19 aprile 2017

Stelle di Primavera Di Marco Salvario

Stelle di Primavera Di Marco Salvario




In via Vanchiglia a Torino, negli eleganti locali dello storico Palazzo Birago di Vische progettato dall’architetto Antonio Talentino, il primo aprile del 2017 è stata inaugurata l’esposizione Stelle di primavera nell’arte.
Organizzata dal bravo artista e art director Vito Tibollo, la mostra è dedicata a Fernando Leschiera, pittore astrale morto a Torino nel febbraio di quest’anno.
Una trentina gli artisti esposti. Ne citiamo alcuni, ma tutti hanno presentato opere più che valide.



Leschiera Fernando

La prima citazione è dovuta all’artista alla cui memoria la mostra è dedicata. I suoi quadri evocano atmosfere sospese tra scienza e fantascienza, ma sono molto di più: un viaggio metafisico oltre lo spazio e il tempo, un perdersi oltre le dimensioni dei nostri sensi alla ricerca delle risposte sui misteri della vita.
Forse l’anima di Fernando sta ora vagando nei mondi che ha visto e ci ha descritto con la sua intuizione da iniziato.



Rosa Maria Lo Bue

Volti e figure che richiamano con i loro colori intensi e spesso contrastanti certe raffigurazioni medievali e che al tempo stesso vivono la piena modernità. La ricerca dell’espressione, del dialogo con l’osservatore, è coraggiosa e vincente. Gli sguardi, le labbra serrate o appena socchiuse, il gioco di luci sui volti, tutto contribuisce in modo raffinato e convincente a comunicare emozioni, sensazioni, a volte vere richieste d’aiuto.



Silvia Perrone

Con una tecnica espressiva molto diversa, Silvia Perrone affronta una ricerca molto simile e parallela a quella di Rosa Maria Lo Bue. Qui la ricerca parte però da emozioni non di sofferenza, quanto morbidamente e morbosamente femminili. Un gioco di grigi che improvvisamente esplodono in colori che, questo pensiero mi è venuto leggendo un articolo di giornale, è il modo in cui probabilmente in cui noi viviamo i nostri sogni.



Andrea Zampollo

Opere diverse eppure complementari gli oli su tela Relax e NY.
Nella prima, il volto e il corpo umano, sfinito e devastato dalla vita e dal lavoro, sono segnati di linee scure, vene che portano sangue malato. La seconda è un’immagine immediata, bagliori di una realtà dove all’asfalto, alle automobili ai grattacieli, fa da sfondo un cielo blu violento e quasi innaturale.
L’uomo schiavo e la finta luminosità del regno/prigione che si è costruito.


Sinatra Giovanna

Opera suggestiva e riuscita il suo “Privato”, dove il soggetto sembra mancare: non è il tavolo dai piedi antropomorfi, non le sedie di profilo, non i bicchieri mezzi pieni o mezzi vuoti, non le cornici senza quadro, neppure l’attesa di una presenza umana che stia per tornare e prendere possesso del luogo. Il protagonista è lo spazio, la geometria squadrata tra il pavimento blu che si scurisce avvicinandosi allo spettatore e le pareti lattee dove la luce si riflette.



Valeria Carbone


Questa artista, non pittrice, non scultrice, sa gestire e comporre con grande abilità materiali diversi, per esprimere sentimenti, passioni o emozioni. I rami secchi de ”L’abbraccio” o quelli tormentati de “La deposizione”, con gli sfondi che richiamano una romantica notte di luna o un mare di sangue dietro l’intreccio di corde, raggiungono pienamente il loro obiettivo.

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