14 settembre 2019

SPAGHETTI WESTERN Volume 4


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Editoria Onesta dal 1999

E' ORGOGLIOSO DI PRESENTARE

“UN LAVORO TITANICO, CHE ALL'ACCURATEZZA DEI GIUDIZI E ALLA SAPOROSA VIVACITA' DELLA SCRITTURA UNISCE UNA RICCHEZZA E COMPLETEZZA DELL'INFORMAZIONE VERAMENTE UNICHE. OPERA DEFINITIVA SUL WESTERN ITALIANO”

SPAGHETTI WESTERN
Volume 4

Gli anni del crepuscolo e, al tempo stesso, della rinascita. Il volume prende le mosse laddove ci aveva lasciato la precedente opera: dal 1973. Sono gli anni in cui prende piede il poliziesco all'italiana, presto chiamato con accezione negativa “il poliziottesco”, ma sono anche gli anni della c.d. New Hollywood e del revisionismo western americano. Si decostruisce il mito, l'epopea western si tinge di violenza, di un'ingiustizia che si libera in un pianto infinito soffocato nel sangue. Sono gli anni in cui l'urlo dell'oriente giunge fino all'occidente, col suo carico di film di arti marziali sdoganati da Hong Kong grazie alle fortune di Bruce Lee. Il western italiano tenta di esorcizzare la crisi buttandosi sulla commedia, quindi sul barzelletta western e persino tentare un matrimonio impossibile col cinema delle arti marziali. Un declino da cui, a metà anni settanta, riesce a destarsi per effetto di un lotto di western disperati, incastonati in scenografie decadenti, intrise di fango e avvolte dalla nebbia. È il canto del cigno del western all'italiana che regala capolavori quali I Quattro dell'Apocalisse, Keoma, California e Mannaja. Matteo Mancini presenta l'evoluzione del cinema di genere, non solo western, guardando anche oltreoceano e lo fa fino agli ultimi successi di Quentin Tarantino, in una lunga galoppata che inizia alla maniera di tutte le favole con il più scontato degli inizi: C'era una volta in Italia...


Ultimo volume di una vera e propria enciclopedia dedicata al western all'italiana e, più in generale, al cinema di genere italiano. Matteo Mancini parte dalla nascente New Hollywood, dal revisionismo indiano e dalla decostruzione del mito operato da registi quali Sam Peckinpah, per mostrare lo sviluppo del genere in Italia, ma anche nel mondo, dall'America alla Turchia, passando per il Messico e il Brasile. Dagli anni della proliferazione del barzelletta western, figlio dei successi del sorrisi & cazzotti portato ai vertici delle classifiche incassi da Trinità, ai tentativi di Sergio Leone, ormai in veste di produttore, di chiudere col mito in un'ottica agrodolce proiettata al nuovo che avanza con Il Mio Nome è Nessuno e Un Genio, Due Compari, un Pollo. Una perdita di identità che porta dapprima al demenziale quindi ai tentativi di contaminazione con il cinema delle arti marziali proveniente da Hong Kong fino a ritrovare una nuova graffiante dimensione col western crepuscolare dei vari I Quattro dell'Apocalisse, Keoma, California e Mannaja, dove torna la violenza in atmosfere decadenti dominate da fango, pioggia e nebbia. Da qui la crisi generale degli anni ottanta, sia in Italia che negli Stati Uniti, prima del risveglio sulla scia dei successi di Balla coi Lupi di Kevin Costner e Gli Spietati di Clint Eastwood, tra i tentativi di rilancio di Enzo G. Castellari e Terence Hill fino agli omaggi western di Quentin Tarantino e degli altri registi internazionali.


Matteo Mancini, nasce lo stesso giorno di Gianni Garko, il celebre interprete di Sartana di Anthony Ascott, ma in anno diverso. Classe 1981, vive da sempre calato in un contesto cinematografico, risiedendo sopra all'appartamento un tempo utilizzato quale ufficio arruolamento controfigure e comparse per gli studios Cosmopolitan di Tirrenia (PI), nati nell'ottica del regime quale risposta italiana a Hollywood. Laureato in legge con una tesi sulla repressione penale del doping, si divide tra numerose passioni, dalla critica cinematografica, alla saggistica sportiva (cura il blog dedicato all'ippica settore ostacoli ippicaostacoli.blogspot.com), passando per la scrittura creativa. Oltre ai quattro volumi Spaghetti Western (2012-19), ha pubblicato le antologie La Lunga Ascesa dal Mare delle Tenebre (2010) e Sulle Rive del Crepuscolo (2011) con Gds Edizioni, ha curato l'antologia I Bastardi senza Storia (2012) e scritto il saggio sportivo I Re Senza Corona della Formula 1 (2017) per il Foglio. Finalista di svariati concorsi narrativi, è stato menzionato nel Premio Hypnos (della Hypnos Edizioni), selezionato nel 2017 al FIPILI Horror Festival quale cosceneggiatore del cortometraggio thriller Non Urlare, oltre che premiato da personaggi quali Carlo Lucarelli, Biagio Proietti, Edoardo Montolli e altri. Ha collaborato con Pietro Guarriello per la rivista Zotique, con Gordiano Lupi nella realizzazione dei volume Bruno Mattei l'Ultimo Artigiano (2012) e Soprassediamo! Franco & Ciccio Story (2014) e con l'attrice Miss Italia Daniela Giordano per il volume Io, Daniela (2018). Appassionato lettore, potete leggere le sue recensioni su giurista81.blogspot.com.

Ufficio Stampa
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