18 maggio 2015

SUL MAD: METODO DI APPRENDIMENTO DINAMICO Della Professoressa Rosanna Nolè

SUL MAD: METODO DI APPRENDIMENTO DINAMICO

Della Professoressa Rosanna Nolè


Nella nostra ventennale esperienza di insegnamento ci siamo imbattuti, quasi per caso, in uno di quei prati fioriti della pedagogia, che è difficile trovare, soprattutto in questi tempi, in cui una mole di fogli si accumula sulle scrivanie di docenti frenetici e disattenti e una mole di fogli virtuali si affastella sui registri elettronici. Eppure non mancano spazi di sperimentazione diretta: subito ci siamo innamorati del metodo della Professoressa Rosanna Nolè, ecco perché abbiamo voluto segnalarlo all’attenzione della pedagogista Francesca Zannoni. La professoressa Nolè insegna lingua e letteratura inglese presso il Liceo Artistico di Potenza, ma ha avuto un’esperienza di docenza molto intensa in varie parti d’Italia. Il suo metodo si chiama MAD: Metodo di Apprendimento Dinamico. Come ella stessa sottolinea: «”Mad” in inglese significa pazzo, o folle, ma spesso è proprio il folle che in letteratura ed in poesia riesce a comprendere il reale». Seguiamo un po’ alcuni passaggi del suo metodo: «Il principio teorico su cui si dovrebbe basare l’intero metodo è la necessità di introdurre all’interno della lezione il movimento, per cui la lezione frontale dovrebbe quasi scomparire, fatta eccezione la presentazione dell’argomento e le eventuali istruzioni. L’aula deve essere uno spazio ampio, con pochi ostacoli. Bisogna riprodurre, in un certo senso, il modo in cui la mente pensa, cioè in modo dinamico ed associativo. Il corpo non deve rimanere fermo a lungo, in modo che i sensi debbano costantemente stimolare l’interiorizzazione. I ragazzi non hanno posti fissi, ma si siedono intono a tavoli da 4 posti, a seconda dell’attività laboratoriale: i colori e gli odori devono essere scelti con cura. Sarebbe opportuno far lavorare i ragazzi anche sulla respirazione: ogni ora e mezza di lezione teorico-laboratoriale si fanno eseguire adeguati esercizi respiratori e motori, ma anche di liberazione della voce, proprio come si fa a teatro. Si può intermezzare con, ad esempio, esercizi di tai-chi, per migliorare la successiva concentrazione». Possiamo trovare i presupposti teorici del Mad in diverse teorie psico-pedagogiche, a ci basti ricordare la scuola di Aristotele, dei passeggiatori: il Peritato. Aristotele fonda il Liceo, la sua scuola, chiamata peripatetica dall’uso che aveva il Maestro di disputare con i discepoli passeggiando per i viali ombrosi, i “peripatoi”. A pensare che oggi i licei sono ridotti come dei grandi casermoni, dove i ragazzi sono costretti a stare chiusi in celle immani per ore e ore, sempre seduti su sedioline che a stento li reggono. I ragazzi di oggi sono molto più sviluppati di quelli di un tempo, sia fisicamente che intellettualmente. Ricevono molti più stimoli dal dinamismo digitale che dalle noiose lezioni ancestrali del mondo dei docenti. Tra docenti e discenti il divario cresce sempre di più: c’è il rischio di perdere per sempre questi nativi digitali, che rispetto alla nostra generazione ormai sono come gli europei rispetto agli indiani d’America ai tempi delle scoperte geografiche. E così aumenta considerevolmente il tasso di dispersione scolastica e di aree a rischio. In questo senso il Mad è un metodo di avanguardia: pone l’allievo a suo agio, lo fa sciogliere dalle inevitabili ansie scolastiche legate ad un arcaico rapporto di guerra frontale, o di guerra fredda. La professoressa Nolè immagina una scuola dinamica, aperta, come quella, ad esempio, sperimentata da Tolstoj. Possiamo intravedervi una sorta di anti-intellettualismo e di spiritualismo dinamico. Qualsiasi metodo educativo non può tarpare le ali della libertà dello spirito, rinchiudendo i giovani come uccelli nelle gabbie. Purtroppo domina imperante oggi una stregua di neocomportamentismo meccanicistico e deterministico. Questo fu anche uno dei sofismi dei sofisti, per cui tutto è educazione. Tale principio è anche vero, ma solo in parte, perché l’uomo non è soltanto un’individualità frammentaria, puramente senziente ed opinante, ma una persona razionale, cioè sede di sicura razionalità, con tutto il rispetto per Watson, il quale nel 1924 annotava: «Datemi una dozzina di neonati sani e ben conformati e il modo specifico da me ideato dove allevarsi ed io garantisco di prenderne uno a caso e addestrarlo a farlo diventare uno specialista in qualsiasi campo: medico, avvocato, artista, commerciante, comandante e, sì, perfino mendicante e ladro, indipendentemente dai suoi talenti, le sue inclinazioni e le sue tendenze, dalle sue vocazioni e dalla razza dei suoi antenati». Che differenza c’è tra questo metodo e quello di un allevamento di maiali? O di polli? Il behaviorismo sarebbe eccellente ed infallibile se l’uomo fosse una macchina. Riuscirebbe utile certamente per controllare ciò che nell’uomo è macchina, forse la sua res extensa, tanto per usare dei termini cartesiani, ma non la sua res cogitans. Il Mad è un metodo naturalistico. A questo proposito non disdice, giusto per completezza, citare, di rimando, Rousseau: «Tutto ciò che esce dalle mani dell’Autore delle cose è bene, tutto degenera nelle mani dell’uomo. Questi costringe una terra a nutrire i prodotti di un’altra, un albero a portare i frutti di un altro; mescola e confonde i climi, gli elementi, le stagioni; mutila il suo cane, il suo cavallo, il suo schiavo; tutto stravolge e sfigura; ama la deformità, i mostri; non vuole niente come natura l’ha fatto, nemmeno l’uomo: bisogna ammaestrarlo per lui, come un cavallo da maneggio; bisogna plasmarlo a suo modo, come un albero del suo giardino» (Emilio, I). La professoressa Nolè indica altri riferimenti importanti a sostegno dell’apprendimento dinamico nei metodi che usavano i rabbini ebraici nello studio della Torah: la Chavruta. Gli studenti liberamente apprendono, discutono, dibattono, non necessariamente seguendo la regola del silenzio. Un elemento importante di questo approccio è il dondolio ritmico, che tenendo caldo il corpo, aumenta il flusso sanguigno e l’ossigenazione del cervello. Questa abitudine ebraica ha origine molto umile, perché risale ai tempi in cui c’erano pochi libri e quindi erano costretti ad aiutarsi l’un l’altro per leggere. Il ritmo, la ripetizione a voce alta, l’accompagnamento con la gestualità del corpo, che deve essere considerato un tutt’uno con lo spirito (la mente e il corpo sono all’unisono), favoriscono il ragionamento e l’apprendimento. Basti pensare che la ripetizione di parole e la respirazione sono i fondamenti anche di tutta la cultura dello yoga e di tante altre tecniche. Il tutto deve essere condito con l’allegria, ed anche col canto. Ed ancora una volta la professoressa Nolè ci stupisce, andando a riprendere le danze sacre di Georges Ivanovic Gurdijieff, grande filosofo armeno. I movimenti che Gurdijieff insegnava allenavano le tre forze dell’uomo: l’emozione, l’intelletto ed il corpo, come nella parabola della carrozza, del cocchiere e del padrone. Ci viene in mente l’anima di Platone: il carro alato. Platone distingue tre parti dell’anima e le immagina situate in tre diverse parti del corpo: il capo, il petto ed le viscere. Ciascuna di esse esprime una particolare capacità: «Con una parte l’uomo apprende, con l’altra è preso dall’ira; la terza, a cagione della sua varietà, non sapremmo indicare con un solo nome, ma la denominammo da ciò che essa in sé aveva di più grande e di più forte: concupiscibile»[1]. Queste tre parti, con tutte le dovute differenze storiche, somigliano molto a quelle della seconda topica di Freud: la parte razionale è equiparabile all’Io, la parte irascibile al Superio, la parte concupiscibile all’Es. Come sosteneva Locke: «Immagino che la mente cambi facilmente direzione da questa o da quella parte, come l’acqua stessa». La mente ha natura fluida, come quella società liquida di Baumann. La mente è fluida e si adatta ad ogni situazione. Il Mad parte proprio da questo presupposto e cerca di adattare tutto il processo di apprendimento a questa naturale conformazione della mente umana, che non è qualcosa di statico, di eterno. Provare a racchiudere l’acqua in un pozzo, o in un recipiente chiuso: dopo tre giorni puzza. Così avviene per l’apprendimento. Ecco perché i giovani oggi hanno sempre più difficoltà e per questo consideriamo il Mad un metodo veramente innovativo.

Vincenzo Capodiferro


[1] Platone, Repubblica, VIII, 580 D,E.

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