di guerra che ho ascoltato
durante la mia infanzia: dai quadri del mio bisnonno venduti in
cambio di cibo, alle corse nel rifugio quando si udiva l’aereo
“Pippo” che sorvolava il quartiere. Grazie al clima sereno della
sua famiglia, mia nonna non aveva un ricordo spaventoso del periodo
bellico; ripeteva orgogliosa che i suoi parenti lavorarono anche
senza avere la tessera del partito. Sin da piccola, come la sorella,
dimostrò un’inclinazione artistica ed un interesse per la
letteratura scrivendo fiabe e racconti illustrate che rallegravano i
pomeriggi familiari. Facendo tesoro delle sue capacità si iscrisse
al liceo Manzoni di Milano. In questa prestigiosa scuola non era
semplice raggiungere risultati brillanti poiché imperava tra i
docenti la severità nei giudizi. D’estate la famiglia si recava
nella casa di Varese in quel di Velate, insieme alle cugine di
Milano. Mia nonna da ragazzina frequentava una compagnia di tanti
ragazzi e ragazze di Varese e Milano che comprendevano sia liceali
che universitari. Anche in pieno inverno ogni tanto mia nonna tornava
a Varese e mi raccontava delle pattinate sul lago di Ghirla
ghiacciato. Al liceo ebbe la fortuna di conoscere il futuro avvocato
Giorgio Ambrosoli, commissario liquidatore della Banca Privata
Italiana e delle attività finanziarie del banchiere siciliano
Michele Sindona, che fu assassinato l'11 luglio 1979 da un sicario
ingaggiato dallo stesso Sindona a causa delle verità scomode che
aveva scoperto. La frequentazione sui banchi di scuola lasciò un
ricordo molto positivo di questo ragazzo intelligente e capace.
Rimase in contatto con alcuni dei suoi compagni anche finito il
liceo, soprattutto con coloro che intrapresero lo stesso percorso
universitario, come lo stesso Ambrosoli. In occasione di un evento
riguardante la carriera dell’avvocato, ella stessa presenziò ai
festeggiamenti. Quando anni dopo fu raggiunta dalla notizia della
morte prematura e violenta del suo compagno, ne rimase profondamente
colpita. Mia nonna, consigliata dai suoi genitori optò per la
facoltà di Giurisprudenza, anche se aspirava a diventare medico,
perché in quegli anni alcuni indirizzi di studio erano affrontati
prevalentemente da uomini. Sua sorella, invece, si iscrisse
all’Accademia di Belle Arti di Brera, continuando così il percorso
artistico familiare. Dopo essersi laureata a 21 anni con 110 rinunciò
ad una carriera in uno studio di Milano per formarsi una famiglia,
dedicandosi, con il marito laureato in economia, alla gestione della
ditta familiare. In seguito alla separazione coniugale ebbe la
necessità di un’indipendenza economica per mantenere i figli e non
potendo, come donna, seguire la vita dei i cantieri si dedicò
all’insegnamento presso una scuola superiore privata. Dal 1969
intraprese a tempo pieno la carriera di docente nelle scuole
pubbliche. Non essendo disponibili cattedre per le materie
giuridiche, conseguì l’abilitazione all’insegnamento della
lingua francese, che studiò da sola con l’ausilio di dischi,
poiché alle scuole superiori aveva studiato l’inglese. Al mattino
partiva con la sua fiat 500 da Milano sino alle scuole medie di
Origgio, Venegono e Caronno Varesino. Dopo il trasferimento a Varese
nel 1973, essendo già in possesso dell’abilitazione per
l’insegnamento di diritto, economia politica, scienze finanziarie e
statistica, ottenne la cattedra all’I.T.C. Daverio come prof.
Ordinario nel 1975. Inizialmente, per completare il monte orario,
prestò servizio anche all’IPSIA di Varese. Nella sua carriera
lavorativa ebbe l’opportunità di insegnare sia alle classi diurne
che serali, ciò le consentì verifiche positive nel rapporto
educativo. Non sono mancate le partecipazioni come commissario
d’esame alle maturità e le collaborazioni scolastiche come
presidente di seggio nelle elezioni di organi collegiali. Una vita
spesa tra lavoro e famiglia, dove alla socievolezza nell’ambiente
lavorativo ha sempre corrisposto una riservatezza nel suo privato,
schiva da impegni mondani. Una donna forte e determinata, votata al
sacrificio per aiutare i suoi affetti più cari. La sua presenza di
spirito coraggioso e fiero mi ha accompagnato dalla più tenera età
fino alle scuole medie, è stata così un aiuto costante per i miei
genitori. La sua vita non rappresenta il coraggio estremo del suo
caro compagno, immolatosi per ragioni di giustizia sociale e verità,
ma è comunque testimonianza di fermezza ed onestà. Negli sguardi e
nelle pose ordinate delle foto di classe di miei coetanei di quel
tempo ritrovo un ritratto di gioventù speranzosa dell’Italia degli
anni’ 50. La generazione di mia nonna è cresciuta contemplando un
futuro di impegno, sacrificio, dedizione. I valori conquistati anche
sui banchi di scuola, hanno indirizzato le scelte di una vita
contribuendo alla formazione di una precisa identità sociale.
Ritrovare quegli ideali oggi è più che mai indispensabile per
garantire a tutti un futuro sereno nel nostro paese.
Matteo Zavattaro
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