Paratissima di Marco Salvario - terza e ultima parte
PARATISSIMA - TERZA E ULTIMA PARTE
Meng Yangyang
La Cina ottiene una sua area
espositiva a Paratissima e la gestisce e occupa con l’autorevolezza e la forza
commerciale che mostra in ogni settore. Non so a voi, ma a me questa nazione
con quasi un miliardo e mezzo di abitanti, affascina e spaventa. Sono così
tanti che conviene andarci d’accordo.
Mi soffermo su Meng Yangyang, nata nel 1983. Il suo pennello sa suggerire
e precisare dettagli con un’abilità quasi diabolica. Nuovo impressionismo?
Sembra di non vedere, ma di vivere un ricordo, un sogno, un’idea.
Corpi adagiati sulla sabbia. Un’idea di mare, serenità, quiete, sereno
abbandono. Stanchezza dopo una gita, forse una festa, oppure riposo dopo una
lunga settimana di studio o di lavoro. Figli di una borghesia omologata eppure
capace di ritrovarsi insieme, di condividere emozioni, serenità, speranze.
Quasi il contraltare a tanti giovani occidentali, soli anche quando sono in
compagnia, schiavi dell’ultimo modello di iphone, incapaci di comunicare usando
frasi e parole. L’oriente è massa e l’occidente è individualità: alcuni anni fa
avrei detto che ero felice di essere nato in questa parte del mondo, adesso,
guardando i giovani randagi che vagano per le nostre strade, non ne sono più
tanto sicuro.
Riccardo Erata
Cosa rimane nei nostri occhi
delle città in cui viviamo, confuse in motivi ripetuti e grigi, appannati
dall’abitudine, deformati dal nostro passo veloce, dal nostro correre
distratto?
Poco, pochissimo. Macchie, righe,
vaghe impronte in movimento.
Quel minimo essenziale, Riccardo
Erata, ventitreenne artista lombardo, lo sa cogliere con occhio attento nelle
sue fotografie e ce lo presenta con fredda crudeltà.
Davvero così poco ho percepito
della mia Torino mentre ne ho attraversato le strade e dal lavoro tornavo a
casa con il pensiero a metà tra i problemi lasciati in ufficio e quelli che mi
aspettavano in famiglia? Così poco, sì, così poco.
Roland Perathoner
Raffinate, semplici di quella
semplicità che solo una grande abilità artistica sa plasmare, e dense di
sentimenti e messaggi, sono le opere di Roland Perathoner. Un artista ricco di
quella capacità di sentire e interpretare che hanno spesso coloro che vivono
vicino a una frontiera, nutriti di idiomi e tradizioni diverse, che nella
propria arte realizza un linguaggio nuovo e universale, un esperanto in
immagini che è ponte tra le genti. Testimone di quel passato antico e nobile,
in armonia con la natura, con valori veri che non sono ancora stati travolto
dai ritmi caotici della modernità alienante ed esasperata.
Volete una terapia contro lo
stress? Comprate un’opera di questa artista e, due volte al giorno,
contemplatela per almeno dieci minuti!
Corrado Riccomini
Le nature morte rinascono a nuova
vita grazie alle fotografie di Corrado Riccomini, che riesce a donare a un tema
che sembrava campo esclusivo della pittura grazie ai chiaroscuri e alla scelta
dei colori, un’interpretazione moderna ed efficace.
Straordinariamente azzeccato il
titolo di una sua mostra parmigiana: "Frutti e Verdure - Dipinti senza
pennello". Però, oltre a frutti e verdure c’è di più, e non mi riferisco a
piatti e vasi. C’è un’anima che pulsa e traghetta il passato nel presente.
Riccomini s’ispira ai grandi
artisti del genere di tutti i tempi, ma la sua opera non è copia o imitazione,
bensì rinascita e riproposizione gradevole e meticolosa.
Serena Debianchi
Ventiquattro anni e tanta
originale creatività, tra l’ingenuo e il malizioso, tra la favola e
l’esibizionismo. Il risultato è ottimo, simpatico, buono per ogni pubblico.
Certo, c’è una punta di ruffianeria che traspare, ma non guasta: Serena
Debianchi sa valorizzare la bellezza della propria età e la dosa con sapienza,
trasformandosi da donna a bambina, da fata a vivace animaletto. Che importa che
a coprirle il nudo decolté non sia un mazzo di rose ma di carciofi, che il
frutto addentato con voluttà peccaminosa non sia una fragola ma un ravanello?
Il risultato è notevole e l’abilità di coordinare il doppio ruolo contemporaneo
di fotografa e modella, quasi diabolica.
Meno abile di Serena come
fotografo, chiedo scusa al lettore e all’artista se nelle mie immagini si
vedono disturbanti riflessi di luci che nulla hanno a che vedere con le opere
che volevo mostrarvi.
Citazioni veloci:
Annalisa Pisoni Cimelli. Notevole
la composizione a quattro foto di “Genova a fior di pelle-on my head”.
Matteo Suffriti. Sguardi di occhi
che indagano, cercano, scorrono distratti, sfidano, fuggono e spiano. “Social
Network”.
Valentina Baggi. Degno di un
grande artista classico e al tempo stesso innovativo il suo studio “A piedi
nudi nell’arte”, di 2 metri per 2 metri, anche se mi ha procurato un
involontario prurito al calcagno.
Fabio Ballario. Interessanti le
sue immagini di pittura digitale su stampa fotografica con temi portacenere e
con titolo: “Vizi”.
Paolo G.Tartarini.
L’installazione “People” è una delle più riuscite di questa edizione di
Paratissima. Meritava qualche parola di più, sarà per la prossima volta!
Maria Ritorto “marimma”. Le sue
agili sculture in legno di radice d’erica sono sempre un miracolo d’equilibrio,
al confine tra realtà fisica e anima.
Katja Fischer. “Di passaggio”,
olio su tela dove gli spazi interni ed esterni di un aeroporto sono resi con
modernità ed efficacia.
Albino Caramazza. I suoi collage
realizzati con bustine di zucchero risultano sempre creazioni sorprendenti.
Valerio Vada. Corpi femminili di
grande sensualità, disegnati a matita sul legno.
Carla Secco Art. Creature tra
fate e colorate figure extraterrestri, disegnate con simpatia ed efficacia.
Simona Petronzi “Simmy”.
Un’artista giovane che presenta i suoi dipinti su legno, in uno stile e
gestione dello spazio che ricorda la pittura Shanghai, rivisitata però
rompendone le rigide linearità. Una strada originale e persuasiva.
Arrivederci a Paratissima 12. Forse!
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