Paratissima 11 – di Marco Salvario prima parte
Paratissima 11 – di Marco
Salvario
Si è svolta a Torino, dal 4 all’8
novembre 2015, l’undicesima edizione di Paratissima, manifestazione d'arte
contemporanea cresciuta e maturata anno dopo anno, resistendo alle crisi, a
mille inciampi e alla concorrenza d’iniziative molto più potenti economicamente
e meglio sponsorizzate.
Non è stata un’edizione trionfale,
anche se di tutto rispetto: gli artisti iscritti sono stati 472 e quasi
cinquantamila i visitatori.
Secondo anno con sede nel Palazzo
di Torino Esposizioni al Valentino. Deve essere frustrante per i volontari che,
con una dedizione superiore a ogni elogio, rimettono a nuovo le strutture concesse
con sdegnosa riluttanza dal Comune di Torino, ritrovarsele l’anno dopo
vandalizzate e devastate. Ho letto, e mi auguro non sia vero, che il Comune
avrà lo sciagurato coraggio di chiedere un rimborso: sarebbe esecrabile,
tuttavia con Fassino e la sua giunta i torinesi devono aspettarsi sempre il
peggio.
Prima volta con ingresso a
pagamento, sia per evitare le code infinite del 2014, sia per potere contare su
una cassa sicura. Accettiamo a capo chino il piccolo obolo del biglietto: un
altro peccato capitale che allontana Paratissima dal suo spirito ribelle e creatore.
Ordine e caos: in Italia tutto
deve avere un tema, un titolo che copra il vuoto dei contenuti. Paratissima,
sempre più collaudata e inquadrata negli schemi, si adegua e, in questa ottica,
dà la sua risposta palese, opposta a quella di quasi tutti gli artisti e
visitatori intervistati: ordine, l’ordine prima di tutto. Basta passeggiare per
le stanze: poche le provocazioni e le unghie che cercano di graffiare sono
spuntate; tanta l’omologazione, molte le riproposte, a volte identiche, ereditate
dagli anni passati. Si ammira molto, ci si diverte poco, non ci s’indigna mai.
Ordine!
Non voglio infierire.
Gli artisti di Paratissima sono innegabilmente
bravi, padroni dei loro spazi e le loro opere sempre meno sperimentali; spesso
hanno studiato e si sono già confrontati in molte altre arene. Hanno progetti,
iniziative, un futuro in parte tracciato. La maggioranza degli espositori ha
dieci o venti anni di attività alle spalle e riesce a vivere della propria arte:
naturale che non vogliano rischiare e preferiscano puntare sul sicuro.
Però la Paratissima degli esordienti,
dei giovani (giovani di cuore) sgomitanti, alla ricerca di se stessi prima
ancora che del proprio pubblico, la Paratissima degli scultori pronti a
frantumare le proprie opere se non apprezzate, dei ragazzi sognanti a
inseguire, vigili permettendo, i movimenti di un pesciolino rosso nella sua
bolla trasparente, la Paratissima che si esprime con materiali non
convenzionali di tutti i tipi, in dissonanza con i toni classici, è morta? Io,
in questa edizione, non l’ho più incontrata.
Lo so, questo è il mondo.
Il problema per chi ama i piccoli,
è che i piccoli diventano adulti e seguono la loro strada.
Prima di iniziare la mia
personale analisi dell’evento, lasciatemi puntualizzare:
1)
Le segnalazioni e i giudizi che leggerete in quest’articolo
sono pareri personali e riguardano le opere di artisti che mi hanno colpito
favorevolmente. Se uno degli espositori si troverà citato, è perché la sua
opera mi è piaciuta. Se non si parla di lui, o non mi ha interessato, o il caso
ha voluto che le sue opere mi sfuggissero.
2)
Mi sono soffermato esclusivamente su opere di pittura,
scultura, grafica e fotografia, mentre non parlerò di multimedialità, moda,
design, musica ecc.
3)
L’elenco che segue non è una classifica: è nato dalla
sistemazione casuale (in questo caso davvero il caos ha trionfato, ma nel mio
disordine non c’è genialità) delle fotografie che ho scattato.
Umberto Zullo
Si parlava di giovani di cuore: quasi
ottantenne è Umberto Zullo. I suoi oli su tela hanno poesia e tecnica. I panni
stesi, che ci mostra in due sue tele, sono un momento di tranquillità, di
comunione con il sole e la natura. La serenità di un’umanità che vive il
rapporto con l’ambiente con armonia e rispetto, senza forzatura, senza
alterazione, senza voracità.
Morbidezza di tratto e di creazione.
Nella contemplazione delle opere
si respira un’atmosfera di trasparenza, pacifica ironia, affetto, calore: non è
estasi, ma pacata meditazione. E di meditazione, a telefonini spenti, abbiamo
tanto bisogno.
Carlo Cammarota
Un altro giovane di cuore, anche
se l’anagrafe parla diversamente. Stile personale e riconoscibilissimo, melange
di dolce e amaro, d’infantile e di maturo. Fuori dagli schemi, almeno da quelli
italiani, come lui dichiara: a me, d’istinto, verrebbe da accostargli Botero.
In “Resoconto”, ai bambini
ritratti in quella che sembra l’allegra caricatura di una vecchia foto di
classe delle elementari, è associato un foglio che riassume la loro vita
successiva: dalla ragazza diventata monaca di clausura, a colui che ha fatto
dodici anni per rapina a mano armata. C’è anche un bimbo con la scritta “io” e
un punto di domanda, come se chi guarda il quadro dovesse d’improvviso valutare
se stesso e inserire la propria scheda con lucida e feroce onestà.
Io? Come descrivo la mia vita in
poche parole? Che cosa sono diventato, cosa è stato di quanto quel bambino
paffuto sognava?
Il sorriso distaccato con cui si
contempla l’opera, può allora mutarsi in una smorfia di fastidio.
Debora Scuteri
Volti di bambini alla scoperta
del mondo, espressioni sorprese, dubbiose, felici, irritate. Una panoramica di
futuri piccoli uomini e piccole donne che già dimostrano il loro carattere e
che rivendicano i loro spazi e diritti. Tenerezza e, anche qui, un disagio che
scorre sotto pelle.
Debora Scuteri sa affrontare la
tela senza curarsi degli spazi lasciati vuoti, eliminando ogni dettaglio esterno
e ogni sfondo: trasforma lo sguardo dello spettatore in quello di un genitore
che, davanti alla propria creatura, null’altro vede e vuole vedere.
Alessandra Lo Duca
Molta aggressività e personalità
nelle opere presentate da questa pittrice, figlia d’arte.
Mi soffermo su “Lo spazio
dell'anima tra fede e realtà”: due opere gemelle eppure opposte.
Tratto marcato e spesso, uso
violento del colore, contrasto tra il viola delle ombre e il giallo pastoso che
avvolge le figure e le possiede come una luce divina di vita o distruzione,
creando tensione e attesa, opposizione di freddo e caldo.
Una figura è chiusa nelle proprie
riflessioni, piegata a cercare la verità dentro se stessa, mentre la seconda è attratta
verso la rivelazione divina.
Contrapposizione oppure evoluzione di due momenti successivi: dal dubbio
alla certezza.... continua
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