01 luglio 2019

IL DIO DI HEGEL Riflessioni di filosofia del diritto a cura di Vincenzo Capodiferro

IL DIO DI HEGEL
Riflessioni di filosofia del diritto

Il Dio di Hegel è un Assoluto che si incarna nello Stato dominatore, non solo sui suoi sudditi-pedine, ma sugli altri Stati servi. Il rapporto tra gli stati, infatti, è selvaggio, è come lo status naturae hobbesiano dominato dalla fatidica guerra: bellum omnium contra omnes. Si sviluppa proprio come nel rapporto tra le autocoscienze, nella lotta tra vincitore-vinto e servo-padrone che più si trasformano vicendevolmente. L’idea darviniana di lotta proveniva dalle aberrazioni di Hobbes e Malthus. L’Assoluto si incarna nello Stato forte. Questa perniciosa concezione ha avuto delle conseguenze inconfondibili: Hegel è il padre e maestro del nazismo e del comunismo. Marx ha applicato alla lettera il suo metodo, pur avendone rifiutato il panlogismo. La riforma dello Stato Corporativo fascista, voluta dal Gentile, si ispira direttamente ad Hegel. Alla lotta tra gli spiriti del popolo, cioè trai fantasmi della guerra succede la lotta di classe, a questa succede la lotta hitleriana tra le razze ed oggi siamo alla lotta tra le civiltà. Alla basa c’è sempre questo mastodontico Hegel. L’Assoluto si incarna nello Spirito del Popolo dominate e nello Spirito del Mondo. E dove si trova L’Assoluto in questa assurda concezione panteistica che giustificherebbe perfino - perché no? - i totalitarismi e gli stermini di massa del Novecento? Sia nello Stato dominante che nello Stato dominato. Lo storicismo hegeliano si rifà naturalmente a concezioni medievali, alla teoria della Traslatio Imperii di Ottone di Frisinga, che a sua volta si rifà alle profezie millenaristiche medievali, allo storicismo gioachimita, ripreso in parte dal nostro Vico, alle profezie di Daniele. Il Dio di Hegel è lo Stato. Lo Stato è «l’ingresso di Dio nel mondo». Il Dio di Hegel è un Dio guerrafondaio, un Moloch che divora bambini tra le sue fiamme ardenti. Chi potrà salvarsi? Anania, Azaria e Misaele! Egli certamente non è Dio! Aveva ragione Pascal: il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe non è il Dio dei filosofi. Questo Dio è il Dio di questo mondo di Paolo, colui che tentò il Cristo dal pinnacolo del Tempio, facendogli vedere tutti i regni della terra. Tutti i regni della terra sono suoi, perché egli non ha il regno celeste. Giustamente Hobbes lo aveva chiamato col suo vero nome: Leviatano, un demonio. Hegel confonde la Divina Provvidenza con questo diavolo dominatore. Ma che Dio è questo? Si serve dei suoi burattini, della massa che è gregge e dei suoi eroi, come Cesare, Napoleone, Carlo Magno, Gengis Khan, Tamerlano, Ottone Magno, Carlo V e perché non ci mettiamo pure Hitler, Stalin e compagnia bella? Napoleone prima viene usato da questo Dio crudele e poi viene scaraventato a Sant’Elena? E si converte? Perché mai Napoleone avrebbe dovuto convertirsi se aveva fatto la volontà di Dio? Come mai il Manzoni avrebbe sprecato un’ode per la sua conversione? E quale libertà ci può essere nel progresso della storia? Libertà di chi? Regno antico, regno romano, regno cristiano e germanico… Hegel è il profeta del Terzo Reich. Hegel e Nietzsche rifiutano il Cristo: il Dio debole. Vogliono un Dio forte, bellicoso. Benedetto il Signore, mia roccia, che addestra le mie mani alla guerra, le mie dita alla battaglia. Essi vogliono quel Yavhè conduttore di eserciti. Da buoni discendenti degli antichi Germani essi vogliono un Dio guerriero, come Odino che porta gli eroi nel Valalla. Nietzsche adora Dioniso, l’Odino greco. Odino è il Furore, l’eroico furore di Bruno che ricorda le baccanali degli invasati di Dioniso. Ecco un esercito di drogati come quello di Hitler, pervasi di pervitin, il nuovo Bacco! Così fanno le guerre-lampo! Non si può accettare un Dio crocefisso? L’unico uomo in cui Dio si è incarnato è nel Cristo! Il resto sono tutti anticristi, incarnazioni di Arimane. Wotan id est Furor. In fondo in fondo i filosofi tedeschi adorano questa loro antichissima divinità ascosa. L’adora certamente Hegel, l’adora Nietzsche, col suo Dioniso, l’adora Schopenhauer colla sua cieca, frenetica, assurda Volontà, l’adora Heidegger in questo Essere che si rivela e si asconde, chiama e non chiama all’autenticità, l’adorano Groddeck e Freud nel loro Es spietato. Meno che Darwin col suo Hanuman! La teoria eroica hegeliana è simile a quella orientale degli avatar. Qui giustamente possiamo dire che si adempie la profezia hegeliana: bisogna accettare l’essere così come si manifesta nello stato di cose in quel momento. Dobbiamo accettare un Hitler, uno Stalin, figli della provvidenza. Così fece anche Heidegger. Qui non c’è morale, non c’è bene, né male. L’oltre-uomo nietzschiano è l’uomo cosmico hegeliano: sono la stessa figura, dei demoni incarnati che guidano l’umanità. Il gregge umano è solo un esercito da comandare. Qui si adempie la profezia hegeliana: ogni popolo ha il suo spirito e questo spirito degli antichi Germani si manifesta nella cultura, società, religione, e storia tedesca. Feuerbach segue le lezioni di Hegel, viene ammaliato da Hegel. Impara in due settimane ciò che non aveva capito studiando per anni! Ma da chi veramente è ispirato questo Hegel, che Schopenhauer e Kierkegaard accusano di ciarlataneria. Nella successione dei regni storico-universali, la libertà progredisce: in quello orientale è libero solo uno, in quello romano e greco alessandrino, sono liberi alcuni, in quello cristiano e germanico tutti sono liberi. Ma che libertà c’è se fa tutto Dio? Che bisogno c’era di crocifiggersi, se fa tutto lui? Anche qui c’è un Odino che per egoismo si sacrifica a se stesso, s’appende ad un albero, l’Ygdrasill, per nove giorni, si cava un occhio per avere la sapienza del tutto. Il vangelo dice: cavati un occhio se ti è occasione di scandalo. Cioè l’auto-accecamento deriva dalla conoscenza del peccato, il discernimento. ma qui il male non esiste, “la banalità del male” … Dio non può sbagliare. Il bene e il male esiste per noi, poveri mortali, pedine dell’Assoluto, ma non per Dio, né per i suoi highlander che manda sulla terra. Noi uomini a questo punto abbiamo il dovere morale di non seguire più questi uomini cosmici, di ribellarci a questo Dio, di dire a questo Dio: tu vuoi fare la guerra, vuoi giocare alla guerra? Fallo tu? Noi siamo delle pedine e va bene, ma ci siamo rotti di fare le tue battaglie, adesso non ne possiamo più! E durante la Guerra Fredda l’Assoluto dove si è incarnato? Naturalmente nell’America fedele, non nella Russia comunista ed atea! Il Dio di Hegel è un Dio della guerra, un Marte: «Dalle guerre risultano non soltanto rafforzati i popoli, ma nazioni che sono in discordia in sé, acquistano, mediante guerre all’esterno, pace all’interno. Certamene, dalla guerra proviene la malsicurezza della proprietà, ma questa malsicurezza delle cose è null’altro che il movimento, il quale è necessario …». Hegel avrebbe portato in altri tempi ad una guerra nucleare, alla distruzione del cosmo. Va bene che se fosse rimasto vivo Roosevelt non avrebbe mai permesso lo sgancio della bomba atomica! La guerra purifica i popoli, è l’igiene del mondo. La guerra permette all’Assoluto il passaggio cosmico da un fantasma all’altro. I futuristi diranno lo stesso! Non è stato difficile così ad un Feuerbach e un Marx passare così prontamente dal panteismo all’ateismo, con un Dio così!? Già il maestro aveva detto: la religione è alienazione, è rappresentazione. Dio lo cogliamo pienamente solo con la filosofia! E figurati: tot capita tot sententiae! Figurati se i filosofi possono mettersi d’accordo sull’idea di Dio! Già nel medioevo ci avevano provato e ventiquattro filosofi avevano dato ventiquattro definizioni diverse di Dio. Il vero Dio è quello di Kierkegaard, non quello di Hegel, è quello di Tommaso, la cui filosofia è stata definitivamente corrotta da quella tedesca, che da Kant in poi si è sempre di più allontanata dal cristianesimo originario. Dio sarebbe uno sterminatore di popoli, un terminator. Mussolini, Hitler, Stalin, Franco, Polpot, Mao… sono tutti manichini manichei dell’Assoluto, che fanno per lui il lavoro sporco del super-darvinismo accelerato.

Vincenzo Capodiferro

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