20 aprile 2019

1978-1979: il biennio in cui tutto poteva essere e, invece, tutto cambiò (I parte) a cura di Angelo Ivan Leone

1978-1979: il biennio in cui tutto poteva essere e, invece, tutto cambiò (I parte)

La storia di un’agonia ideologica. Nell’anno 1978 il comunismo nelle sue molteplici forme e strutture nazionali e sovranazionali sembrava avere il mondo intero ai suoi piedi. I partiti comunisti, infatti, avevano governato il movimento di contestazione globale studentesco che la storia marchiò come il ’68 in ogni parte del globo dando praticamente una connotazione eminentemente politica a tale movimento che era nato, ricordiamolo bene, nella università di Berkeley nella California democratica, che ancora oggi i repubblicani degli States definiscono essere un Paese comunista.

Anche perché Arnold “Terminator” Schwarzenegger era di lì a venire.

Ma lasciamolo stare Terminator che, come disse l’indimenticabile Micheal Douglas nel film “Wall street, il denaro non dorme mai”: avrebbe fatto meno danni se si fosse messo a recitare Otello nei poemi di Sir William, e torniamo all’impetuosa avanzata comunista che ebbe in quell’anno il suo culmine e il suo momento apicale.
Il ’68, quindi, come movimento e spinta tellurica venne cavalcato cinicamente dai comunisti che ne avevano dapprima preso le distanze non ritenendolo, come in effetti non era, cosa loro. Questo perché sebbene la California venga dipinta come un Paese comunista, come già detto, dai repubblicani esso lo è solo nella testa dei repubblicani medesimi, testa che è abbastanza confusa, per usare un eufemismo, come abbiamo visto essere la testa di Bush figlio quando iniziò a bombardare un po’ ad minchiam tutto il medioriente e ci buttò nelle peste di una guerra disastrosa da cui ancora oggi fatichiamo a venir fuori. Ergo

il ’68 nato in California era semplicemente un movimento giovanile di protesta dei ragazzi che andavano a morire in Vietnam per una guerra di aggressione,

in funzione della famosa e famigerata teoria del contenimento, che essi non sentivano per nulla come una guerra loro. Questo se non lo sentivano gli stessi bianchi, addirittura i Wasp (White Anglo Saxon and Protestant) figuratevi come non lo dovevano sentire tutte le altre minoranze di cui gli States sono pieni e da cui sono stati formati.

“Nessun Vietcong mi ha mai chiamato sporco negro”, Alì dixit.

Tuttavia i partiti comunisti sfruttarono questa iniziale protesta civile-studentesca per renderla parte della loro letteratura antagonistica al sistema capitalistico, senza ricordarsi e ricordare al mondo stesso, che il ’68 c’era stato anche nel blocco comunista e aveva visto la primavera di Praga schiacciata dai cingolati sovietici, ma i partiti comunisti sono sempre stati maestri nell’occultare le cose di cui si sono vergognati e le loro vergogne in genere, si pensi alla vicenda delle foibe, per via di quella egemonia culturale, che memori degli insegnamenti di Marx, hanno sempre esercitato sulla classe intellettuale nazionale e internazionale in genere.
Questa peculiarità ad avere un’egemonia culturale è stata declinata superbamente in Italia da un uomo straordinario come Antonio Gramsci e lasciamo stare cosa sarebbe divenuto il Partito Comunista se fosse stato nelle mani di Gramsci piuttosto che in quelle di Togliatti, perché si potrebbe aprire un’importante correlazione di cosa sarebbe stato lo stesso movimento comunista mondiale se fosse andato a finire nelle mani dell’internazionalista Trozcky piuttosto che in quelle abbastanza deformi, per non dire mostruose, del piccolo padre georgiano, alias Giuseppe Stalin. Anche se

questa tendenza a farsi rappresentare sempre dai peggiori

qualcosa avrebbe pur dovuto dire a quegli intellettuali non schierati su cosa fosse davvero il comunismo come movimento.
(c) Angelo Ivan Leone

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