IL GIARDINO DELLE FARFALLE di Dot Hutchison recensione a cura di Miriam Ballerini
IL
GIARDINO DELLE FARFALLE di Dot Hutchison
© 2018 Newton Compton Editori – gli insuperabili gold
ISBN 978-88-227-0077-3 Pag. 313 €
9,90
Un noir particolare, che attrae e
spinge a continuare a leggere.
Una scrittura sicuramente
efficace e ben dosata.
Inara si trova presso l’FBI per
essere interrogata dagli agenti Hanoverian ed Eddison, i quali si alternano
nelle domande.
È il modo in cui è scritto a
essere diverso e originale: il romanzo non viene narrato dallo scrittore, ma
dalle domande degli agenti e dalle risposte della vittima sopravvissuta.
Una ragazza che, per la maggior
parte delle pagine, non si saprà se è stata o meno complice di quanto accaduto
nel giardino.
E cos’è mai questo giardino? E
chi è il Giardiniere?
Il Giardiniere è un serial killer
che rapisce delle ragazze e, dopo averle tatuate con ali di farfalle sulla
schiena, le violenta e le mantiene in un giardino. Una serra enorme, con
laghetto e cascata. Una gabbia dorata.
Cambia loro nome, le tratta con
gentilezza, fino a quando, raggiunta l’età di 21 anni, proprio come una
farfalla che muore giovane alla fine del suo ciclo vitale, le imbalsama e le
conserva in teche piene di resina. Lasciando che siano farfalle per sempre.
Chi delle ragazze si ammala, o
rimane gravida, viene uccisa e seppellita.
Il giardino contiene all’incirca
una ventina di ragazze, le une che fanno coraggio alle altre. Quando arriva una
nuova vittima la coccolano, l’aiutano a superare quello che l’aspetta.
Succubi del Giardiniere nemmeno
tentano più di tanto di scappare, sapendo che andrebbero incontro a morte
certa.
Inara racconta tutto questo, in
modo lineare, insensibile, non versando mai una lacrima.
Il Giardiniere ha due figli
maschi: Avery, crudele e sadico. Quando entra nel giardino tortura le ragazze.
Anche se il padre lo riprende, così come farebbe un buon genitore di fronte a
un figlio che rompe i suoi giocattoli.
C’è poi Desmond, gentile, timido.
All’inizio finge di non capire cosa sia il giardino. Si innamora di Inara e,
quando viene messo di fronte alla realtà di chi siano suo padre e suo fratello,
si rifiuta di denunciarli, per paura di fare soffrire la madre, ignara, e di
dover affrontare tutte le conseguenze.
Solo alla fine, di fronte a una
bambina massacrata dal fratello, avrà il coraggio di fare quel che deve.
L’unica mia perplessità sta
proprio di fronte alla famiglia del serial killer. Nella realtà non potrebbe
mai accadere una cosa del genere. La figura del Giardiniere, nonostante sia
troppo “buono”, potrebbe anche starci, ma che i figli di un uomo malato,
cresciuti in una famiglia normale, nel momento in cui venissero a scoprire una
realtà così sconvolgente, non credo proprio reagirebbero come la scrittrice ha
immaginato.
Ma, essendo un libro
d’invenzione, lasciamo spazio anche a questa possibilità.
Definito dalla stampa come: il
thriller più terrificante dell’anno. Tra “Il silenzio degli innocenti” e “Il
collezionista di ossa”.
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