Paratissima di Marco Salvario - seconda parte
Margherita Garetti “Maretti”
“Gocce di memoria” di Margherita
Garetti è una delle mie opere preferite in questa edizione di Paratissima.
Un’opera di composta malinconia, di fragilità e solitudine. Delicatissimo il
leggero accenno rosso delle labbra.
L’autrice sa portare il meglio
delle sue esperienze d’illustratrice e fumettista nel mondo della pittura,
realizzando un gioco riuscitissimo di livelli e riflessi, di luci e
appannamenti.
Valide e segno di una creatività
davvero interessante e ancora in evoluzione, anche le altre opere presentate.
Alessandro Berra
Ecco tre ritratti essenziali e
vivaci che sanno scendere oltre l’aspetto fisico dei tratti per presentarci tre
differenti caratteri e modi di essere. Gli occhi sono lo specchio dell’anima?
Non solo gli occhi! Alessandro Berra riesce ad arrivare all’essenza di queste
tre giovani donne da tanti minimi particolari: dai capelli, dalla bocca e dalle
labbra, dalla carnagione, addirittura dai riflessi di luce. Dietro il pennello
dell’artista c’è uno psicologo attento e che non fa sconti, pronto allo
scherzo, ma inflessibile nella sua analisi. Possono turbare più un volto o uno
sguardo che un corpo nudo.
Guido Roggeri “GuRo”
Guido Roggeri, scultore e
ceramista, l’ho già citato nella precedente edizione di Paratissima e conferma
la mia considerazione.
Eleganti le sue porcellane a cui
le mie foto non riescono a dare il dovuto risalto: Il custode del bosco, dal
volto quasi mutato in corteccia; Il traghettatore dell’oltre, un Caronte da
brividi; L’elsa del Ronin.
Ronin è il nome che, nel Giappone
del XVIII secolo, veniva dato ai Samurai rimasti senza signore e quindi
disonorati. Banditi e briganti che, a volte, diventavano famosi.
Francesco Marinaro
Francesco Marinaro: ventotto anni
e tanta voglia di mettersi in gioco e di sfidare le regole.
Le sue opere in argilla fanno il
verso a opere d’arte famose, donando loro una reale tridimensionalità. Un
remake del Pianeta delle scimmie in chiave scultorea e così, ecco le creazioni
di Munch, Donatello e Leonardo trasformate, mai dissacrate, in una
rivisitazione dove la satira è creatività, ricerca, riproposizione. Quanto
spesso l’arte di oggi è solo uno scimmiottare le opere del passato? Marinaro
ammette la colpa senza nascondere la mano e crea la propria diversità.
Flavio Ullucci
Ve lo ricordate il giovane uomo
nudo, prigioniero in fondo a scatole di cartone da imballo, che sembrava
chiedere il nostro aiuto? Se l’avete già incontrato nelle passate edizioni di
Paratissima o in altre occasioni, sicuramente non l’avete dimenticato.
Vi posso annunciare una buona
notizia: Flavio Ullucci è uscito dalla scatola. Purtroppo nessuno gli ha dato
da rivestirsi e ora è la scatola, un
cubo dove il corpo nudo e raccolto è inquadrato da ogni angolazione. Però, se
il nostro artista è diventato la scatola, dentro la scatola, adesso, cosa c’è?
Aspettiamo le mostre future di questo artista carmagnolese, quasi quarantenne,
che sa fare ottimo uso di una capacità tecnica raffinata e di un’originalità
coerente che è dote rara di questi tempi.
Simone Benedetto
Bravo, sempre bravo, sempre più
bravo. Decimo artista e dieci è il voto che merita, con la lode! Creativo,
intelligente, artigiano eccellente, comunicatore efficace.
Angoscianti le sue creazioni che
lottano per uscire dai monitor dei cellulari in cui sono sprofondate per colpa
di un mondo tecnologico che ci sta snaturando, comprimendo, inglobando e nega
la nostra umanità.
Addolorante il bambino soldato
dal volto smarrito e ipnotizzato, col fucile in una mano, un animaletto di
stoppa nell’altro e un cranio davanti ai piedi.
Simone Benedetto ha uno stile
forte, riconoscibilissimo. Con i suoi trent’anni è tra gli artisti giovani e,
posso scommetterci, saprà stupirci ed emozionarci ancora tante e tante volte.
Osservatelo bene: ha il talento e
la forza di un nuovo Michelangelo!
A lui, il mio appaluso più
sincero e convinto.
P.S. L’ho già detto che è bravo?
Massimo Bertoli
Sono sicuro che le sue tematiche
sociali piaceranno alla mia amica Miriam Ballerini, ma se Massimo Bertoli
compare in questo elenco, è solamente perché piace a me. Ho trovato poche
informazioni su questo artista, e questo è un peccato perché, al giorno d’oggi,
non avere evidenza in internet è come esistere solo a metà.
Eppure in lui ci sono la qualità
scenica del vero artista e capacità grafiche sicure.
Il barbone che tende il cappello
per chiedere un’elemosina e riceve una carezza, è una scena semplice, toccante:
un esempio di come l’immagine sappia esprimere sensazioni. Lo stesso per l’uomo
senza età, forse un giovane, che ha cancellato se stesso davanti a una
bottiglia. Un quadro alla Degas che vorrei fosse esposto in bella evidenza nei
locali delle varie movide, anche se gli avventori dai cervelli devastati di
alcool e frastuono, difficilmente riuscirebbero a coglierne il significato e il
monito.
Daria Piccotti
Daria Piccotti, in collaborazione
con Giusi Venuti, ha ideato il progetto InFineArt.
Gli InfiNuts accompagnano come
una famiglia, in genere una coppia, di coraggiose e innocenti mascotte, le
immagini di Torino e del mondo. Ma i protagonisti sono solo loro, le due
noccioline che sembrano tenersi per mano, trascinarsi alla scoperta – alla
riscoperta – di mondi nuovi, grandi o piccoli. Alle loro spalle, l’immagine si
sfuoca e si confonde rendendo l’atmosfera favolosa e irreale. Poetica pura e
coinvolgente!
Creazioni in cui l’abilità
tecnica estrema crea l’illusione della semplicità e della naturalezza, al punto
che, allontanandosi e proseguendo la visita a Paratissima, succede di avere
l’allucinazione di vedere le due noccioline comparire all’improvviso da dietro
un’installazione e attraversare gli ambienti con una corsa saltellante.
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