05 febbraio 2018

ASTENSIONISMO, INCOGNITA DEL VOTO di Antonio Laurenzano

ASTENSIONISMO, INCOGNITA DEL VOTO
di Antonio Laurenzano

Conto alla rovescia per l’appuntamento elettorale. Fra un sondaggio e un altro, l’incognita di fondo resta quella legata alla partecipazione al voto. Al di là delle ricette magiche dei candidati premier, il vero protagonista di una campagna elettorale caratterizzata finora da grande confusione dialettica rischia di diventare il partito dell’astensione. Secondo gli ultimi rilevamenti, la governabilità del Paese è nelle mani del 35-40% di elettori che brancola nell’incertezza, non avendo ancora maturato alcuna volontà di deporre la scheda nell’urna. Sono oltre 16 milioni le persone che potrebbero non recarsi a votare, e l’astensione giovanile rappresenta il dato più allarmante: la metà degli under 25 resterà a casa per totale dissonanza. L’esito finale delle elezioni e quindi gli equilibri politici con le future Intese e alleanze di governo è sempre più condizionato dal “silenzioso” quarto schieramento politico in campo, il primo partito italiano, il “partito del non voto”!
Per la mancanza di un interlocutore capace di recepire le istanze dei cittadini e trasformarle in azioni compiute, in obiettivi raggiunti, si allunga l’onda astensionista, ampia e poco omogenea, che da destra a sinistra conquista consensi crescenti. Un fenomeno che esprime in primis delusione e sfiducia nei partiti e che indebolisce le istituzioni, come ha sottolineato nel suo appello agli italiani il presidente Mattarella. Un appello alla partecipazione che si infrange contro il disinteresse, “l’indifferenza della gente alla vita comunitaria” , secondo il sociologo Giuseppe De Rita. Un elettorato che dalla rabbia contro i privilegi della casta è passato alla indignazione e alla delegittimazione della classe politica, respingendo ai partiti le strumentali promesse elettorali, sollecitandone invece una incisiva azione di moralizzazione della vita pubblica. Nessuna improvvisazione sui problemi di fondo del Paese, ma la richiesta di un responsabile programma di rilancio della politica intesa come autentico servizio alla comunità nel precario quadro socio-economico nazionale.
Tramontate le ideologie, scomparsi dalla scena i “cavalli di razza” con partiti in crisi di uomini e di idee, prende il sopravvento l’anti-politica, il rifiuto cioè di ogni appartenenza, di ogni identificazione ideologica che in passato ha rappresentato una scelta di campo, una fede da abbracciare sposando a volte dogmatismi e rigidità ideologiche. Allentato ogni costruttivo rapporto con il territorio, oggi i partiti, privi di un solido ancoraggio a ideali e programmi, da “polo di attrazione e di intermediazione” di interessi anche economici, si sono ridotti a fare da … marketing alla demagogia spicciola e all’ingannevole populismo senza tracciare una rotta politica ben precisa, di lungo respiro. E’ scomparsa la bussola istituzionale! Il rischio è di consegnare il … timone del comando ai padroni della rete (per lavaggi mentali di massa) e alla finanza internazionale ( per opache ingerenze sulla sovranità nazionale) o, ancor peggio, alla ingovernabilità.
La presentazione delle liste elettorali di questi giorni, pomo della discordia nei partiti, alimenta ulteriormente le fughe astensioniste a conferma che il fenomeno dell’astensione non è la conseguenza di un estraniamento sociale e politico, ma un comportamento consapevole che esprime la distanza dalla politica, la protesta contro la mala gestione della cosa pubblica, la sfiducia verso il ruolo dei partiti, verso la loro scarsa rappresentatività della volontà popolare. Un astensionismo tra disaffezione e riscatto sociale.
Se è vero che la febbre dell’astensionismo indebolisce la salute della democrazia e mina alle radici la credibilità delle istituzioni, è auspicabile un cambio di rotta da parte di chi si candida a governare il Paese, cominciando finalmente a parlare dei veri problemi sentiti nel quotidiano dai cittadini: lavoro, fisco, scuola, sanità, burocrazia, sicurezza. Affrontare cioè problemi comuni e assegnarne la soluzione a un premier credibile che Ipr Marketing individua in una “figura solida, affidabile, capace e coerente” , “un candidato in grado di mostrare coraggio in ogni sede istituzionale”. Il tempo della ricreazione è finito! Si attendono segnali forti per rivitalizzare il modello democratico attraverso una responsabile governance e soprattutto una politica economica e sociale che possa finalmente restituire dignità al Paese e un sogno da inseguire alle nuove generazioni. Pericoloso scommettere su forme neo-autoritarie e spesso senza ritorno!...


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