15 ottobre 2019

La gioventù dei valori a cura di Matteo Zavattaro

La gioventù dei valori

La recente scomparsa della mia cara nonna Ornella è stata l’occasione per rivedere un suo vecchio album fotografico e ripensare ad alcuni accadimenti della sua vita.
Nata a Milano nel 1935 da famiglia benestante, il periodo dell’infanzia lo trascorse, durante la seconda guerra mondiale, in zona Ticinese dove suo padre aveva l’azienda di famiglia di vernici, decorazioni e costruzioni edili. La sua casa servì anche come scuola elementare del quartiere e rifugio antiaereo. Avendo una sorella maggiore di un anno riuscì a frequentare la classe quarta e quinta nello stesso anno, con la” curiosa “scelta di avere lezioni al mattino di quinta e pomeriggio di quarta elementare. Sono tanti i racconti relativi alla città di Milano del tempo di guerra che ho ascoltato durante la mia infanzia: dai quadri del mio bisnonno venduti in cambio di cibo, alle corse nel rifugio quando si udiva l’aereo “Pippo” che sorvolava il quartiere. Grazie al clima sereno della sua famiglia, mia nonna non aveva un ricordo spaventoso del periodo bellico; ripeteva orgogliosa che i suoi parenti lavorarono anche senza avere la tessera del partito. Sin da piccola, come la sorella, dimostrò un’inclinazione artistica ed un interesse per la letteratura scrivendo fiabe e racconti illustrate che rallegravano i pomeriggi familiari. Facendo tesoro delle sue capacità si iscrisse al liceo Manzoni di Milano. In questa prestigiosa scuola non era semplice raggiungere risultati brillanti poiché imperava tra i docenti la severità nei giudizi. D’estate la famiglia si recava nella casa di Varese in quel di Velate, insieme alle cugine di Milano. Mia nonna da ragazzina frequentava una compagnia di tanti ragazzi e ragazze di Varese e Milano che comprendevano sia liceali che universitari. Anche in pieno inverno ogni tanto mia nonna tornava a Varese e mi raccontava delle pattinate sul lago di Ghirla ghiacciato. Al liceo ebbe la fortuna di conoscere il futuro avvocato Giorgio Ambrosoli, commissario liquidatore della Banca Privata Italiana e delle attività finanziarie del banchiere siciliano Michele Sindona, che fu assassinato l'11 luglio 1979 da un sicario ingaggiato dallo stesso Sindona a causa delle verità scomode che aveva scoperto. La frequentazione sui banchi di scuola lasciò un ricordo molto positivo di questo ragazzo intelligente e capace. Rimase in contatto con alcuni dei suoi compagni anche finito il liceo, soprattutto con coloro che intrapresero lo stesso percorso universitario, come lo stesso Ambrosoli. In occasione di un evento riguardante la carriera dell’avvocato, ella stessa presenziò ai festeggiamenti. Quando anni dopo fu raggiunta dalla notizia della morte prematura e violenta del suo compagno, ne rimase profondamente colpita. Mia nonna, consigliata dai suoi genitori optò per la facoltà di Giurisprudenza, anche se aspirava a diventare medico, perché in quegli anni alcuni indirizzi di studio erano affrontati prevalentemente da uomini. Sua sorella, invece, si iscrisse all’Accademia di Belle Arti di Brera, continuando così il percorso artistico familiare. Dopo essersi laureata a 21 anni con 110 rinunciò ad una carriera in uno studio di Milano per formarsi una famiglia, dedicandosi, con il marito laureato in economia, alla gestione della ditta familiare. In seguito alla separazione coniugale ebbe la necessità di un’indipendenza economica per mantenere i figli e non potendo, come donna, seguire la vita dei i cantieri si dedicò all’insegnamento presso una scuola superiore privata. Dal 1969 intraprese a tempo pieno la carriera di docente nelle scuole pubbliche. Non essendo disponibili cattedre per le materie giuridiche, conseguì l’abilitazione all’insegnamento della lingua francese, che studiò da sola con l’ausilio di dischi, poiché alle scuole superiori aveva studiato l’inglese. Al mattino partiva con la sua fiat 500 da Milano sino alle scuole medie di Origgio, Venegono e Caronno Varesino. Dopo il trasferimento a Varese nel 1973, essendo già in possesso dell’abilitazione per l’insegnamento di diritto, economia politica, scienze finanziarie e statistica, ottenne la cattedra all’I.T.C. Daverio come prof. Ordinario nel 1975. Inizialmente, per completare il monte orario, prestò servizio anche all’IPSIA di Varese. Nella sua carriera lavorativa ebbe l’opportunità di insegnare sia alle classi diurne che serali, ciò le consentì verifiche positive nel rapporto educativo. Non sono mancate le partecipazioni come commissario d’esame alle maturità e le collaborazioni scolastiche come presidente di seggio nelle elezioni di organi collegiali. Una vita spesa tra lavoro e famiglia, dove alla socievolezza nell’ambiente lavorativo ha sempre corrisposto una riservatezza nel suo privato, schiva da impegni mondani. Una donna forte e determinata, votata al sacrificio per aiutare i suoi affetti più cari. La sua presenza di spirito coraggioso e fiero mi ha accompagnato dalla più tenera età fino alle scuole medie, è stata così un aiuto costante per i miei genitori. La sua vita non rappresenta il coraggio estremo del suo caro compagno, immolatosi per ragioni di giustizia sociale e verità, ma è comunque testimonianza di fermezza ed onestà. Negli sguardi e nelle pose ordinate delle foto di classe di miei coetanei di quel tempo ritrovo un ritratto di gioventù speranzosa dell’Italia degli anni’ 50. La generazione di mia nonna è cresciuta contemplando un futuro di impegno, sacrificio, dedizione. I valori conquistati anche sui banchi di scuola, hanno indirizzato le scelte di una vita contribuendo alla formazione di una precisa identità sociale. Ritrovare quegli ideali oggi è più che mai indispensabile per garantire a tutti un futuro sereno nel nostro paese.


Matteo Zavattaro

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