ASTENSIONISMO, INCOGNITA DEL VOTO di Antonio Laurenzano
ASTENSIONISMO, INCOGNITA DEL VOTO
di Antonio
Laurenzano
Conto alla rovescia per
l’appuntamento elettorale. Fra un sondaggio e un altro, l’incognita
di fondo resta quella legata alla partecipazione al voto. Al di là
delle ricette magiche dei candidati premier, il vero protagonista di
una campagna elettorale caratterizzata finora da grande confusione
dialettica rischia di diventare il partito dell’astensione. Secondo
gli ultimi rilevamenti, la governabilità del Paese è nelle mani del
35-40% di elettori che brancola nell’incertezza, non avendo ancora
maturato alcuna volontà di deporre la scheda nell’urna. Sono oltre
16 milioni le persone che potrebbero non recarsi a votare, e
l’astensione giovanile rappresenta il dato più allarmante: la metà
degli under 25 resterà a casa per totale dissonanza. L’esito
finale delle elezioni e quindi gli equilibri politici con le future
Intese e alleanze di governo è sempre più condizionato dal
“silenzioso” quarto schieramento politico in campo, il primo
partito italiano, il “partito del non voto”!
Per la mancanza di un
interlocutore capace di recepire le istanze dei cittadini e
trasformarle in azioni compiute, in obiettivi raggiunti, si allunga
l’onda astensionista, ampia e poco omogenea, che da destra a
sinistra conquista consensi crescenti. Un fenomeno che esprime in
primis delusione e sfiducia nei partiti e che indebolisce le
istituzioni, come ha sottolineato nel suo appello agli italiani il
presidente Mattarella. Un appello alla partecipazione che si
infrange contro il disinteresse, “l’indifferenza della gente alla
vita comunitaria” , secondo il sociologo Giuseppe De Rita. Un
elettorato che dalla rabbia contro i privilegi della casta è passato
alla indignazione e alla delegittimazione della classe politica,
respingendo ai partiti le strumentali promesse elettorali,
sollecitandone invece una incisiva azione di moralizzazione della
vita pubblica. Nessuna improvvisazione sui problemi di fondo del
Paese, ma la richiesta di un responsabile programma di rilancio
della politica intesa come autentico servizio alla comunità nel
precario quadro socio-economico nazionale.
Tramontate le ideologie,
scomparsi dalla scena i “cavalli di razza” con partiti in crisi
di uomini e di idee, prende il sopravvento l’anti-politica, il
rifiuto cioè di ogni appartenenza, di ogni identificazione
ideologica che in passato ha rappresentato una scelta di campo, una
fede da abbracciare sposando a volte dogmatismi e rigidità
ideologiche. Allentato ogni costruttivo rapporto con il territorio,
oggi i partiti, privi di un solido ancoraggio a ideali e programmi,
da “polo di attrazione e di intermediazione” di interessi anche
economici, si sono ridotti a fare da … marketing alla demagogia
spicciola e all’ingannevole populismo senza tracciare una rotta
politica ben precisa, di lungo respiro. E’ scomparsa la bussola
istituzionale! Il rischio è di consegnare il … timone del comando
ai padroni della rete (per lavaggi mentali di massa) e alla finanza
internazionale ( per opache ingerenze sulla sovranità nazionale) o,
ancor peggio, alla ingovernabilità.
La presentazione delle
liste elettorali di questi giorni, pomo della discordia nei partiti,
alimenta ulteriormente le fughe astensioniste a conferma che il
fenomeno dell’astensione non è la conseguenza di un estraniamento
sociale e politico, ma un comportamento consapevole che esprime la
distanza dalla politica, la protesta contro la mala gestione della
cosa pubblica, la sfiducia verso il ruolo dei partiti, verso la loro
scarsa rappresentatività della volontà popolare. Un astensionismo
tra disaffezione e riscatto sociale.
Se è vero che la febbre
dell’astensionismo indebolisce la salute della democrazia e mina
alle radici la credibilità delle istituzioni, è auspicabile un
cambio di rotta da parte di chi si candida a governare il Paese,
cominciando finalmente a parlare dei veri problemi sentiti nel
quotidiano dai cittadini: lavoro, fisco, scuola, sanità,
burocrazia, sicurezza. Affrontare cioè problemi comuni e assegnarne
la soluzione a un premier credibile che Ipr Marketing individua in
una “figura solida, affidabile, capace e coerente” , “un
candidato in grado di mostrare coraggio in ogni sede istituzionale”.
Il tempo della ricreazione è finito! Si attendono segnali forti per
rivitalizzare il modello democratico attraverso una responsabile
governance e soprattutto una politica economica e sociale che possa
finalmente restituire dignità al Paese e un sogno da inseguire alle
nuove generazioni. Pericoloso scommettere su forme neo-autoritarie e
spesso senza ritorno!...
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