28 ottobre 2019

GORDOLA di Oswaldo Codiga a cura di Miriam Ballerini

GORDOLA di Oswaldo Codiga

Venerdì 25 ottobre, mio marito Aldo Colnago e io, siamo stati invitati come ospiti alla presentazione del libro “Gordola” di Oswaldo Codiga.
Gordola, il paese dove è stato presentato il testo e al quale il libro si riferisce, è un paesino della Valle Verzasca, vicino a Locarno, in Svizzera.
Conosco Oswaldo da parecchi anni, ci siamo incontrati a diversi concorsi di poesia, dove lui, immancabilmente, era sempre tra i premiati per la poesia in dialetto ticinese.
In un'occasione ha tradotto un mio racconto in un testo teatrale che è andato in scena due volte ed è stato registrato come audio dramma. Infatti, Oswaldo, ha dedicato buona parte della sua vita al teatro, altra sua grande passione.
Questa sua ultima fatica è un libro di 311 pagine nel quale ci presenta il suo paese. Lo fa tramite ricerche storiche fatte su libri, internet e, quelle più importanti, attraverso la voce della persone che hanno vissuto momenti particolari e cambiamenti.
Ne esce un ritratto di storia naturale, del com'era e del com'è. Ma troviamo anche i monumenti del paese, le chiese. Il fiume Verzasca e i vari torrenti.
Troviamo ritratti dei vari artisti ancora viventi o che, purtroppo, non ci sono più, ma che in cambio hanno lasciato le loro opere.
Oswaldo non si tira indietro nemmeno quando c'è da criticare pesantemente alcune azioni scriteriate avvenute negli anni. Ad esempio la distruzione di due cappelle del 1700, semplicemente abbattute dalla mano crudele delle ruspe.
A vedere quelle riprese, io che nulla ho a che fare con quel paese, ho avvertito un brivido; non si può abbattere la storia, per nessun fine, tanto meno se questo è solo un fine economico.
Il malessere non deriva dal fatto che siano monumenti religiosi, ma per la loro età, per la memoria che esse mostravano al mondo.
Capisco che si possa pensare che questo saggio sia limitato al territorio per il quale è stato scritto. Anche questo è vero, ma penso possa interessare anche gli amanti della storia, quelle persone che hanno ancora la curiosità di sapere cosa ci fosse prima, chi sia passato da un tal luogo, cosa è accaduto lì, proprio lì dove ora si posano altre mani.
Inoltre ho trovato questa iniziativa un esempio che sia da sprone: tutti i paesi dovrebbero avere qualcuno che si impegni a scriverne, a lasciare ai posteri, non solo l'ardua sentenza, ma soprattutto la testimonianza di cosa sia stato fatto prima di loro.
La copertina è una foto di Aldo Colnago, raffigurante una vecchia sequoia, un po' il simbolo del paese.

© Miriam Ballerini

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